Nell’audizione svoltasi ieri presso la Commissione lavori pubblici del Senato sul disegno di legge di delega per l’attuazione delle nuove direttive appalti pubblici, l’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria e di architettura aderente a Confindustria, ha posto l’accento sulla necessità che il provvedimento dia risposte efficaci ad una serie di criticità che affliggono il settore dei servizi di ingegneria e architettura.
“Siamo in una fase di pesantissima crisi – ha affermato il presidente OICE Patrizia Lotti - di scarsa trasparenza e concorrenza, visto che soltanto il 15% degli affidamenti avviene con gara aperta, di evidente inadeguatezza della progettazione posta a base di gara, di sottostima dei corrispettivi soggetti a ribassi non arginabili e di distorsioni della disciplina dell'appalto integrato”.
Il punto da risolvere è come rilanciare la centralità del progetto. Per Patrizia Lotti: “occorre tornare - come regola - all’affidamento dei lavori sulla base di dettagliati e accurati progetti esecutivi, come ha anche affermato il presidente ANAC, e ricondurre l'appalto integrato a procedura eccezionale e derogatoria nella quale comunque assicurare il pagamento diretto del progettista, il mantenimento della qualificazione dei progettisti, la possibilità di utilizzare come referenze i progetti predisposti per l'impresa che partecipa alla gara. Dobbiamo poi ribadire l’aggiudicazione delle gare di progettazione con l’OEPV e limitare i ribassi introducendo l’obbligo di apertura delle buste economiche soltanto dopo il superamento di un predeterminato punteggio tecnico come andiamo dicendo da cinque anni”.
Nel corso dell’audizione, cui hanno partecipato anche il vice presidente ing. Giorgio Lupoi e l’avv. Andrea Mascolini, dir. Uff. legislativo e legale, sono state poi sottoposte all'attenzione della Commissione numerose proposte fra le quali il presidente OICE sottolinea: “sul piano della lotta alla corruzione abbiamo formalizzato la proposta di istituzione di un Albo nazionale dei commissari di gara gestito dall'Autorità nazionale anti corruzione, con scelta dei commissari tramite sorteggio e rotazione di incarichi e con previsione che le commissioni siano composte in maggioranza da soggetti esterni alle stazioni appaltanti; altrettanto fondamentale è l'estensione di meccanismi di attribuzione di rating di legalità e l'introduzione di criteri reputazionali, con un sensibile rafforzamento dei poteri di regolazione e di vigilanza dell'ANAC, strumentali al rispetto delle regole da parte delle stazioni appaltanti”.
Sul piano amministrativo il presidente OICE evidenzia come sia “necessario riorganizzare le funzioni della P.A., da concentrare sulla programmazione e sul controllo, con conseguente ricorso a terzi per la progettazione e per le attività di PMC – almeno per le grandi infrastrutture - , e va al più presto riformato il sistema AVCPass che crea molti problemi agli operatori e alle stazioni appaltanti”.
Infine, ha affermato Patrizia Lotti, “non va dimenticato che per fare buoni progetti occorre investire sulla progettazione, mentre l’Italia è ai livelli più bassi in Europa, e dedicare un adeguato tempo alla redazione dei progetti, il tutto senza dimenticare che il rapporto fra P.A. e progettista deve essere trasparente e corretto ed è per questo che chiediamo che anche attraverso meccanismi di soft law, possano essere previsti contratti-tipo e bandi-tipo”.
LE PROPOSTE DI UNIONSOA. Anche Unionsoa, durante l’Audizione appena presso la Commissione Lavori Pubblici del Senato, ha presentato le sue osservazioni e proposte con l’obiettivo di contribuire fattivamente alla riscrittura del codice dei contratti pubblici, a cui stanno lavorando Parlamento e Governo. Unionsoa ha ribadito che il sistema di qualificazione italiano può rappresentare una best practice da esportare negli altri Paesi europei, che già oggi guardano con interesse al sistema di qualificazione italiano. E’ indubbio che il sistema di qualificazione SOA necessiti di alcuni correttivi, che la stessa Unionsoa chiede da tempo, quali nuovi e più stringenti criteri idonei a rendere l’attività più selettiva, garantendo così l’affidamento delle opere a soggetti realmente in grado di eseguirle e portarle a termine in tempi certi. Ma è altrettanto indubbio che il sistema di qualificazione SOA svolga indubbie funzioni anticorruttive, di spending review, di corretta allocazione delle risorse pubbliche e di implementazione della trasparenza amministrativa.
