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Decreto FER2, più vicini gli incentivi per ulteriori 4,6 GW di energia da fonti rinnovabili

Via libera della Commissione Ue al decreto FER2 che incentiva la produzione di energia da fonti rinnovabili come l’eolico off-shore. Il costo effettivo degli incentivi varierà a seconda dei futuri prezzi dell’energia

venerdì 7 giugno 2024 - Franco Metta

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A pochi giorni dalle elezioni che rinnoveranno le principali istituzioni europee, la Commissione Europea ha approvato lo schema di decreto che promuove la realizzazione di impianti di produzione da fonti rinnovabili non pienamente mature o con costi elevati di esercizio, il cosiddetto FER2. Obiettivo dell’intervento, come noto, è quello di incentivare gli operatori che realizzano nuovi impianti per una capacità complessiva di 4,6 GW entro il 31 dicembre 2028: si tratta in particolare di impianti eolici off-shore (da cui è destinata la fetta maggiore di capacità nuova da produrre pari a 3,8 GW), geotermoelettrici a emissioni nulle, geotermoelettrici tradizionali, alimentati a biomassa e biogas, fotovoltaici floating su acque interne e a mare, nonché impianti da energia mareomotrice, del moto ondoso e altre forme di energia marina e impianti solari termodinamici.

Il testo del decreto sarà ora posto all’attenzione dei Ministri concertanti per la firma, al fine di essere trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazione e la successiva pubblicazione. Entro trenta giorni dalla data di pubblicazione saranno poi emanate le Regole Operative con decreto del Ministero per rendere pienamente operativa la misura.

“Il via libera della Commissione, ha commentato il ministro Gilberto Pichetto, è un passo in avanti importante verso i nostri obiettivi energetici, che arriva dopo un lungo e costruttivo confronto con le istituzioni europee. Questo provvedimento, molto atteso, consentirà di abilitare nuove tecnologie fondamentali per la decarbonizzazione”.

Come funziona il meccanismo incentivante

Innanzitutto per accedere agli incentivi previsti dal decreto FER2 occorrerà partecipare e aggiudicarsi le aste che saranno bandite dal Gse (Gestore Servizio Elettrico).

Il decreto fissa delle tariffe base: si parte dai 100 euro per MWh impianti geotermici tradizionali con innovazioni con una vita utile di 25 anni fino ai 185 euro per MWh dell’eolico offshore sempre sullo stesso arco temporale. Un impianto fotovoltaico prevede una tariffa di 105 euro per MWh su 20 anni per gli impianti galleggianti in mare, mentre per il floating su acque interne sono previsti 90 euro per MWh per potenze comprese tra 1 e 1.000 kW, e 75 euro per MWh oltre i 1000 kW. Sul solare termodinamico, invece, sono tre i livelli: 300 euro per MWh per potenze comprese tra 1 e 300 kW; 240 euro al MWh tra 300 e 5000 kW; e, infine, 200 euro al MWh se si superano i 5mila kW. Il decreto incentiva anche gli impianti da energia maremotrice, del moto ondoso e alimentati da altre forme di energia marina, fissando una tariffa, per tutte le potenze e su 20 anni, di 180 euro per MWh.

Tuttavia il reale costo da sostenere varierà a seconda dei futuri prezzi dell’energia. L’incentivo effettivo infatti sarà erogato tramite un contratto bidirezionale per differenza per ogni kilowattora di energia elettrica prodotta e immessa in rete e sarà assicurato per una durata pari alla vita utile delle centrali. Il Gse calcolerà la differenza tra la tariffa base spettante e il prezzo dell’energia elettrica zonale orario (ovvero il prezzo nel momento in cui avviene l’immissione in rete e nell’area di mercato in cui è localizzato l’impianto): se il risultato sarà positivo, l’incentivo sarà pari alla differenza, diversamente si procederà a conguaglio o sarà richiesta la differenza all’operatore.

Inoltre la tariffa base spettante agli operatori che realizzeranno gli impianti subirà una decurtazione: del 3% all’anno dal 2025 al 2028 per gli impianti oltre i 300 kilowatt di potenza e dal 2026 al 2028 per quelli con potenza inferiore.

Il tetto di spesa massimo

La Commissione Ue ha quantificato in 35,3 miliardi di euro il massimale di spesa che le casse dello Stato italiano da dividere ovviamente per il numero di anni di vita utile degli impianti. Il costo stimato sulle finanze pubbliche è quindi di circa 1,85 miliardi l’anno che saranno poi recuperati attraverso le bollette dei consumatori attraverso la voce Oneri generali di sistema, esattamente come avvenuto fino a oggi per i precedenti incentivi che hanno favorito la creazione di impianti da fonti rinnovabili e che sono in scadenza nei prossimi anni.

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