Mentre gli occhi e le speranze del mondo sono puntati sull’Ucraina, l’altra grande questione dei nostri tempi, ovvero la crisi climatica, non fa sconti. Sono ormai 100 i giorni senza piogge significative per il distretto padano. Si aggrava pertanto la siccità del fiume Po che interessa buona parte del settore agricolo nel nord Italia. Alcuni degli affluenti, come Trebbia, Secchia e Reno, fanno segnare minimi storici dal 1972; Dora Baltea, Adda e Ticino segnano un -75% delle portate, secondo i dati diffusi all’Osservatorio sulle crisi idriche convocato per oggi dall’Autorità di bacino del fiume Po.
E la siccità non colpisce solo l’agricoltura ma anche il settore energetico dell’energia idroelettrica, tra le principali fonti rinnovabili del nostro Paese, per via appunto del minore riempimento dei bacini idroelettrici. I bollettini diffusi il 15 marzo dal Gestore Mercati Elettrici evidenziano un netto calo dei volumi di energia elettrica venduti per fonte idraulica, passati dal 18,8% dello scorso anno all’attuale 11,0%. Così a febbraio 2022 si registra il sorpasso da parte della fonte eolica, salita all’11,2% contro l’8,5% dello stesso periodo dell’anno prima.
A febbraio 2022 l’apporto complessivo di energia da fonti rinnovabili si assesta al 32,1% contro il 38,7% dello scorso anno. E l’apporto del tanto temuto carbone, per via delle sue emissioni di CO2, è passato in 12 mesi dal 5% al 8,8%.
Franco Metta