Il confronto internazionale elaborato dall'Ufficio Studi di Confartigianato evidenzia per l’Italia un più elevato debito commerciale delle Amministrazioni pubbliche rispetto agli altri Paesi europei. Secondo l’ultimo confronto internazionale disponibile su dati Eurostat, nel 2015 l’Italia mostra un debito commerciale della P.A. verso le imprese per beni e servizi – per la sola parte di spesa corrente – pari al 3,0% del PIL, il più elevato tra i Paesi dell’Unione Europea (1,4%); il valore è doppio rispetto alla media dell’Eurozona (1,5%) e più che doppio rispetto all’1,3% del PIL della Spagna e all’1,2% di Francia e Germania. Il primato dell’Italia si conferma nonostante il peso dei debiti commerciali sia in diminuzione negli ultimi tre anni, scendendo di 1 punto rispetto al 4,0% del PIL registrato nel 2012.
L’analisi del Documento di Economia e Finanza 2017 pubblicato nei giorni scorsi fornisce alcune indicazioni sui pagamenti delle PA, evidenziando il persistere di carenze nel monitoraggio. Nel volume del DEF 2017 dedicato al PNR, Piano Nazionale delle Riforme, infatti, si evidenzia che a fronte di 27,3 milioni di fatture ricevute e non respinte dalle oltre 22.000 pubbliche amministrazioni registrate sulla Piattaforma per i crediti commerciali – per un importo fatturato di oltre 156 miliardi – sono stati acquisiti i dati dei pagamenti per solo 15,4 milioni di fatture: a distanza di cinque anni dall’avvio delle politiche di accelerazione dei pagamenti della PA (Decreto ‘Cresci Italia’ del 2012) mancano i dati sui pagamenti per 11,9 milioni di fatture, pari al 43,6% del totale. I tempi medi di pagamento occorsi per saldare, in tutto o in parte, il 56,4% delle fatture per le quali sono stati acquisiti i dati dei pagamenti, sono stati pari a 50 giorni, tempo medio ponderato con gli importi. Ma la lunghezza dei tempi di pagamento potrebbe essere sottostimata: i dati si riferiscono alle Amministrazioni più virtuose, quelle che hanno fornito le informazioni sulle fatture ricevute e che, con molta probabilità, potrebbero avere tempi di pagamento più contenuti.
L’ultimo monitoraggio del MEF sui pagamenti risale al 2 aprile 2016, oltre un anno fa. Sui ritardi dei pagamenti è ancora aperta una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, oggetto di un parere motivato adottato lo scorso 15 febbraio.
Inoltre l’asimmetria informativa sui pagamenti della PA si registra nonostante tutte le imprese fornitrici emettano fatture elettroniche nei confronti della Amministrazioni pubbliche. A tal proposito l’edizione 2017 del DESI (Digital Economy and Society Index) indica che in Italia la quota di imprese che emette fatture elettroniche è del 30,3%, ben 12,5 punti superiore al 17,8% della media UE; la quota dell’Italia sopravanza il 25% della Spagna ed è doppia rispetto al 15,6% della Germania e del 14,9% della Francia. Recenti analisi dell'Ufficio studi di Confartigianato hanno evidenziato analoghe tendenze tra le piccole imprese. Tra il 2014 e il 2016 – l’obbligo di fatturazione in formato elettronico è introdotto dal 2015 – la quota di imprese italiane che inviano fatture elettroniche è salita di 24,8 punti a fronte dell’aumento di 6,5 punti registrato nell’Unione a 28.