Il 24 gennaio 2024 “è entrato in vigore il decreto per le Comunità energetiche rinnovabili con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di 5 gigawatt complessivi di impianti di produzione di energia rinnovabile al 31 dicembre 2027. L'iter attuativo delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 199 del 2021, che recepisce la direttiva Red II sulle Cer, potrà tuttavia dirsi concluso solo con l'approvazione di un ulteriore decreto recante le regole operative che dovranno disciplinare le modalità e le tempistiche di riconoscimento degli incentivi. Con riferimento ai soggetti beneficiari e ai requisiti per l'accesso agli incentivi, l'articolo 3 del citato decreto ha sollevato talune perplessità tra gli operatori del settore in quanto prevede che potranno accedere ai benefici le Comunità energetiche rinnovabili che risultino già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti. Tale previsione, non contemplata nel decreto legislativo n. 199 del 2021, si risolverebbe in una penalizzazione per gli impianti fotovoltaici già realizzati nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi”.
Lo ha evidenziato una interrogazione in commissione Ambiente della Camera, presentata da Ilaria Fontana (M5S).
“In risposta alle ripetute interrogazioni a risposta immediata presentate in questa Commissione, volte a sollecitare l'adozione dei succitati decreti attuativi, il Governo ha ribadito che «il sostegno allo sviluppo delle Cer è un obiettivo di primaria importanza, che intende perseguire con un approccio unitario improntato alla semplificazione e alla massima efficacia». È un dato acquisito che la promozione delle energie rinnovabili e l'efficienza energetica costituiscano elementi trainanti ed essenziali della decarbonizzazione e svolgano un ruolo strategico per il contrasto ai cambiamenti climatici e per lo sviluppo di un nuovo modello di economia circolare basato sulla generazione di energia distribuita, La produzione e l'uso dell'energia rappresentano infatti il 75 per cento delle emissioni a livello europeo e, secondo un recente studio di Legambiente, il contributo alla decarbonizzazione delle Comunità energetiche in Italia è quantificabile in 47,1 tonnellate di emissioni di CO2 evitate al 2030”, ricorda l'interrogazione, che a chiesto al Ministro Pichetto se “per quanto di competenza, non ritenga di dover adottare iniziative normative volte a chiarire la portata delle disposizioni di cui in premessa, al fine di garantire il pieno sviluppo di un settore cardine della green circular economy”.
La risposta del MASE
Nella risposta del 31 gennaio 2024, il viceministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Vannia Gava, ha rappresentato che, “come noto, lo schema di decreto è stato oggetto di un lungo negoziato con la Commissione europea, ai fini di una valutazione circa la compatibilità dello stesso con la disciplina in materia di aiuti di stato.
Tra gli aspetti sottoposti a valutazione, vi è stato anche quello del cosiddetto « effetto di incentivazione ». Le nuove linee guida in materia di aiuti di Stato energia e ambiente, pubblicate dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 199 del 2021, hanno rafforzato le prescrizioni relative all’effetto incentivante, mettendo in discussione la sussistenza dello stesso nel caso di progetti i cui lavori di realizzazione siano stati avviati prima della data di presentazione dell’istanza di ammissione alle relative misure incentivanti. Segnatamente, il riferimento è al punto 29 del paragrafo 3.1.2 della Comunicazione della Commissione europea del 18 febbraio 2022 sulla Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia 2022.
Nel corso del 2022, tale aspetto è stato, tra l’altro, oggetto di consultazione pubblica, nell’intento di dare spazio a un confronto che conducesse all’individuazione delle soluzioni in grado di tutelare le iniziative avviate a partire dall’entrata in vigore del decreto legislativo n. 199 del 2021.
A valle dei negoziati con la Commissione, tale criticità è stata però superata. Difatti, l’accesso alla misura tariffaria è consentito anche a seguito dell’entrata in esercizio degli impianti. Sulla scorta dell’esperienza di altri Stati membri, la condizione è che possa dimostrarsi che l’impianto sia stato progettato, sin dal principio, come « impianto di comunità » e, dunque, con l’obiettivo di accedere all’apposito regime incentivante. Si rappresenta che, durante la fase di interlocuzioni con la Commissione, il Ministero ha proseguito costantemente nel lavorare in stretto coordinamento con il GSE per addivenire a una quanto più celere definizione del decreto – richiamato dall’Onorevole interrogante – di disciplina delle regole operative per il riconoscimento degli incentivi.
Con tale atto saranno chiariti tutti gli aspetti operativi della misura di incentivazione, ivi incluse le modalità con cui dovranno essere rispettati i requisiti di accesso, nell’ottica di garantire la più ampia diffusione delle configurazioni in parola”.
Cappelletti (M5S): la risposta non spiega la soluzione
Replicando, il deputato Enrico Cappelletti (M5S), in qualità di cofirmatario dell'interrogazione, si è dichiarato “insoddisfatto della risposta resa dal viceministro, che non spiega come addivenire alla soluzione della questione posta dall’interrogazione”.
Ha osservato che “al di là dei proclami a favore delle comunità energetiche rinnovabili, il Governo non perde occasione di mettere ostacoli al loro sviluppo. Il recente decreto infatti ha suscitato molte perplessità tra gli operatori e paventa il rischio che si generi una sfiducia nei confronti del Governo, che quest’ultimo potrebbe fugare ponendo ascolto alle loro istanze prima dell’emanazione di atti attuativi importanti, atteso il carattere strategico dello strumento in questione per la riduzione del costo delle bollette dei cittadini”.