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Decreto CAM Strade, Siteb: “Punti di forza ma anche criticità”

Le clausole e i criteri minimi e premianti introdotti sono numerosi e molto articolati, non sempre di facile interpretazione e applicazione. L’imminente entrata in vigore dei CAM (21 dicembre 2024) non appare compatibile con i tempi di adeguamento delle parti interessate

sabato 14 settembre 2024 - Redazione Build News

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“Attendevamo da anni questo Decreto destinato a imprimere una decisa accelerazione allo sviluppo dell’economia circolare nella filiera delle strade, promuovendo il riciclo e l’impiego di nuove tecnologie a basso impatto ambientale. La complessità delle prescrizioni e l’imminente entrata in vigore potrebbero però generare inizialmente una distorta applicazione dei criteri da parte dei Comuni, Province e Regioni con meno risorse e prive di uffici tecnici strutturati.”

È questo, in sintesi, il commento di Siteb (Associazione Strade Italiane e Bitumi che rappresenta la filiera delle strade: imprese, produttori di materiali e di macchine, organismi di controllo, pubbliche amministrazioni, concessionarie, professionisti) alla recente pubblicazione del Decreto CAM Strade, che entrerà in vigore il 21 dicembre 2024 e stabilisce i criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di progettazione ed esecuzione dei lavori di costruzione, manutenzione e adeguamento delle infrastrutture stradali.

I punti di forza

L’Associazione evidenzia come l’importanza strategica dei CAM Strade sia potenzialmente rilevante. Sono diversi i punti di forza, evidenziati dal SITEB all’interno del testo del Decreto, che istituisce uno strumento destinato a favorire una forte accelerazione dell’economia circolare e a ridurre il ricorso a fonti energetiche non rinnovabili. A partire dall’impatto che avrà l’adeguamento ai criteri di base e premianti previsti dal testo, sia nella fase di pianificazione degli interventi e di progettazione che nella fase di costruzione e manutenzione. Per venire incontro a questi dovranno essere qualificate nuove figure professionali e rafforzate le conoscenze specifiche di tutti gli operatori, in primis progettisti e imprese, sia per gli aspetti strettamente tecnici sia per le implicazioni in ambito ambientale. Le imprese dovranno attivare importanti investimenti per l’adeguamento degli impianti di produzione dei materiali e per la sostituzione di macchine operatrici necessarie alla posa secondo i nuovi criteri previsti.

Le Stazioni appaltanti dovranno rivedere i capitoli di spesa, adeguando i costi di progettazione e quelli di realizzazione con nuovi materiali e tecnologie più onerose.

Aumenterà l’impiego del fresato di asfalto

“Il lungo percorso che ha portato alla pubblicazione dei CAM strade ha prodotto un testo che conferisce alla fase iniziale di progettazione di un’opera un’importanza strategica per la scelta dei materiali e per la definizione delle soluzioni tecnologiche più adeguate e il dimensionamento degli elementi costruttivi a beneficio della durabilità dell’opera stessa. L’utilizzo prioritario di materiali di recupero con quantitativi minimi di impiego per i singoli strati del corpo stradale dovrebbe consentire un significativo sviluppo in ottica circolare della nostra filiera, con un’importante riduzione del prelievo delle risorse non rinnovabili. Aumenterà quindi l’impiego del granulato di conglomerato bituminoso, il cosiddetto fresato di asfalto (risorsa preziosa attualmente non completamente valorizzata). La spinta all’introduzione di conglomerati bituminosi a temperature ridotte (i cosiddetti ‘conglomerati tiepidi’) poi è un ulteriore elemento apprezzabile per il conseguente contenimento delle emissioni in atmosfera”, osserva Alessandro Pesaresi, Presidente SITEB.

Le criticità

In uno scenario positivo negli intenti, l’Associazione evidenzia però alcune possibili criticità contenute nel Decreto. Una su tutte: le clausole ed i criteri minimi e premianti introdotti sono numerosi e molto articolati, non sempre di facile interpretazione e applicazione. L’imminente entrata in vigore dei CAM (dicembre 2024) non appare compatibile con i tempi di adeguamento delle parti interessate. Ad esclusione di alcuni enti gestori e Stazioni appaltanti dotati di uffici tecnici altamente qualificati, gran parte delle Amministrazioni pubbliche “minori” non dispongono di risorse adeguate ad affrontare la complessità dei temi imposti dal Decreto. La rete stradale italiana si sviluppa per circa 850.000 km, per due terzi strade di competenza dei comuni che spesso hanno risorse appena sufficienti per risolvere le emergenze e per fare le sole manutenzioni superficiali delle pavimentazioni. Temi come il calcolo dimensionale di una pavimentazione (alla base per la determinazione della durata) o il monitoraggio delle condizioni con parametri PCI (Pavement Condition Index) o PSI (Present Serviceability Index) non sono assolutamente noti a tutti i tecnici che si occupano anche di pavimentazioni stradali. Il rischio reale è di una iniziale applicazione distorta degli adempimenti, con esclusione in partenza di criteri o applicazione di regole non sufficientemente conosciute come, ad esempio, gli strumenti per la valutazione del ciclo di vita dei materiali (LCA) e la conseguente difficile comparazione delle prestazioni ambientali tra diversi materiali e tecnologie.

Il tema dei CAM strade sarà al centro della quarta giornata della manifestazione Asphaltica 2024, il Salone internazionale della filiera della strada e dell’asfalto in programma a BolognaFiere dal 9 al 12 ottobre 2024, con numerosi esperti che si confronteranno sulle indicazioni e sugli impatti della nuova normativa.

Leggi anche: Criteri Ambientali Minimi per gli appalti stradali, AIS: “Un ottimo documento”

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