La strada che porta alla decarbonizzazione è certamente in salita, ma per l’Italia la salita sembra essere un po’ più ripida. Questo quanto meno a guardare i dati contenuti nella terza parte del rapporto “Europa, un voto per il clima”, elaborato dal Centro studi Italy for Climate (Fondazione sviluppo sostenibile) prima delle elezioni europee.
Come prevedibile, si legge nella presentazione del rapporto, la transizione energetica è diventata oggetto di dibattito elettorale e il 2024, anno di elezioni anche in Usa e India, potrebbe rappresentare una svolta negli sforzi comuni per contrastare la crisi climatica.
Il nuovo Special Report, Italy for Climate, grazie anche a una pluralità di fonti, analizza alcuni dei pregiudizi che sembrano fare della transizione una minaccia per il futuro dell’Unione, la lotta per la leadership mondiale tra i primi quattro grandi emettitori del pianeta e il contributo che ognuno dei 27 Stati Membri dell’Ue sta dando al non facile cammino verso la neutralità climatica.
Riduzione delle emissioni di gas serra
La terza parte del rapporto mette a confronto i Paesi europei a cominciare da quel che concerne la riduzione delle emissioni di gas serra nel periodo dal 1990 al 2022. L’Italia con il suo -20% ottiene un risultato peggiore della media UE (-29%) e delle altre grandi economie, ad eccezione della Spagna che ha addirittura aumentato le emissioni nel periodo di riferimento.
Se si guarda invece alla variazione delle emissioni di gas serra derivanti dai settori sotto Regolamento Effort Sharing (edifici, trasporti, agricoltura e gestione dei rifiuti) tra il 2005 e il 2022 l’Italia ha ottenuto un -19%, un po’ meglio della media EU ma peggio di Francia, Spagna e Germania. Inoltre, è l’unico grande Paese europeo a non aver rispettato il limite target annuale del 2022.
Infine nel confronto tra Paesi Ue sulle emissioni di gas serra pro-capite la performance dell’Italia (7,1 tCO2eq/ab) è migliore della media UE (7,8) ma peggiore di Francia e Spagna.
Rinnovabili
Anche nel confronto con l’indicatore che misura quanto dei consumi finali lordi di energia è stato soddisfatto da fonti di energia rinnovabili (idroelettrico, eolico, solare, bioenergie, geotermoelettrico), la performance dell’Italia (19%), che ha rallentato negli ultimi anni, è peggiore della media UE (23%) e di tutte le grandi economie, con l’eccezione della Polonia.
Anche guardando all'indicatore che misura la quota dei consumi di elettricità di un Paese soddisfatta da fonti rinnovabili la performance dell’Italia (37%) è inferiore alla media UE (41%) e a tutte le altre grandi economie, con l’eccezione di Polonia e Francia.
E infine per quanto riguarda l'indicatore che misura i nuovi impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, in termini di potenza installata, che sono entrati in esercizio nell'anno la Germania guida la classifica con un record di +18 GW, mentre l’Italia si ferma a +5,7 GW, dopo Spagna e Olanda.
Efficienza energetica
Con l’indicatore denominato “efficienza energetica”, che misura i progressi di risparmio energetico conseguito nell’ultimo ventennio, la performance ottenuta dall’Italia (19%) è fra le più basse dei 27 Paesi ed è leggermente peggiore della media UE (20%). Guardando però all'indicatore che misura i consumi finali di energia dei 27 Paesi dell’UE prodotte da ciascun cittadino residente, il risultato dell’Italia (1,9 tep/ab) è leggermente migliore della media UE (2,0) e delle altre grandi economie, ad eccezione della Spagna.
E guardando all'indicatore misura quanto dei consumi finali di energia nazionali è stato soddisfatto da energia elettrica, sapendo che l’elettrificazione dei consumi è un importante driver di decarbonizzazione, la performance dell’Italia (22%) è leggermente inferiore alla media UE (23%).
Vulnerabilità
L'indicatore “vulnerabilità” misura il numero di eventi meteoclimatici estremi registrati in ciascun Paese dell’UE. Sono inclusi tutti gli eventi a carattere temporalesco, in particolare relativi a grandine, vento forte e precipitazioni intense.
