Siamo a una svolta nella lotta contro l’abusivismo edilizio. Nel decreto semplificazioni, che ha ricevuto l’ok definitivo dalla Camera ed è quindi stato convertito in legge, è stato accolto un emendamento proposto da Legambiente e presentato dai senatori De Petris, Errani, Grasso, Laforgia, Nugnes e Ruotolo, che può consentire finalmente di voltare pagina rispetto alle mancate demolizioni delle case costruite illegalmente. Grazie all’intervento dei prefetti e al supporto del genio militare, infatti, potranno essere attivate le ruspe, ancora oggi sostanzialmente ferme: oltre l’80% degli immobili colpiti da ordinanze di demolizione, infatti, è ancora in piedi.
“L’abusivismo edilizio nel nostro Paese è un fenomeno devastante e costantemente alimentato dai mancati abbattimenti e, quindi, da una sostanziale impunità – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani -. Per questo riteniamo fondamentale la modifica introdotta nella nuova legge, che avoca ai prefetti l’esecuzione degli interventi, ferme restando tutte le competenze dei Comuni in tema di controllo urbanistico del territorio e di repressione dei reati, ivi comprese le ordinanze di demolizione. Perché è necessario intervenire sul meccanismo su cui si basano le demolizioni, prendendo atto del suo fallimento ad oggi stante l’inerzia degli enti locali a causa del ricatto elettorale”.
Secondo i numeri pubblicati nel Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente, elaborati dal Cresme, gli abusi edilizi realizzati in un solo anno, tra nuove costruzioni e ampliamenti significativi del patrimonio immobiliare esistente, sono stati oltre 17mila. Una cifra pari a circa il 16% delle costruzioni immobiliari realizzate nel 2018. E il giro d’affari del mercato illegale generato dall’abusivismo edilizio, lungo tutta la filiera, è stimato da Legambiente in circa 2,3 miliardi di euro. “In Italia, dal 2004, anno dell’ultimo condono edilizio, al 2018 sono stati ben 71.450 gli immobili colpiti da ordinanze di demolizione, secondo i dati forniti da 1.804 Comuni. Non a caso le aree più coinvolte sono quelle costiere, più appetibili per l’industria del mattone illegale, con una media di 247 ordini di abbattimento per ogni Comune – sottolinea il responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana –. Da anni denunciamo nel rapporto Ecomafia tutti i numeri del business alimentato dal mattone illegale e le sue conseguenze, non solo ambientali e paesaggistiche, ma anche di concorrenza sleale verso le imprese edili che operano nella legalità. Monitoreremo con cura la corretta applicazione di questa importantissima norma”.