Intervenire sul ministero dello Sviluppo economico per garantire un adeguato livello di incentivazione per lo sviluppo futuro del settore agroenergetico, nel pieno rispetto dei principi di sostenibilità ambientale ed economica.
E’ quanto chiede il neo coordinatore di Agrinsieme Dino Scanavino al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, in una lettera (qui sotto in allegato) inviata in occasione dell’avvio da parte del Mise del procedimento di concertazione con Mipaaf e ministero dell’Ambiente, finalizzato all’imminente emanazione del decreto che dovrà ridefinire gli incentivi per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili non fotovoltaiche.
Fermo restando che, grazie all’impegno del Mipaaf, sono stati già concordati con il ministero dello Sviluppo economico importanti miglioramenti della proposta di decreto di particolare rilevanza, quali ad esempio la possibilità di poter continuare a utilizzare negli impianti a biogas la sansa umida proveniente dai frantoi con lavorazione a due fasi, contingenti più elevati per il settore delle biomasse e del biogas, l’inserimento di nuove colture non alimentari nella tabella 1 b del DM 6 luglio 2012, che si auspica siano effettivamente recepiti nella stesura finale del decreto - spiega Scanavino - rimangono ancora irrisolti gli aspetti legati alla definizione di adeguati livelli di incentivazione.
DRASTICA RIDUZIONE DELLE TARIFFE INCENTIVANTI PER BIOGAS E BIOMASSE. “La bozza del decreto, difatti, prevede un severo taglio alle tariffe incentivanti per l’energia elettrica prodotta da fonti non fotovoltaiche. In particolare - sottolinea il coordinatore di Agrinsieme, che riunisce in un accordo interassociativo Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari - per biogas e biomasse le tariffe incentivanti proposte sono drasticamente ridotte rispetto al precedente decreto DM 6 luglio 2012, a tal punto da pregiudicare nel prossimo futuro ogni possibilità di sviluppo di questo settore”.
Come Agrinsieme “chiediamo che gli impianti a biomasse e biogas nella prima soglia di potenza fino a 300 kWe, possano beneficiare della stessa tariffa base già prevista nel precedente decreto 6 luglio 2012 anche oltre il termine dei 12 mesi fissato dall’articolo 7. Si tratta di impianti di piccola taglia che utilizzano prevalentemente sottoprodotti e che per le loro caratteristiche valorizzano la filiera corta, le risorse del territorio, le imprese agricole e forestali e che quindi attivano lo sviluppo sostenibile e responsabile a scala locale - osserva Scanavino -. Riteniamo necessario, inoltre, prevedere per gli impianti a biomasse e biogas, indipendentemente dalla potenza, un periodo più lungo, da 12 mesi a 18 per accedere agli incentivi di cui al DM 6 luglio 2012. A tal fine occorre modificare l’art. 7 dell’attuale bozza di decreto”.
PRESERVARE UN ADEGUATO LIVELLO DI INCENTIVAZIONE PER GLI IMPIANTI DEL SETTORE DELLA COOPERAZIONE CHE OPERANO CON BIOMASSE DI PROVENIENZA NAZIONALE. In tale contesto “occorre preservare un adeguato livello di incentivazione per gli impianti del settore della cooperazione che operano con biomasse di provenienza nazionale, tenuto conto anche dell’eliminazione dei premi ambientali prevista dal nuovo decreto. Come occorre - aggiunge il coordinatore di Agrinsieme - anche una revisione del sistema di calcolo dell’incentivo per gli impianti a biomasse, ai quali dal 2016 si applicherà la tariffa onnicomprensiva, in relazione all’andamento del mercato dell’energia”.
Il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari resta a disposizione per un approfondimento sui temi in questione, conclude Scanavino nella lettera a Martina, anche “attraverso uno specifico incontro con i ministeri interessati”.