Come sostenuto anche dai principali attori del mercato durante il ciclo di audizioni in Senato, non è possibile pensare a sistemi di qualificazione alternativi alle SOA. Per di più, come affermato dallo stesso Presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, nella sua audizione della scorsa settimana presso la stessa Commissione Lavori Pubblici del Senato, l’alternativa della qualificazione diretta da parte delle stazioni appaltanti non è assolutamente perseguibile in quanto richiederebbe una notevole professionalità che oggi non è facile reperire. Avanti dunque con il mantenimento del sistema SOA, ma con l’introduzione di correttivi nell’interesse generale del mercato dei lavori pubblici. Il sistema ha dimostrato la sua professionalità e i suoi vantaggi negli ultimi 15 anni, soprattutto rispetto al vecchio Albo Nazionale Costruttori.
A tal fine, tra le proposte presentate, troviamo: il trasferimento di tutte le attività di qualificazione alle SOA, con la previsione di un costante monitoraggio delle attività delle imprese, evitando così sia che le Stazioni Appaltanti verifichino i requisiti in fase di gara, sia che le imprese partecipanti siano gravate dall’onere di presentare documenti e autocertificazioni, spesso all’origine di contenziosi che rappresentano un importante costo per la PA; l’eliminazione di tutte le autocertificazioni attraverso l’accesso per le SOA alle banche dati della PA, con conseguente ed evidente sburocratizzazione delle procedure e risparmi per le imprese che verrebbero sollevate dalla produzione pressoché costante di documentazione varia; l’estensione della qualificazione SOA anche agli appalti di servizi e forniture - ormai superiori sia per numero che per fatturato agli appalti di lavori - al fine di prevenire anche in questi settori fenomeni di corruzione; infine, l’attivazione di un nuovo meccanismo premiante per gli operatori economici, allo scopo di incentivarli a fornire prestazioni di qualità volte al raggiungimento di standard di qualificazione più elevati, necessari per poter competere all’aggiudicazione di affidamenti di valore crescente; l’introduzione di ulteriori criteri reputazionali che possano dare maggiore premialità alle imprese. L’auspicio, come più volte richiesto al legislatore, è quello di poter sempre più divenire soggetti attivi che affianchino le stazioni appaltanti nel processo di selezione degli operatori economici.
LA POSIZIONE DELL'ALLEANZA DELLE COOPERATIVE. Nel corso dell'audizione, l'Alleanza delle Cooperative ha condiviso l'impostazione del disegno di legge delega e gli obiettivi a cui mira e ha sottolineato "l'importanza che il percorso della riforma sia spedito e conduca quanto prima all'adozione del nuovo Codice degli appalti pubblici e delle concessioni".
Secondo l'Alleanza Coop "è fondamentale che la nuova normativa rispecchi le previsioni delle direttive e punti sulla qualità degli affidamenti attraverso l'utilizzo dell'offerta economicamente più vantaggiosa, sul rafforzamento degli istituti volti a combattere il fenomeno delle offerte anormalmente basse e l'adozione di misure adeguate per garantire il rispetto degli obblighi in materia di diritto del lavoro e dei contratti collettivi".
È necessario modernizzare il sistema degli appalti, semplificare le procedure, renderle trasparenti e garantire il miglioramento delle condizioni di accesso al mercato delle Pmi - sottolinea.
Nel nuovo Codice Appalti "bisogna dunque vietare il ricorso, quale parametro di riferimento e causa di giustificazione del ribasso, a contratti collettivi conclusi da rappresentanze sindacali con uno scarsissimo livello di rappresentatività dei lavoratori. In presenza di tali contratti 'pirata', che generano 'dumping sociale', le imprese oneste rischiano di essere escluse a causa dei maggiori costi per retribuzioni dei lavoratori".
