È online la seconda edizione del rapporto “Teleriscaldamento e teleraffrescamento in Italia" nel quale il GSE traccia il quadro statistico dello sviluppo e della diffusione dei sistemi di teleriscaldamento e di teleraffrescamento in esercizio nel nostro Paese, con approfondimenti dedicati alle diverse tipologie di reti, di impianti e di volumetrie servite.
I sistemi in esercizio in Italia alla fine del 2018 sono oltre 300, diffusi in 250 comuni (soprattutto nelle regioni settentrionali del Paese), per un'estensione complessiva delle reti di 4.800 km e 9,3 GW di potenza installata. Se si considera il solo settore residenziale, queste reti soddisfano il 2% circa della domanda complessiva di prodotti energetici per riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria del Paese.
La maggior parte degli impianti a servizio delle reti (84% della potenza) è alimentata da fonti fossili, il restante 16% da rinnovabili (biomassa, geotermia, ecc.) e rifiuti; l'incidenza degli impianti alimentati da rinnovabili diminuisce man mano che cresce la taglia degli impianti. Nel 2018 l'energia complessivamente immessa nelle reti è stata pari a circa 11,8 TWh termici (oltre 1 Mtep), di cui il 64% prodotta da gas naturale, il 24% da fonti rinnovabili, il restante 12% dalle altre fonti fossili.
Le reti di teleriscaldamento sono oggi ancora largamente prevalenti; negli anni si è tuttavia diffusa anche la presenza di reti di teleraffrescamento, sempre associate a quelle di teleriscaldamento.
Il 72% dei sistemi di teleriscaldamento e il 63% dei sistemi di teleraffrescamento in esercizio in Italia sono efficienti secondo la definizione della Direttiva 2012/27/CE.
In allegato il rapporto Gse