Le nuove norme sugli appalti, introdotte dal decreto fiscale, che obbligano il committente a versare tutte le ritenute fiscali operate dalle imprese appaltatrici, affidatarie e subappaltatrici che fanno largo uso di manodopera per le commesse superiori a 200mila euro e a certificare il versamento attraverso il modello F24 non rispondono alle esigenze del tessuto economico italiano. Questo, infatti, si compone soprattutto di micro, piccole e medie imprese, che molto spesso “non hanno al loro interno una struttura che permette di controllare le ritenute della filiera degli appalti”. A evidenziarlo il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, intervenendo a “Punti di vista”, il programma della web tv dei Consulenti del Lavoro, per commentare il decreto fiscale - Legge 19 dicembre 2019, n. 157 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, recante disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.301 del 24 dicembre - e la legge di bilancio 2020.
Secondo De Luca negli ultimi anni il metodo introdotto dal Legislatore è quello di “ribaltare su imprenditori e professionisti un ruolo di controllo che invece dovrebbe appartenere allo Stato (un esempio sono le norme antiriciclaggio), adottando interventi massivi che non premiano l’imprenditore virtuoso, ma al contrario lo riempiono di adempimenti”. Un sistema, quindi, che crea solo complicazioni e non facilita il rapporto tra Fisco e contribuenti. “Gli imprenditori ci dicono che vorrebbero essere sgravati dalla burocrazia”, sottolinea il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, auspicando che il controllo telematico delle ritenute negli appalti “si trasformi in una disposizione” che faciliti dal punto di vista operativo le imprese, messe a dura prova da provvedimenti come questo o dall’impossibilità di compensare i crediti Iva maturati. Con conseguenti difficoltà nella gestione dei processi aziendali. Eppure, come rassicura in studio l’on. Gian Mario Fragomeli (PD), il ruolo di controllo del committente sull’appaltatore e subappaltatore “è stato ridimensionato fortemente”. Inoltre, grazie all’accordo con l’Agenzia delle Entrate, da qui a poche settimane “la possibilità di verificare l’F24 avverrà in modalità prettamente telematica” e quindi “l’incombenza da parte del committente sarà molto ridotta”. A far discutere sono anche le sanzioni sul contrasto all’evasione fiscale che, seppure ridimensionate nel passaggio del testo alla Camera, prevedono la pena detentiva fino a 8 anni per i reati tributari più gravi. Una “visione sbagliata e contrapposta alla realtà quella che il Governo e la maggioranza hanno del Paese”, ha dichiarato l’on. Marco Osnato (FdI), anche lui presente al dibattito. “È tutto un ribaltarsi verso il contribuente di adempimenti che dovrebbero stare in capo allo Stato, un appesantimento durissimo che porterà nuovi costi a imprese, professionisti e cittadini rispetto alla gestione, appunto, del rapporto col Fisco”. L’auspicio dell’onorevole è quindi di giungere presto a un nuovo Governo che metta mano a questo comparto, “perché il rischio che ancora molte più imprese vadano in sofferenza o addirittura chiudano è evidente”, ha sottolineato. In chiusura, dopo aver ascoltato il parere dei deputati sulle misure della manovra pensate per la famiglia e sulle contestate tasse sulla plastica, sulle bevande zuccherate e sulle auto aziendali, che entreranno in vigore a luglio e a ottobre 2020, il Presidente De Luca ha ribadito la necessità di dare maggiore sostegno all’impresa e al lavoro autonomo. “Vorrei che la manovra finanziaria nel 2021 potesse puntare sullo sviluppo, sugli investimenti, su una visione di Paese che porti alle aziende ad aumentare il loro volume d’affari e, quindi, a partecipare alla crescita complessiva della nostra economia e conseguentemente dell’occupazione”.
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