La crescita dell’economia italiana, almeno fino al 2026, è appesa al filo conduttore dell’attuazione del PNRR, nella sua veste rivista, corretta, avallata da Bruxelles e che ora attende, dopo l’ok della Camera, anche il via libera definitivo del Senato.
Lo evidenzia oggi il Sole24Ore che ha provveduto a rielaborare alcuni dati presentati dal Governo nelle tabelle del Def. Secondo il quotidiano economico, la corsa per l’attuazione del Piano rimodulato è cruciale per le sorti della crescita italiana, e per i saldi di finanza pubblica. Un pensiero d’altronde molto vicino a quello espresso dal commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, all’indomani della diffusione delle stime di crescita del FMI che settimana scorsa aveva da un lato confermato una crescita dello 0,7% per l'Italia nel 2024, ma rivisto al ribasso quella del 2025 al +0,7%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti stime di gennaio. Cifre che si discostano sensibilmente da quelle presentate dal Governo Meloni, che ha rilasciato solo una quadro tendenziale di finanza pubblica, e previsto una crescita dell'1,2% il prossimo anno.
La corsa per l’attuazione del PNRR
È dunque facile intuire che dopo l’approvazione del decreto PNRR-4 scatterà una vera e propria rincorsa per l’utilizzo delle risorse del PNRR, vuoi perché non è affatto scontato che via sia una proroga della scadenza del 2026 e vuoi perché ormai è evidente che da esso dipende buona parte della crescita economica del Paese. Per quest’anno infatti il Def prevede una crescita dell’1%, e assegna al Pnrr una spinta dello 0,9%, che tradotto equivale a un contributo del 90%
A fine 2023 le uscite totali del PNRR sono state di 42,9 miliardi, inferiori ai 61,4 miliardi ipotizzati dalla Nadef dell’anno precedente. E anche considerando il fatto che alcuni soggetti attuatori hanno registrato in ritardo le uscite sulla piattaforma Regis, secondo il quotidiano economico si arriverebbe a una stima reale intorno ai 50 miliardi, pur sempre inferiore alle stime iniziali. Il contributo del PNRR ai PIL italiano negli anni successivi secondo le stime, è destinato a diminuire, passando al 83% nel 2025 e al 73% per il 2026, ma restando pur sempre su livelli elevati.
Insomma, non c’è più tempo per ripensamenti, né viene data la facoltà dal momento che è stato posto il voto di fiducia per l’approvazione del decreto, è ora il momento di accelerare.