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Decreto Aree Idonee, pronta la nuova bozza che recepisce le modifiche delle Regioni

Il Decreto Aree Idonee passa al vaglio della Commissione Energia e Ambiente della Conferenza delle Regioni, dove sono state apportate alcune importanti modifiche.

martedì 4 giugno 2024 - Pierpaolo Molinengo

aree idonee Foto di Pixabay da Pexels

La bozza del Decreto Aree Idonee fa un ulteriore passo avanti. Il provvedimento, attraverso il quale il Governo ha intenzione di centrare l’obiettivo di 80 GW di rinnovabili al 2030, recepisce le indicazioni degli enti locali. L’atto è passato, infatti, in Commissione Energia e Ambiente della Conferenza delle Regioni, dove sono state recepite alcune proposte che sono state avanzate. E che Palazzo Chigi ha provveduto ad approvare.

Il Decreto Aree Idonee, inutile negarlo, nel corso degli ultimi mesi ha causato non poche tensioni e polemiche. Fin dal primo momento, i rappresentanti delle Regioni avevano sottolineato come fosse necessario responsabilizzare maggiormente gli enti locali, dando loro un ruolo maggiore nei vari iter decisionali. Ma non solo: si era anche sottolineato come fosse necessario garantire una maggiore chiarezza nella definizione dei principi e dei criteri attraverso i quali sarebbero state individuate le aree idonee per installare gli impianti rinnovabili.

Le lamentele e le rimostranze degli enti locali sono state accolte: la nuova versione del Decreto Aree Idonee ha recepito i suggerimenti degli enti locali.

Decreto Aree Idonee, i suggerimenti delle regioni


Quali sono le novità che sono state introdotte al Decreto Aree Idonee? La prima coinvolge il Burden Sharing, che regolamenta la ripartizione della potenza tra le Province autonome e le Regioni. Fissato sempre a 80 GW di rinnovabili entro il 2030 l’obiettivo finale da perseguire, il discorso cambia per i target annuali dei territori. Che risultano essere stati modificati rispetto allo schema originario del provvedimento.

Da notare che il calcolo per centrare gli obiettivi arretra di un anno. Verranno presi in considerazione esclusivamente gli impianti che sono entrati in esercizio. Ma verranno conteggiate le nuove aggiunte di potenza che sono state ottenute dagli interventi di rifacimento che sono stati eseguiti dal 1° gennaio 2021. Inizialmente si era pensato di partire dal 2022.

Non cambiano, grosso modo, i contributi territoriali. Quello della Sicilia continua a essere il maggiore, con oltre 10 GW entro il 2030. Seguono la Lombardia con i suoi 8,7 GW e la Puglia che si attesta intorno ai 7,3 GW.

La distinzione tra le aree idonee e quelle vietate

Ruolo operativo molto importante è attribuito alle Regioni e alle Province, che avranno tempo 180 giorni per definire quattro diversi tipi di zone all’interno del proprio territorio. Nel dettaglio la suddivisione sarà la seguente:

  • aree idonee. In questo caso l’iter per la costruzione degli impianti a rinnovabili sarà agevolato e accelerato;
  • aree non idonee. A seguito delle linee guida che sono state emanate dal Governo in passato, queste zone risultano avere delle caratteristiche incompatibili con alcune tipologie di impianti;
  • aree ordinarie. Sono le zone diverse da quelle citate nei due punti precedenti e per le quali si devono applicare i regimi autorizzativi ordinari;
  • aree vietate. In queste zone non possono essere installati gli impianti fotovoltaici a terra. A definire criteri e regole da rispettare, in questo caso, è l’articolo 5 del Decreto Legge Agricoltura.

È importante sottolineare che la possibilità di definire se una determinata area sia appropriata o meno è in mano alle autorità regionali e provinciali. Questi soggetti, a ogni modo, devono adottare una legge nei termini previsti dal Decreto Aree Idonee, in caso contrario - dopo un richiamo ufficiale con una nuova deadline - il Ministero dell'Ambiente interverrà direttamente andando ad adottare le iniziative necessarie per poter esercitare i poteri sostitutivi.

Come dovranno essere individuate le aree idonee

Tra i temi che hanno suscitato il numero maggiore di discussioni è quello relativo all’individuazione delle aree idonee. All’interno della nuova bozza del decreto è stata modificato l’articolo originale. Quello che viene chiesto agli enti locali, a ogni modo, è quello di tentare la massimizzazione delle aree da individuare. L’obiettivo, infatti, è quello di cercare di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden Sharing, senza che venga arrecato alcun tipo di pregiudizio all’ambiente, al territorio o al patrimonio culturale.

Le singole amministrazioni regionali avranno la possibilità di classificare le varie aree come idonee, realizzando una differenziazione che si basa sulla fonte, sulla taglia e sull'impianto che verrà realizzato.

Per quanto riguarda le aree non idonee, queste entreranno in quelle superfici che rientrano nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Quando entrerà in vigore il Decreto Aree idonee

Al momento appaiono ancora incerti i tempi nei quali il Decreto Aree Idonee entrerà in vigore. La bozza deve passare dalla Conferenza Regione, la quale, almeno in linea teorica, dovrebbe dare il proprio assenso velocemente.

Spetterà poi ai dicasteri competenti - sono tre: Ambiente, Cultura e Agricoltura - dovranno apporre le rispettive firme e poi il Decreto Aree Idonee sbarcherà finalmente in Gazzetta Ufficiale.


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