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Decreto caro materiali, duro il commento di Assistal: lista carente e percentuali che non corrispondono alla realtà

Il decreto pubblicato ieri in Gazzetta “da un lato definisce una lista carente di moltissimi dei materiali di uso comune nel mercato della costruzione degli impianti e dei servizi energetici, e dall’altro, quei pochi individuati riportano percentuali non riscontrabili nella realtà”

mercoledì 24 novembre 2021 - Redazione Build News

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È molto duro il commento di Assistal al decreto 11 novembre 2021 del MIMS sui prezzi dei principali materiali da costruzione registrato nel primo semestre del 2021, pubblicato nella Gazzetta ufficiale di ieri (LEGGI TUTTO).

“Il Ministero non ha saputo o, peggio, voluto ascoltare le imprese”, ha affermato Angelo Carlini Presidente ASSISTAL, “e il risultato è stato una misura completamente inutile per la salvaguardia del settore delle costruzioni. In primo luogo, contestiamo il documento prodotto dalla «Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione» nella sostanza, perché le irricevibili affermazioni del Ministro Giovannini laddove dichiara di aver riconosciuto variazioni fino al 76%, sono perfettamente contraddette dal contenuto oggettivo del Decreto, che da un lato definisce una lista carente di moltissimi dei materiali di uso comune nel mercato della costruzione degli impianti e dei servizi energetici, e dall’altro, quei pochi individuati riportano percentuali non riscontrabili nella realtà. Facciamo riferimento alle tubazioni in acciaio nero senza saldatura che per il MIMS hanno avuto un incremento del 23%, laddove le nostre imprese ne hanno registrato il 73%. Stesso discorso per la tubazione in polietilene ad alta densità, 20% contro 47%, tubazione in PVC rigido 21% contro 65%, tubo in polipropilene corrugato per impianti elettrici, 21% contro 98%, fili di rame conduttori, 32% contro 55% e tubi di rame per impianti idrosanitari, 16% contro 55%.”

“Da questi dati, risulta evidente che se l’intento era quello di aiutare le imprese, si è scelta la strada sbagliata: il Governo non può ritenere di aver fatto tutto il possibile e nel frattempo, chiedere alle nostre imprese di essere la forza motrice per la realizzazione del PNRR. Ad oggi, le imprese non riescono a sostenere i contratti già conclusi e non partecipano alle nuove gare, di conseguenza non potrà esserci nessuna ripresa e nessuna attuazione del Piano; si profilano danni irreparabili per le imprese, per l’occupazione, per lo Stato Italiano che non raggiunge gli obiettivi di ripartenza economica tanto decantati.”

“Facciamo davvero molta fatica a comprendere”, prosegue Carlini, “come sia stato possibile avallare un testo del genere, nel quale rinveniamo anche molta improvvisazione e confusione: a volte si fa riferimento al materiale finito, altre volte alla materia prima e vengono riportate unità di misura differenti da quelle utilizzate per l’acquisto dei materiali.

Inoltre, va rilevato che nella forma e nella sostanza del documento, è evidente come non sia stata compresa la gravità della situazione; lo deduciamo dal fatto che si è deciso di individuare come soluzione del problema un principio operativo che poteva – ed ha funzionato - in tempi normali di mercato, vale a dire prendere in considerazione gli aumenti superiori all’8%.

A fronte di una situazione di mercato eccezionalmente negativa, come l’attuale, e davanti ad imprese che non riescono a lavorare, andavano - e devono essere - individuati strumenti più incisivi e di carattere straordinario, altrimenti la situazione resta irrisolta e a pagarne il prezzo più alto saranno le imprese e i lavoratori, le stesse imprese che durante i mesi peggiori della pandemia hanno continuato a mantenere altissimi livelli occupazionali, anche garantendo i servizi pubblici essenziali. Ad oggi, non avvertiamo da parte del Governo l’attenzione necessaria per un problema che mette a rischio l’esistenza stessa delle imprese e di un intero settore. Siamo noi, con i nostri lavoratori, a constatare giorno dopo giorno cosa significhi un aumento del 50 o del 60% dei materiali, per cui le nostre istanze meritano una considerazione più ampia, per non dire più seria, rispetto ad un decreto parziale, tardivo e collazionato da tecnici che hanno ampiamente dimostrato di non conoscere le difficoltà quotidiane nella quali operiamo.”

“Vista la gravità della situazione”, conclude Carlini, “se non riceveremo da parte del Governo e del Parlamento risposte concrete, tempestive e risolutive, siamo pronti a mettere in campo ogni iniziativa volta a tutelare le imprese ed i lavoratori; alzeremo i toni del confronto, daremo la massima pubblicità a questa insostenibile situazione, proprio perché è a rischio lo sviluppo di un settore strategico, della occupazione che genera e degli obiettivi di benessere sociale che dovrebbero ispirare in primis il Legislatore e il Governo”.

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