Riportiamo il testo della lettera della Presidente Finco, Carla Tomasi, al Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, sul tema del DDL e DL Appalti.
Illustrissimo Signor Presidente della Repubblica,
come Ella ben sa, molti sono i malumori emersi fra i parlamentari, non solo dell’opposizione, circa l’ampiezza del DDL di delega al Governo in merito alla semplificazione di dieci macro aree inerenti la Pubblica Amministrazione, fra le quali spicca il settore degli appalti pubblici che, da solo, contribuisce a circa il 10% del PIL nazionale.
Tale scontento è condiviso anche da larghi settori della produzione e del lavoro attorno alle opere pubbliche che temono - e le bozze in nostro possesso lo confermerebbero - che una legislazione deregolatoria vanifichi anni di impegno, anche e soprattutto a livello parlamentare, volti a moralizzare gli appalti pubblici ed a rendere i relativi cantieri più sicuri e “professionali”, anche a fronte di un preoccupante aumento degli infortuni sul lavoro.
Insigni esponenti degli organi di garanzia, come il Consigliere emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese e il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Cantone, hanno espresso pareri ispirati quanto meno a perplessità, sia sull’ampiezza della delega al Governo per le semplificazioni, in particolare per gli appalti pubblici e, ancor di più, per un decreto legge di imminente pubblicazione che potrebbe andare a deregolare alcuni istituti angolari, come nel caso del subappalto, cui potrebbero essere tolti dei vincoli o la selezione delle imprese in gara, lasciata sempre più alla discrezione delle stazioni appaltanti in assenza peraltro di una loro adeguata qualificazione.
In realtà, questo decreto legge, più volte preannunciato con il nome di “sblocca-cantieri”, ancora non è stato emanato dal Consiglio dei Ministri, che pare si appresti a farlo tra qualche giorno.
Ci auguriamo che Ella possa autorevolmente intervenire affinché questo percorso di leggi in materia di appalti pubblici si arresti per una doverosa pausa di riflessione, in quanto:
- il DDL di delega al Governo per la semplificazione della PA è - ci permettiamo di ribadire - palesemente contrastante rispetto ai limiti di delega imposti dall’articolo 74 della Costituzione, come peraltro già da più parti è stato rilevato;
- i dieci decreti delegati che ne seguiranno vengono “spacchettati” per evitare, si dice, l’incostituzionalità della delega, ma la scrivente ritiene che ciò non eviti l’illegittimità del suddetto percorso;
- la decretazione di urgenza, in particolare il cosiddetto “sblocca-cantieri”, chiude il cerchio data l’assenza di reale motivazione, e che cioè i cantieri siano bloccati per la pesantezza delle procedure. In verità alcuni cantieri sono fermi per le volontà politiche mutate sulla utilità di tali lavori o semplicemente per difficoltà di cassa da parte delle Stazioni Appaltanti.
Signor Presidente,
le 13.500 aziende dei Lavori Pubblici da FINCO rappresentate attraverso le quaranta Associazioni aderenti, ritengono che siano queste continue modifiche ed annunci di riforma al Codice degli Appalti, a rendere insicure e lente le procedure dei lavori in atto ed a lasciare una parte dei cantieri in stallo più che i “difetti” delle norme del Codice stesso, certamente migliorabile. Ciò che realmente manca è la volontà politica volta a sbloccare questi lavori, non altro.
In questo quadro, sia permesso ribadirlo, non si vede quale utilità potrebbe avere la liberalizzazione del subappalto e più precisamente l’eliminazione del limite del 30% del subappalto per tutte le categorie – di cui all’articolo 105 commi 2 e 5 - salvo la prevalente, comprese le categorie specialistiche e ad alto contenuto tecnologico, di cui all’articolo 89 comma 11.
Gravissime e prive di motivazione ai fini dell’obiettivo di rilanciare le opere anche le proposte di modifica riguardanti:
- i consorzi stabili di cui ai proposti commi 2 bis e 2 ter dell’articolo 47, recanti la previsione di far eseguire le opere superspecialistiche, comprese quelle afferenti i beni culturali, da imprese consorziate anche se non qualificate nella corrispondente categoria di lavori;
- i commissari di gara, in caso di offerte economicamente più vantaggiose, di cui all’articolo 77 comma 3 e 13 bis, che si propone essere interni alle amministrazioni per importi fino alla soglia comunitaria in caso di appalti svolti con procedure telematiche, ma anche per appalti di lavori fino ad un milione, laddove oggi è solo limitatamente consentito.
Il decreto “sblocca cantieri”, nell’attuale versione, trasforma in tre passaggi - peraltro assolutamente antitetici alla volontà a più riprese espressa dal Legislatore - l’opportunità di rilancio economico per il Paese che è rappresentato dalle imprese specializzate e di qualità in una demolizione della tutela della qualità delle opere, aumentando al contempo la discrezionalità delle stazioni appaltanti e quindi la possibilità di corruzione.
E questo a voler tacere del grave pericolo di infiltrazioni malavitose connesso all’indebolimento dei limiti al subappalto.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà prestare a questa nostra istanza e grati per quanto potrà fare al riguardo, rimanendo a disposizione Le porgiamo i nostri migliori ossequi.
La Presidente
Carla Tomasi