“Basta condoni edilizi in Italia. L’Aula del Senato abbia il coraggio di modificare il Decreto Genova approvando e licenziando un testo che non contenga più quelle norme salva abusi previste per Ischia e per le zone terremotate del Centro Italia. Lo faccia confermando l’approvazione dell’emendamento all’articolo 25, passato ieri sera in Commissione Ambiente e Lavori pubblici, che sopprime il condono nell’isola di Ischia (LEGGI TUTTO). Ma anche modificando l’articolo 39-ter per evitare, nei comuni terremotati del Centro Italia, di estendere la sanatoria degli abusi fino ad agosto 2016. Il 2003 sia l’ultimo condono! Le tragedie delle ultime settimane, causate da eventi metereologici estremi e dal diffuso dissesto idrogeologico in cui versa il nostro Paese, ci ricordano che la priorità della Penisola deve essere quella di garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio avendo il coraggio di chiudere i conti con il passato e con la moda dei condoni. Il Governo e il Parlamento affrontino anche il ritardo assurdo accumulato in 33 anni nella valutazione delle richieste di condono presentate nel 1985, 1994, 2003 che ancora giacciono nei Comuni italiani, stimate in circa 5 milioni, e che aspettano di essere valutate. È una situazione ingiusta nei confronti di chi avrebbe diritto al condono, che non può intervenire per mettere in sicurezza o riqualificare gli edifici, e che non consente di individuare gli edifici abusivi che andrebbero abbattuti evitando di mettere in pericolo la vita delle persone”.
È questo in sintesi l’appello che Legambiente, Associazione nazionale costruttori edili, Cgil, Cisl, Uil, Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil, Anci Marche, Consiglio Nazionale Architetti, Coord. Enea Flc-Cgil, Accademia Kronos, Libera, Rete della Conoscenza, Sigea-Società Italiana di Geologia Ambientale e Symbola lanciano oggi nel giorno in cui il Decreto Genova approda nell’Aula del Senato, dopo il voto della Camera dei deputati, per ribadire il proprio no ai condoni e chiedere ai senatori un atto di coraggio e responsabilità. Richieste che verranno rilanciate nel sit-in organizzato per domani giovedì 15 novembre alle ore 9.30 a Piazza Vidoni, vicino a Palazzo Madama.
Dal 1985 ad oggi in Italia sono stati approvati tre condoni edilizi che hanno regolarizzato edifici realizzati spesso in aree a rischio idrogeologico, sismico, costruiti anche con lavoro nero e/o materiali di scarsa qualità. Ogni condono doveva essere l’ultimo per garantire che si sarebbero chiusi i conti con l’illegalità e puntato su tutela del territorio e sicurezza del patrimonio edilizio. E invece anche nel 2018 la storia si ripete.
Per la ricostruzione post terremoto a Ischia, l’articolo 25 del Decreto prevede di regolarizzare edifici che per i condoni del 1994 e 2003 sono insanabili, perché le richieste di condono sarebbero valutate esclusivamente con la legge del condono tombale del 1985, molto permissiva nei vincoli idrogeologici e sismici. Per la ricostruzione post terremoto nelle quattro regioni del Centro Italia, l’articolo 39-ter del Decreto riapre la sanatoria fino ad agosto 2016 permettendo di sanare, a prezzi scontati, abusi recenti fatti nei 13 anni dall’ultimo condono del 2003. Il rischio evidente delle due sanatorie è che quanto concesso a Ischia e nel Centro Italia sia chiesto che venga allargato in altri Comuni alla prima occasione utile, aprendo a una sanatoria diffusa che sarebbe un incredibile volano per nuovi abusi edilizi.
Per questo Legambiente, i rappresentanti dei costruttori, dei lavoratori edili, dei comuni colpiti dal sisma, degli architetti e dei geologi, degli studenti, e di varie associazioni della società civile chiedono di:
- confermare nell’Aula del Senato l’eliminazione dall’articolo 25 del Decreto Genova la frase finale "per la definizione delle istanze di cui al presente articolo, trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui a Cap. IV e V della legge 28 febbraio 1985, n.47”. L’esigenza di accelerare la valutazione delle pratiche di condono presentate nel 1985, 1994, 2003 può essere soddisfatta dalla già prevista assunzione di personale nei tre Comuni coinvolti, per i quali deve essere garantita che abbiano la necessaria competenza e quindi siano architetti, ingegneri, geometri, geologi;
- sostituire all’articolo 39-ter del Decreto Genova la data di agosto 2016, per cui è possibile sanare gli abusi, con i termini fissati dall’ultimo condono del 2003. L’esigenza di sanare alcuni interventi che vengono definiti "vecchi e limitati” per dare un’accelerata alla ricostruzione sarebbe ampiamente soddisfatta. Coloro che negli ultimi 13 anni hanno realizzato abusi edilizi non meritano certamente un premio;
- prevedere nella Legge di Bilancio risorse per i Comuni destinate all’assunzione temporanea di personale tecnico per smaltire le pratiche di condono ancora aperte.
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