Si è svolta il 1° settembre u.s. l’audizione informale dell’Ance presso la Commissione Bilancio del Senato nell’ambito dell’esame, in prima lettura, in sede referente, del disegno di legge di conversione del DL 104/2020, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia" (DDL 1925/S – Relatori i Senatori Vasco Errani del Gruppo Misto-LeU e Daniele Manca del Gruppo PD).
Il Presidente Gabriele Buia ha evidenziato, in premessa, come il provvedimento, così come tutti quelli finora emanati dal Governo in un’ottica di reazione alla durissima crisi che stiamo attraversando predilige l’individuazione di micro interventi, che seppur positivi non possono incidere in modo rilevante e duraturo.
Si tratta, infatti, anche in questo caso di una serie di misure che singolarmente valutiamo in gran parte positive, ma che non sono sufficienti a dare una risposta concreta agli obiettivi, non più rimandabili, di crescita e sviluppo.
Manca ancora una volta una visione di futuro e di crescita e ci si limita a muovere qualche passo. Troppo poco soprattutto alla vigilia di una ripresa autunnale che per ovvie ragioni si annuncia avvolta nell’incertezza e nell’impossibilità di scommettere su una ripresa solida e duratura.
Al riguardo, ha ricordato che l’ISTAT ha rivisto al ribasso le stime sul Pil nel secondo trimestre di quest'anno, registrando una significativa flessione del 17,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 e con investimenti in costruzioni in calo di circa il 24% rispetto al secondo trimestre 2019. Un dato che conferma non solo l'incertezza economica generata dall'emergenza sanitaria ma soprattutto la limitata efficacia dalle misure finora adottate, nonostante le ingenti risorse messe in campo: 105 miliardi da spendere nel 2020, reperiti attraverso tre scostamenti di bilancio.
Di fatto, con il Decreto Rilancio di aprile, il Governo non ha voluto affrontare il tema della ripresa degli investimenti infrastrutturali, richiamando la necessità di operare prima una semplificazione delle regole che avrebbe dovuto trovare la soluzione ai problemi che affliggono la realizzazione delle opere pubbliche nel nostro Paese.
Né il Decreto Semplificazioni, attualmente in fase di conversione in Senato, sembra rispettare le promesse fatte di rilancio e sblocco dell’economia (totale deregolamentazione delle procedure di gara, senza alcun intervento incisivo sulle procedure a monte).
Ora il Decreto Agosto qualche elemento positivo in questo senso lo contiene grazie all’anticipazione al triennio 2020-2022 di circa 4,4 miliardi di euro destinati agli investimenti degli enti territoriali, anche se con alcune farraginosità burocratiche che rischiano di limitarne gli effetti concreti.
A queste risorse si aggiungono nuovi stanziamenti per infrastrutture per 1.100 milioni di euro tra il 2021 e il 2023.
Ma le nuove risorse stanziate e quelle anticipate con il decreto, che rappresentano poco più del 10% degli stanziamenti pluriennali già previsti, appaiono troppo limitate per garantire il tanto atteso rilancio degli investimenti infrastrutturali, sempre evocato dal Governo, che di fatto si traduce in più scuole, ospedali, edifici pubblici, strade e manutenzione.
Eppure, come già evidenziato dall’Ance in più di un’occasione al Governo e al Presidente Conte, sono già disponibili 39 miliardi di euro per i cantieri e 2,8 miliardi per la progettazione stanziati con le ultime leggi di bilancio che potrebbero essere usati subito.
Con riferimento alle altre misure del decreto, ha sottolineato la valutazione positiva della riapertura dei termini per consentire agli enti locali di accedere alle anticipazioni di liquidità, previste nel decreto Rilancio, per consentire il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione.
L’Ance ritiene tuttavia necessario fare in modo che gli enti locali non possano sottrarsi da questa chiamata, come è accaduto già a luglio quando a fronte di 8 mld disponibili ne sono stati richiesti meno di 800 mln.
Sotto il profilo fiscale, il provvedimento contiene una serie di disposizioni positive, ancorché per la maggior parte di tipo emergenziale, che si aggiungono ai precedenti interventi normativi emanati a fronte dell’emergenza epidemiologica Covid-19.
Tuttavia, è necessario introdurre alcuni correttivi su elementi critici che rischiano di divenire importanti ostacoli alla reale efficacia della misura agevolativa.
In particolare, occorre:
- estendere la platea dei soggetti che possono fruire dell’Ecobonus e del Sismabonus al 110%, consentendo l’applicabilità anche alle imprese che eseguono lavori agevolati su immobili di loro proprietà;
- rivedere la definizione di condominio adottata dall’Agenzia delle Entrate ai fini dell’applicabilità della detrazione potenziata al 110%, che punta a impedire gli interventi su abitazioni con un unico proprietario. Ciò limita fortemente l’impatto economico della misura e le potenzialità del provvedimento, come stimolo agli interventi di riqualificazione urbana e all’interesse pubblico di avviare un serio programma di risparmio energetico e di sicurezza del patrimonio edilizio esistente;
- eliminare il riferimento utilizzato dall’Agenzia delle Entrate alla “prevalente destinazione residenziale” per gli interventi sulle parti comuni condominiali, che limita fortemente il beneficio, specie per le unità immobiliari a destinazione non abitativa possedute da soggetti esercenti attività d’impresa.
Con riferimento, infine, al tema del lavoro, ha sottolineato nuovamente che prevalgono misure assistenziali su quelle strutturali seppure con alcuni segnali di maggiore attenzione verso le esigenze delle imprese.
Positive le agevolazioni contributive per le imprese che non ricorrono agli ulteriori ammortizzatori sociali. Ma questa premialità dovrebbe essere riconosciuta anche a quelle imprese che richiamano i propri lavoratori dalla cassa integrazione a zero ore per farli lavorare a rotazione, dato che la produttività delle imprese è drasticamente ridotta.
Occorre inoltre preservare la specificità delle imprese delle costruzioni fortemente condizionato dalle singole commesse. Impedire, in questa fase di emergenza epidemiologica, il licenziamento per fine cantiere laddove non si palesi, a breve, l’avvio di nuovi lavori, acutizza ulteriormente la gravità della crisi.
Per favorire l’occupazione occorre favorire l’utilizzo dei contratti a termine, stabilendo per un congruo periodo la loro più ampia liberalizzazione, al fine di supportare le imprese in un contesto di difficile se non impossibile programmazione dei livelli occupazionali a medio e lungo termine.
Per quanto riguarda inoltre gli incentivi per favorire il lavoro nel Mezzogiorno le misure appaiono del tutto insufficienti a dare una risposta efficace a un problema strutturale di grande rilevanza nazionale che certamente non può essere risolto con una riduzione contributiva parziale e limitata nel tempo. Un intervento efficace dovrebbe iniziare dalla concreta applicazione della clausola del 34% sugli investimenti.
Infine, ha evidenziato l’assenza nel decreto delle misure per il ristoro di tutti i maggiori oneri, diretti e indiretti, connessi all’emergenza sanitaria, ivi compresi quelli riconducibili all’adesione ai protocolli anticontagio che hanno generato una sottoproduzione del cantiere, che le imprese aspettano da mesi e che invece in tutti i principali Paesi europei sono già state adottate da tempo.
Il Presidente è, quindi, passato a commentare le misure del provvedimento di interesse in materia di lavoro, investimenti pubblici, edilizia privata e fiscalità, illustrando, altresì, ulteriori proposte per le opere pubbliche, per la rinascita urbana e in tema di credito alle imprese.