“Sul superbonus non era possibile fare diversamente, adesso il Governo valuterà anche rispetto a quelle situazioni che hanno determinato circa un 15 miliardi di crediti incagliati. Le aziende falliscono non perché abbiamo bloccato la cessione del credito, ma perché nessuno gli comprava il credito". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, a margine del convegno di Illumia "Crisi energetica superata?" a Bologna.
LE IPOTESI ALLO STUDIO. “Ci sono alcune ipotesi e oggi saranno discusse dal governo, rappresentato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, assieme ai vertici di Abi e Ance”, ha dichiarato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni a Mattino Cinque su Canale 5. “La prima passa per la compensazione delle tasse pagate dai cittadini in banca coi modelli F24: una percentuale di queste, forse l’1% cioè 5 miliardi, verrebbe trattenuta dalle banche e utilizzata per pagare le imprese. La seconda è cartolarizzare i crediti, cioè le banche li venderebbero a società finanziarie che poi recupererebbero dallo Stato. La terza strada – ha concluso Sileoni – passa per il coinvolgimento delle società pubbliche Cdp e Sace che hanno liquidità e possono comprare dalle banche i crediti fiscali ora bloccati”.
“La capienza fiscale delle banche per gestire i crediti fiscali del Superbonus è di 81 miliardi di euro e il tetto è stato raggiunto da tempo, come ho sottolineato già diversi mesi fa. Ma i crediti complessivi hanno superato quota 105 miliardi. Il problema, adesso, è individuare soluzioni volte a trovare 24-25 miliardi di liquidità per evitare il fallimento di 25.000 imprese, il blocco definitivo di 90.000 cantieri e la perdita di 130.000 posti di lavoro”, ha detto il segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani.
IL COMUNICATO DEL MEF. Con l’entrata in vigore del provvedimento, avvenuta il 17 febbraio 2023, non saranno più consentite la cessione del credito e lo scontro in fattura per i nuovi interventi mentre le due opzioni continueranno a rimanere valide per coloro che invece avranno già avviato i lavori e presentato la Cila nei termini indicati dalla normativa.
Per il ministro Giancarlo Giorgetti il decreto "ha il duplice obiettivo di cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l'enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici". Questa misura, introdotta nel 2020, “ha prodotto sicuramente un beneficio per alcuni cittadini” ma anche un costo di “2 mila euro per ogni italiano, compresi i neonati”, ha sottolineato il titolare di via XX Settembre nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi.
In particolare, si interviene sulla gestione dei bonus edilizi, arrivati ad un ammontare di oltre 100 miliardi di euro, mettendo un freno al fenomeno della monetizzazione dei crediti fiscali che si è venuto a creare con la trasformazione degli incentivi fiscali in una sorta di moneta parallela. Proprio per sbloccare i crediti rimasti incagliati, il provvedimento chiarisce i confini della responsabilità solidale, limitandola al dolo e alla colpa grave del cessionario.
Il governo, ha assicurato Giorgetti, “farà tutto il possibile per le imprese edili in difficoltà. È fondamentale che si riattivi la possibilità da parte degli intermediari finanziari dell'acquisto dei crediti, cosa che era bloccata dall'incertezza normativa che con questo decreto risolviamo”.
Nel decreto-legge è stato stabilito inoltre il divieto per le pubbliche amministrazioni di acquistare i crediti derivanti dai bonus edilizi che, come evidenziato da Eurostat, avrebbero avuto un impatto diretto sul debito pubblico.
Sulle nuove misure il governo ha convocato per lunedì 20 febbraio un incontro a Palazzo Chigi con le associazioni di categoria interessate (Ance, Confindustria, Confedilizia, Confapi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Cna e Confartigianato).