A un anno dalle elezioni politiche vinte da Giorgia Meloni, è doveroso provare a tracciare un bilancio del governo di destra soffermandoci sui provvedimenti che hanno riguardato il mondo delle Costruzioni, uno dei settori chiave del Paese, e che certamente ha contribuito insieme al settore del Turismo alla ripresa post-Covid.
Gli addetti al settore delle Costruzioni ricorderanno l’imprinting del Governo Meloni in quest’anno essenzialmente per tre motivi: la prosecuzione della gestione del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, lavoro cominciato dal precedente Governo Draghi e proseguito da Raffaele Fitto (Ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR), sempre coadiuvato dalla cabina di regia; le iniziative sul fronte delle Infrastrutture e le Opere pubbliche, dove per la prima volta a capo del ministero si è insediato Matteo Salvini, leader della Lega e anche vicepresidente del Consiglio in coabitazione con Antonio Tajani; e infine gli interventi di riforma del Superbonus 110%, misura che al sol pensiero fa venire i mal di pancia al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti.
PNRR
Il governo Meloni ha dovuto rimettere mano agli obiettivi del PNRR nel momento in cui si è reso conto che il ritardo di alcuni progetti e l’aumento dei costi causato anche dall’invasione delle Russia in Ucraina, avrebbe reso difficile la loro realizzazione nei tempo previsti. Ne è nata quindi una interlocuzione quasi costante tra il ministro Fitto e i tecnici della Commissione Ue che ha portato a presentare una versione riveduta e corretta degli obiettivi per le rate successive alla quarta ma ha anche allungato i tempi di pagamento della terza rata, richiesta a fine dicembre 2022 e in arrivo solo in questi giorni. Il primo anno è quindi passato tra un susseguirsi di allarmi e smentite sui progressi del PNRR, con una questione che ha tenuto banco per diverso tempo ovvero il giro di vite del governo sui poteri di controllo concomitante della Corte dei conti.
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Infrastrutture e codice degli appalti
Su fronte infrastrutture la novità principale ha riguardato il progetto del Ponte sullo Stretto con il decreto salva-Ponte (n.35 del 31 marzo 2023). Qui è stato nominato un Cda “snello” e approvato un nuovo statuto per garantire maggiore efficacia e operatività di quella che nei propositi del ministro Salvini sarà “l’opera più green di questo secolo”.
Sempre in tema di opere pubbliche dal 1° luglio è entrato in vigore il nuovo codice dei contratti pubblici, noto in gergo come “codice degli appalti” che attribuisce una maggiore discrezionalità per le stazioni appaltanti al fine di accelerare le procedure di appalto e migliorare il rapporto qualità prezzo. Il legislatore ha sentito l’esigenza di dover dar corpo e sostanza a principi idonei ad attuare, nel settore dei contratti pubblici, il principio costituzionale del buon andamento, evidentemente ritenendo che nell’attuale fase storica fosse necessario indirizzare e stimolare le pubbliche amministrazioni a tenerne maggior conto, incoraggiandole a privilegiare, nell’esercizio della loro discrezionalità amministrativa, la sostanza del risultato al formalismo procedurale inteso come mero “adempimento”.
Bonus e incentivi edilizi
La prima finanziaria del governo Meloni ha confermato molti bonus edilizi (soprattutto quello volti all’efficientamento energetico), ma ha ridotto la portata del tanto discusso Superbonus 110% portandolo al 90%. Con l’eccezione di coloro che aveva già approvato i lavori in assemblea condominiale o che ne avevano già realizzato almeno il 30% dei lavori. Le ripercussioni della modifica a superbonus non hanno tardato a manifestarsi: secondo la Commissione Ue al rallentamento “ha contribuito la graduale eliminazione degli incentivi straordinari e temporanei per le ristrutturazioni edilizie decisi durante la pandemia, che hanno spinto fortemente l’attività edilizia negli ultimi due anni”.
Oltre a ridurre i costi futuri il governo ha dovuto però occuparsi anche della questione dei crediti incagliati presso le banche. La questione non è ancora del tutto risolta dal momento che al 10 luglio tra superbonus 110 e altri bonus c’erano ancora quasi 7 miliardi di crediti bloccati.
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Ora è ancora presto per ipotizzare di come sarà il secondo anno del governo Meloni, (manca infatti ancora il DEF e soprattutto la legge di Bilancio) ma siamo certi che anche in futuro il settore delle Costruzioni sarà protagonista. L’anno prossimo sarà rinnovato il Parlamento europeo e ai nuovi eletti spetterà decidere la conferma delle politiche europee avviate per il settore edilizio, tra cui quelle “stringenti“ sull’efficientamento energetico delle abitazioni.