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Decreto Genova, dai sindacati degli edili 10 domande al Governo

I 360 milioni previsti per i prossimi 12 anni sono sufficienti? Perché dobbiamo far pagare ai cittadini quanto poteva da subito pagare Aspi?

giovedì 4 ottobre 2018 - Redazione Build News

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A poche ore dall’assemblea nazionale dei delegati dell’edilizia, in programma oggi all’auditorium di Via Rieti a Roma con inizio alle ore 10:00, i sindacati delle costruzioni di Cgil Cisl Uil pongono al Governo 10 domande sul decreto Genova. Domande su cui “ci aspettiamo di avere risposte - fanno sapere le segreterie nazionali di Feneal Filca Fillea - così come ci aspettiamo una risposta alla richiesta avanzata al Governo di istituire al più presto un tavolo per una strategia di rilancio del settore, con il ruolo attivo della Presidenza del Consiglio, delle grandi imprese, delle grandi stazioni appaltanti pubbliche e dei lavoratori del settore”.

10 DOMANDE AL GOVERNO SUL DECRETO GENOVA

1) Non appare contraddittorio con lo spirito del Decreto e con la stessa nascita della Cabina Strategia Italia (art. 40), preoccuparsi del rilancio di Genova e della Liguria e di fatto bloccare le risorse per i cantieri già avviati, come quelli per il Terzo Valico?

2) Perché il decreto non prevede di stabilizzare la quota 60-40 per le manutenzioni in house, stralciando da tale percentuale tutti i lavori di nuova costruzione? Sarebbe il giusto segnale per accelerare Grandi opere, viabilità e progetti di manutenzione.

3) Escludere dai lavori gli operatori economici che hanno partecipazioni dirette o indirette in società concessionarie, non rischia di generare contenziosi e allungare i tempi? I 360 milioni previsti per i prossimi 12 anni sono sufficienti? Perché dobbiamo far pagare ai cittadini quanto poteva da subito pagare Aspi? Non sono troppo diluite nel tempo le risorse per garantire la certezza di pagamento dei Sal (Stato Avanzamento Lavori)?

4) Le lavoratrici e lavoratori di Autostrade, Pavimental, Spea ecc. beneficeranno di appositi ammortizzatori sociali, così come tutti i lavoratori, subordinati o autonomi, cui lavoro è stato comunque ridotto dagli eventi del crollo e da questo decreto?

5) Tutto il processo del nuovo ponte (dalla demolizione alla ricostruzione) avverrà senza gara e in deroga totale al Codice degli Appalti, con assegnazione diretta dei lavori. Vi sarà separazione tra progettazione ed esecuzione? Quale normativa anticorruzione, coordinata dall’Anac, si prevede? Si applicheranno le norme del Codice Appalti e del contratto nazionale dell’edilizia sul limite ai subappalti e sull’applicazione del contratto ai lavoratori? Si applicheranno le Terze Linee Guida antimafia come nel caso della ricostruzione del Centro Italia (settimanale di cantiere inviato anche alle Casse Edili)?

6) Perché la ricostruzione privata a Ischia non è stata equiparata a quella pubblica, con relative tutele previste dal Codice? Anche in questo caso, infatti, con i soldi pubblici, viene finanziato il 100% della ricostruzione. Perché è stata portata a 258 mila euro (dai 150 mila previsti) la soglia per la qualificazione delle imprese ai sensi dell’articolo 84 del Codice? Pur prevedendo la procedura senza gara e senza pubblicazione dei bandi, si applicherà per la ricostruzione degli edifici pubblici l’Offerta Economicamente più Vantaggiosa, visto il richiamo all’art. 77 del Codice? Interventi come quelli istitutivi del Durc per Congruità, condiviso dai sindacati e dalle associazioni datoriali, già applicati in altre circostanze analoghe, saranno replicati?

7) Quale interlocuzione ci sarà tra l’Autorità per i Trasporti, la nuova Agenzia e le organizzazioni sociali direttamente interessate dalla loro attività?

8) Il Decreto prevede una modifica formale del Commissariato Governativo per la ricostruzione del Centro Italia dopo il sisma del 2016. Vi sarà presto una nuova nomina? La strategia di tenere insieme ricostruzione e sviluppo aree interne sarà confermata?

9) L’art. 42 torna a destinare agli enti locali proprietari le risorse per la progettazione degli interventi per la messa in sicurezza delle scuole, dopo la chiusura della struttura di coordinamento Scuole Sicure. Visto che la maggior parte delle risorse finora stanziate non è stata spesa proprio per la carenza di organico o competenze degli enti locali, non si ritiene così di ritardare ulteriormente la messa in sicurezza delle scuole italiane? Non sarebbe stato meglio intervenire per qualificare le stazioni appaltanti locali, ridurne il numero, individuare centrali aggregate in condizione di progettare anche gli esecutivi?

10) Tutto il Decreto non prevede, a differenza del passato, il coinvolgimento delle forze sociali, sindacali e datoriali. Eppure per la ricostruzione è fondamentale il coinvolgimento oltre che degli Enti Locali anche della società civile e delle forze produttive. Questo anche al fine di evitare infiltrazioni, problemi, disagio sociale. Il Governo, direttamente o tramite i Commissari, cosa intende fare? Darà qualche indicazione al riguardo?

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