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Covid-19 e climatizzazione, come gestire gli impianti a tutt’aria con ricircolo?

Sull’ultimo numero di AiCARR Journal uno studio, con la collaborazione del Prof. Pregliasco, per valutare correttamente il rischio di diffusione del virus attraverso i sistemi HVAC

martedì 20 ottobre 2020 - Erika Seghetti

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La pandemia di Sars-CoV-2 ha destato grande interesse nel mondo della climatizzazione per quanto riguarda la progettazione dei nuovi impianti e la gestione degli impianti esistenti. I temi che sono stati posti in evidenza riguardano anche la gestione del rischio negli impianti a tutt’aria che prevedono il ricircolo dell’aria tra ambienti diversi.

Affronta questa importante tematica il paper a firma di Filippo Busato, Presidente di AiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell'Aria Riscaldamento e Refrigerazione), Alberto Cavallini, Professore Emerito dell’Università di Padova, con l’importante collaborazione del Prof. Alberto Pregliasco, virologo e ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell'Università degli Studi di Milano, pubblicato sull’ultimo numero di AiCARR Journal.

L’articolo valuta, secondo un approccio analitico, le probabilità di contagio per diverse configurazioni impiantistiche, considerando il ruolo del ricircolo dell’aria e le possibilità di miglioramento date dalla rimozione o disattivazione (per filtrazione o altre tecnologie come irradiazione UV-C, ionizzazione …) delle cariche virali, ponendo particolare attenzione alle modalità di gestione delle portate d’aria in relazione agli schemi impiantistici adottati.

 Modello Wells-Riley

 Secondo la letteratura recente, c'è una grande possibilità che il virus possa sopravvivere nell’aria. Per valutare il rischio di contagio attraverso gli impianti, è necessario fare riferimento a un modello di infezione per particelle trasportate da aerosol. Il modello più adatto per valutare la probabilità di contagio è Wells-Riley, che deve essere implementato in un modello fisico che rappresenti il funzionamento dell’impianto ad aria.

Lo studio presentato, attraverso il bilancio di massa e concentrazione dei flussi d'aria nei sistemi HVAC a tutta aria, calcola la concentrazione di patogeni, la probabilità di infezione in uscita e il numero di individui potenzialmente infettati per diversi layout spaziali di stanze segregate in un in un insieme di locali in cui sia presente un infetto, ciascuna servita dallo stesso sistema HVAC a tutt’aria con ricircolo tra ambienti diversi.

Alti tassi di ricircolo e gestione dei flussi d’aria

I risultati evidenziano un esito importante relativo agli impianti HVAC con ricircolo d'aria: il solo effetto della diluizione in più ambienti non è sufficiente a compensare l'aumento del numero di soggetti suscettibili coinvolti. D'altra parte, alti tassi di rinnovo dell'aria possono ridurre fortemente il rischio di infezione a un dato tasso di ricircolo; inoltre la filtrazione meccanica (o altre tecnologie equivalenti per inattivare il virus dai flussi d'aria ricircolati, come l'irradiazione UV-C) è uno strumento molto potente per ridurre la probabilità di infezione, soprattutto se accoppiato ad alti tassi di ricircolo. Infine, è molto importante considerare, nelle applicazioni del caso reale, la gestione dei flussi d'aria sia in spazi segregati che comuni, che possono modificare pesantemente il comportamento del sistema.

Uno strumento per l’elaborazione di un piano di valutazione del rischio

Obiettivo principale dello studio è quello di offrire uno strumento utile a progettisti, produttori, proprietari e gestori di edifici per la realizzazione di un piano di valutazione del rischio per i sistemi HVAC. Vi invitiamo a leggere l’articolo completo disponibile sul sito di AiCARR Journal.

Progettazione di impianti di climatizzazione e Covid-19
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