Il Presidente di ANGAISA (Associazione Nazionale Commercianti Articoli Idrosanitari, Climatizzazione, Pavimenti, Rivestimenti e Arredobagno) Enrico Celin ha scritto oggi, venerdì 20 marzo, una lettera a Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, a nome dell’intera categoria rappresentata dall’Associazione – 250 aziende distributrici del settore idrotermosanitario, per un totale di circa 900 punti vendita che operano sul territorio nazionale e danno lavoro a oltre 11.000 addetti.
Nonostante si tratti di attività classificate fra quelle legate alla vendita di “generi di prima necessità”, il settore sta subendo gravi ripercussioni a causa dell’emergenza “coronavirus”: molte aziende hanno deciso di chiudere temporaneamente l’attività o di ridurla in maniera significativa, a fronte di un calo generalizzato dei ricavi che può essere stimato fra il 60% e l’80%.
Abbiamo preso atto delle più recenti misure straordinarie del Governo, contenute nel decreto “Cura Italia”, ma questo può essere solo un punto di partenza... “servono aiuti e risorse straordinarie”. A questo proposito, ritengo che il sostegno alla liquidità delle imprese rappresenti una delle condizioni imprescindibili per cercare di tenere acceso il “motore” di tantissime piccole, medie e grandi imprese.
Riprendendo una proposta lanciata da Franco Cambielli, titolare della Cambielli Edilfriuli Spa, secondo Celin sarebbe opportuno che “lo Stato desse al sistema bancario la possibilità di incrementare in maniera automatica del 10-15% gli affidamenti in essere, tramite la garanzia pubblica. Ciò consentirebbe alle aziende di onorare le scadenze e aspettare la ripartenza dell’attività".
Gli strumenti legati all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, pur importanti, non possono garantire la sopravvivenza delle aziende e la salvaguardia di tantissimi posti di lavoro, e anche la nostra filiera non può permettersi uno stop prolungato. Chi ci governa non deve lasciare nulla di intentato per dare alle aziende un supporto concreto ed efficace: le banche italiane devono essere messe da subito in condizione di operare con modalità di “vera emergenza”, onde evitare un corto circuito finanziario, che rischierebbe di essere irreversibile.
Il Presidente di ANGAISA ha inviato una lettera anche a tutti i soci, esortandoli a “resistere” e a “cercare di attutire, nei limiti del possibile, le conseguenze di questa imprevedibile emergenza”.
Nel frattempo non possiamo che cercare di fare tutti la nostra parte, nella convinzione che, presto o tardi, ci sarà, inevitabilmente, un “dopo coronavirus” e saremo tutti chiamati a giocare una nuova, non meno impegnativa, partita. Con le forze che avremo a disposizione e con le aziende partner che avranno potuto e voluto continuare a mettersi in gioco e a “fare sistema”, anche in questo periodo di enormi difficoltà.In allegato entrambe le lettere di Enrico Celin.