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Ddl equo compenso, ProfessionItaliane: non c’è più tempo da perdere. Confprofessioni: modificare il testo prima che sia troppo tardi

Lettera di ProfessionItaliane al Presidente della Commissione Giustizia del Senato per ribadire l’approvazione definitiva del disegno di legge senza ulteriori modifiche. Confprofessioni scrive ai partiti: consentire la modifica dell’articolato garantendone l’approvazione definitiva entro il termine della legislatura

mercoledì 25 maggio 2022 - Redazione Build News

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Indispensabile giungere al più presto all’approvazione definitiva del testo del Disegno di legge sull’equo compenso ai professionisti, senza apportare ulteriori modifiche alla versione licenziata dalla Camera dei Deputati e ora all’attenzione della Commissione Giustizia del Senato. A ribadirlo ProfessionItaliane, l’Associazione che raggruppa 23 Consigli Nazionali ordinistici e circa 2.000.000 di professionisti, in una lettera inviata il 17 maggio scorso al Presidente della Commissione Andrea Ostellari, al relatore del Ddl Emanuele Pellegrini ed ai componenti della Commissione.

Pur ritenendo legittima la possibilità di apportare ulteriori modifiche al testo di legge di iniziativa parlamentare, Armando Zambrano e Marina Calderone, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione, sottolineano l’urgenza di dare ai professionisti italiani un testo, atteso ormai da troppo tempo, che sia “organico e completo” sulla materia, per porre fine alle prestazioni professionali gratuite e imporre il rispetto dei principi dell’equo compenso ai committenti cosiddetti “forti”.

“Prioritaria e indispensabile – si legge nella lettera – l’approvazione definitiva del provvedimento nella stesura attuale senza modifiche” per non vanificare tutti gli sforzi fatti finora, che hanno richiesto un iter parlamentare lungo e complesso per arrivare oggi ad un testo di legge migliorato sotto numerosi aspetti: dall’aggiornamento dei parametri con cui individuare i compensi alla rideterminazione dei corrispettivi non corrisposti; dalla nullità delle clausole vessatorie all’impugnativa per le parti non conformi dei contratti d’opera. Ma anche la possibilità di avere chiarimenti sui tempi della prescrizione per responsabilità professionali con decorrenza dalla data della prestazione; prescrivere i compensi a partire dall’ultima prestazione eseguita; intraprendere un’azione di classe da parte dei Consigli Nazionali degli Ordini, senza dimenticare la nascita di un Osservatorio nazionale sull’equo compenso. I professionisti “non possono permettersi di perdere questa irrinunciabile occasione”, sottolinea ProfessionItaliane, rimandando ulteriori miglioramenti del Disegno di legge in sede di formulazione di altri provvedimenti legislativi da approvare entro la fine della Legislatura.

CONFPROFESSIONI SCRIVE AI PARTITI: MODIFICARE L’ATTUALE IMPIANTO DEL DISEGNO DI LEGGE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. «Per salvaguardare il lavoro e l’attività dei professionisti italiani, Vi chiediamo un duplice impegno: consentire la modifica dell’articolato di legge, garantendone l’approvazione definitiva entro il termine della legislatura». Si conclude così la lettera inviata nei giorni scorsi dal presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, a tutti i segretari di partito per ribadire l’urgenza di modificare l’attuale impianto del disegno di legge sull’equo compenso prima che sia troppo tardi.

Raccogliendo i malumori e le preoccupazioni della base professionale, Confprofessioni era già intervenuta a più riprese segnalando alcune gravi lacune e incongruenze da correggere nel disegno di legge sull’equo compenso all’esame in questi giorni della Commissione Giustizia del Senato. «Vi è una norma – scrive Stella – che prevede una sanzione automatica a carico del professionista che decide di attivare l’azione giudiziale a tutela del suo diritto. Un inspiegabile rovesciamento dei ruoli, dove si punisce la vittima della condotta illegale».

L’automatismo delle sanzioni, che di fatto rende l’equo compenso inesigibile, crea anche gravi lesioni della libera concorrenza. Secondo Stella: «alcuni operatori potranno liberamente negoziare il proprio compenso mentre altri non ne avranno la facoltà, trovandosi di fronte all’alternativa tra sanzione disciplinare ed espulsione dal mercato, con possibili e pericolose ricadute sul sistema delle Casse previdenziali».

«Desta altrettanta preoccupazione la previsione che concede agli Ordini professionali la facoltà di sostituirsi ai professionisti nella negoziazione del compenso con le singole imprese – conclude la missiva di Stella – tali accordi, godendo di presunzione di “equità” derogherebbero gli stessi parametri stabiliti dai decreti ministeriali. Riteniamo lesivo della libera concorrenza affidare agli Ordini, enti posti a tutela della fede pubblica, ogni forma di regolamentazione economica dell’attività dei professionisti».

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