Non è possibile attribuire un singolo evento estremo ai cambiamenti climatici nel breve periodo, tuttavia la comunità scientifica conferma che nel medio-lungo periodo l'aumento delle temperature sta già causando un aumento in frequenza ed intensità di questi eventi estremi.
Guardando alle perdite economiche causate da eventi meteo-climatici estremi nel periodo 1980-2022 con 1.918 € per abitante l’Italia ha subito più danni della media europea, anche se ha fatto poco meglio di Germania, Spagna e Francia. Particolarmente bassa la quota di queste perdite coperta da assicurazione: il 5% contro la media europea di quasi il 20%.
Industria
L'indicatore Industria misura i consumi finali di energia nel settore industriale (manifattura e costruzioni) in rapporto al Valore aggiunto prodotto da ciascun Paese dell’UE (valori concatenati al 2015). Contribuiscono a questi consumi energetici tutte le fonti fossili (come carbone, gas e prodotti petroliferi) e rinnovabili (come le biomasse), oltre che i consumi elettrici. La performance dell’Italia (69 tep/M€) è migliore della media UE (79) ma peggiore di Germania e Polonia.
Per quanto riguarda i progressi in termini di risparmio energetico conseguito nell’ultimo ventennio nel settore industriale (manifatturiero e delle costruzioni) il risultato dell’Italia (26%) è migliore della media UE (21%) e anche delle due altre grandi manifatture europee, Germania e Francia. Nonostante il confronto a 27 sembri dire il contrario, date le dimensioni del settore si tratta in realtà per l’Italia di un’ottima prestazione.
E anche guardando alla quota di consumi del settore industriale soddisfatta da energia elettrica a performance dell’Italia (39%) è migliore della media UE (33%) così come delle altre grandi economie europee ed è fra le più alte dei 27 Paesi.
Edifici
L'indicatore misura i consumi finali medi di energia di una abitazione, su un clima medio europeo per poter confrontare i 27 Paesi nonostante il clima molto diverso. La performance dell’Italia (1,8 tep/abitazione) è ben peggiore della media UE (1,3) ed è fra le più basse nei 27 Paesi.
Per quanto riguarda i progressi di risparmio energetico conseguiti nell’ultimo ventennio nel settore degli edifici, la performance dell’Italia (14%) è molto peggiore della media UE (30%) ed è fra le più basse nei 27 Paesi. Secondo il rapporto Il settore degli edifici in Italia è fra quelli che più hanno rallentato il processo di decarbonizzazione e che più necessiterebbe di un importante processo di riqualificazione.
Trasporti
L'indicatore Trasporti misura le emissioni di gas serra nel settore dei trasporti prodotte in media da un cittadino residente in ciascuno dei 27 Paesi UE. La performance dell’Italia (1,85 tCO2eq/ab) è abbastanza in linea con la media UE (1,8) e con le altre grandi economie.
Se si guarda però alla quota di auto elettriche nelle nuove immatricolazioni si evince che il mercato delle auto elettriche fatica ancora a decollare. La performance dell’Italia (4,2%) è ben peggiore della media UE (14,6%) e di tutte le altre grandi economie, con l’eccezione della Polonia. L’Italia inoltre si conferma fra i Paesi con il più alto tasso di motorizzazione in Europa. Con 681 auto/1000 ab) il risultato è ben peggiore della media UE (574) e di tutte le altre grandi economie, ad eccezione della Polonia.
Agricoltura
Il confronto tra Paesi Ue termina con l’indicatore che misura le emissioni di gas serra nel settore dell'agricoltura prodotte in base al valore aggiunto di ciascun Paese dell’UE e derivanti principalmente dall'allevamento e dai suoli agricoli. La performance dell’Italia (0,96 tCO2eq/M€) è la seconda migliore nei 27 Paesi ed è ben superiore alla media UE (1,9). Guardando Il numero di bovini allevati in ciascun Paese dell’UE in rapporto alla popolazione residente, la performance dell’Italia (108 bovini/1.000 ab) è migliore della media UE (165) e di tutte le altre grandi economie mentre l’indicatore che misura quanto della superficie agricola utilizzata è coltivata con metodo biologico posiziona l’Italia (17%) fra le migliori nei 27 Paesi ed è ben superiore alla media UE (10%).