Le nostre proposte per rilanciare il settore nel segno della qualità e della sostenibilità - fanno sapere i sindacati- sono semplici e concrete, molte a costo zero, in particolare quelle che intervengono sulle storiche distorsioni del settore: parliamo del sistema degli appalti, del rafforzamento dei controlli contro l’irregolarità del lavoro e per la sicurezza, del ripristino del Durc, cancellato dal decreto Poletti, della lotta alle infiltrazioni mafiose.
Dai sindacati anche la richiesta di discutere il tema degli ammortizzatori sociali e delle pensioni. Per i primi “va garantita l’effettiva e universale estensione degli ammortizzatori sociali, per poter ricomprendere lo specifico produttivo di un settore particolare come quello edile, destinando a questo fine ogni eventuale azione di riequilibrio della contribuzione delle imprese”. Per le pensioni “occorre modificare la riforma Fornero, che ha prodotto un impatto devastante sul settore delle costruzioni. Sulle impalcature fino a 67 anni non si vive, e la discontinuità produttiva che si traduce in pensioni da fame va compensata con adeguate coperture”.
Investimenti e avvio delle opere
E poi il tema degli investimenti e dell’avvio delle opere: “A spingere sulla ripresa nel 2015 potrebbe incidere la crescita degli investimenti in opere pubbliche, prevista del 2%, ma ciò dipende in gran parte dall’auspicato successo dei provvedimenti per il rilancio dell'economia quali lo Sblocca Italia e la Legge di Stabilità 2015, che purtroppo sono ancora fermi agli annunci”.
Sulle opere “è indiscutibile che alcuni interventi siano partiti, ma ancora una volta non corrispondono agli annunci, e continuano ad essere una goccia nel mare in tempesta. Un esempio su tutti il progetto #scuolebelle”, proseguono i leader di Feneal Filca Fillea, “che dai nostri monitoraggi dell’ottobre 2014 era realizzato solo per il 10%, mentre per il Governo per il 94%”.
Dissesto idrogeologico
Basta con la Legge Obiettivo
Per i segretari generali Vito Panzarella, Domenico Pesenti e Walter Schiavella “le prime dichiarazioni del ministro Delrio ci fanno sperare che qualcosa possa cambiare”, in particolare la bocciatura della Legge Obiettivo, “che rappresenta la punta massima della inadeguatezza dei Governi sul piano della programmazione economica: dal 2001, dei 285 miliardi di opere inserite nel programma, quelle ultimate rappresentano l'8,4% del totale; rispetto ai 149 miliardi di investimenti deliberati dal Cipe, le opere concluse ammontano a 6,5 miliardi. Se guardiamo ai costi delle opere, come segnalato dall’ultimo rapporto del Cresme, siamo in presenza di un incremento di oltre il 40% rispetto ai costi di partenza. Basta, dunque, con questa legge, si affronti il tema di liberare subito risorse per opere utili, immediatamente cantierabili, trasparenti nelle assegnazioni e monitorate nell’esecuzione e nei controlli sulla qualità delle imprese, dei materiali, del lavoro e della sicurezza, guardando alle priorità della messa in sicurezza del territorio e alla riqualificazione urbana”.