L’Istat diffonde per la prima volta le stime preliminari del conto dei beni e servizi ambientali, che descrive il cosiddetto settore delle “ecoindustrie”.
Il nuovo conto misura l’offerta di beni e servizi la cui finalità primaria è la protezione dell’ambiente o la gestione delle risorse naturali. Gli aggregati stimati riguardano il valore aggiunto, la produzione, le esportazioni e l’input di lavoro impiegato. A oggi il conto misura esclusivamente la produzione market, cioè venduta sul mercato, mentre esclude le attività non market e quelle svolte in proprio da imprese, istituzioni o famiglie.
Il conto delle ecoindustrie arricchisce l’informazione disponibile all’interno della contabilità satellite ambientale che, a partire dal quadro centrale dei conti nazionali, allarga il focus dell’analisi per soddisfare specifiche esigenze informative. Queste misure sono coerenti con i tradizionali indicatori macroeconomici e a essi rapportabili.
Nel 2017 il valore aggiunto generato dal settore delle ecoindustrie, valutato ai prezzi base, è pari a 36 miliardi di euro correnti (+0,9% rispetto al 2016) e pesa per il 2,3% sul valore aggiunto complessivo dell’economia del Paese.
In termini di produzione, i beni e servizi ambientali rappresentano il 2,4% dell’insieme dell’economia. Nel 2017 il valore della produzione supera i 77 miliardi con un incremento dell’1,9% rispetto all’anno precedente.
Nel 2017 il settore delle ecoindustrie impiega 386 mila unità di lavoro a tempo pieno (+0,5% rispetto al 2016).
Le stime preliminari del valore aggiunto delle ecoindustrie indicano che nel 2017 oltre il 65% deriva dalla produzione di beni e servizi destinati alla gestione delle risorse naturali (ovvero riduzione del prelievo di risorse dall’ambiente e altre azioni per la conservazione e il mantenimento degli stock).