L'Alleanza Coop si dice soddisfatta "per le nuove regole previste dalle direttive sugli affidamenti di servizi sociali che puntano sulla centralità dei bisogni e del territorio e sulla qualità dei progetti, chiedendo che sia vietato una volta per tutte il criterio massimo ribasso, e per le previsioni sull'inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili e le clausole sociali".
Si tratta di disposizioni innovative che si innestano sulle indicazioni dell'Ue ed in particolare della strategia 'Europa 2020' che parla di 'uso strategico degli appalti pubblici' per contribuire a raggiungere, conclude Alleanza Coop, "gli obiettivi della strategia relativi ad una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva e per cui gli enti pubblici utilizzeranno così il loro potere di acquisto per ottenere merci e servizi che promuovano l'innovazione, rispettino l'ambiente e contrastino il cambiamento climatico, migliorando l'occupazione, la salute pubblica e le condizioni sociali".
I SUGGERIMENTI DI ANAEPA CONFARTIGIANATO EDILIZIA. In audizione è intervenuto anche il presidente di Anaepa Confartigianato Edilizia, Arnaldo Redaelli, secondo il quale "il nuovo Codice degli appalti pubblici deve essere l’occasione per semplificare le norme sulla materia, valorizzare il ruolo delle micro e piccole imprese, promuovere il rating di legalità”.
L’Italia – ricorda Redaelli – è ‘maglia nera’ in Europa, insieme a Portogallo e Grecia, per la più bassa partecipazione delle micro e piccole imprese agli appalti pubblici. Il recepimento delle direttive europee deve modificare l’attuale situazione che, secondo i dati di uno studio commissionato dalla Commissione Ue, Dg Mercato interno e Servizi, vede partecipare ad appalti pubblici soltanto il 13% delle micro e piccole imprese, nonostante esse rappresentino il 99,4% delle imprese italiane, contribuiscano al 20% della ricchezza nazionale e pesino per il 39% sull’economia reale.
Come migliorare l’accesso delle piccole imprese agli appalti? Secondo Anaepa Confartigianato Edilizia occorre semplificare e ridurre gli oneri documentali, diminuire i costi per la partecipazione alle gare, migliorare l'accessibilità alle informazioni, la territorialità e la proporzionalità nei requisiti di partecipazione alle gare.
CNA: NORME DA RISCRIVERE. Per Cna è infine interventuo Mauro Cassani, Vice Presidente Nazionale della Cna:
Le nuove disposizioni comunitarie possono rappresentare un’opportunità per dare un assetto organico, snello e innovativo, al sistema sugli appalti, per creare migliori condizioni di mercato per tutte le imprese e per qualificare la spesa pubblica. L’attuale contesto normativo favorisce le grandi imprese – ha sottolineato Cassani - privilegia la capacità finanziaria a danno di quella professionale e organizzativa, e confina le piccole imprese nel recinto dei subappalti, senza alcun sistema di garanzie.
Obbligo di suddivisione in lotti, requisiti finanziari parametrati ai singoli lotti, eliminazione delle garanzie per appalti fino a 250.000 euro, formazione e informazione diffusa alle imprese, norme di tutela del subappalto, queste le priorità indicate dalla CNA per la costruzione del nuovo quadro normativo.
E’ necessario lavorare per arrivare ad un nuovo testo unico per appalti e concessioni, realmente ispirato ai criteri indicati dallo Statuto delle Imprese – ha concluso Cassani - che superi definitivamente gli oltre 700 articoli e i 50 allegati del Codice Appalti e del relativo Regolamento, in favore di uno strumento chiaro e accessibile che tuteli la concorrenza e favorisca, finalmente, una maggiore apertura del mercato. Poche e semplici regole – ha concluso - possono tradursi in un più facile approccio alle procedure e, di conseguenza, in minori oneri amministrativi per le imprese.