Ieri, 6 aprile, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Siccità. La nuova norma punta a snellire le procedure autorizzative e a velocizzare gli iter per la realizzazione delle infrastrutture idriche e per la sicurezza e la gestione degli invasi. Tra le novità, l'istituzione di una Cabina di Regia e della figura di un Commissario Straordinario per gestire al meglio la risorsa idrica. Abbiamo approfondito il contenuto del nuovo decreto insieme a Marco Casini, Segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Centrale.
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Decreto Siccità, quali sono le principali novità introdotte?
Il Consiglio dei Ministri ieri ha varato il nuovo decreto sulla siccità, il decreto è di estrema importanza perché vuole affrontare in modo organico la questione del clima e di come questo sta incidendo sulle risorse idriche del nostro Paese. La prima novità importante è l’istituzione di una cabina di regia che coinvolge tutti i Ministeri competenti e che avrà un compito di indirizzo, coordinamento e monitoraggio e che tra le sue prime attività si occuperà di fare una ricognizione di quelli che sono gli interventi più urgenti da attuare nell'immediato per far fronte alla crisi idrica.
Altre attività riguardano anche l'avvio di percorsi di efficientamento delle reti idriche. Molto importante sarà la possibilità di riutilizzare le acque reflue soprattutto in agricoltura; dove è presente una Direttiva e il testo di un Decreto che già prevedono questo ma mancano i ancora i decreti attuativi.
La figura del Commissario
Alcuni di questi interventi saranno destinati a essere attuati da un Commissario, quindi una figura che sarà nominata subito dopo l'entrata in vigore del decreto e che rimarrà in carica almeno fino al 31 dicembre del 2023, con possibilità di proroga fino al 31 dicembre del 2024.
Il Commissario si avvarrà del supporto degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici istituiti nei diversi bacini distrettuali e che avranno il compito di fornire tutti i dati utili per poter fare una corretta programmazione e controllo delle attività. Le attività che il Commissario dovrà fare sono molte e tra queste una delle più interessanti è quella che porta ad una ricognizione degli invasi esistenti che hanno bisogno di essere sghiaiati e sfangati.
In Italia abbiamo oltre 500 grandi dighe costruite però almeno cinquant'anni fa, che nel tempo si sono riempite di terra e sedimenti, non è mai stata fatta una manutenzione vera di pulizia, per cui le capacità teoriche di progetto per un invaso non sono più disponibili oggi perché l'invaso per il 50-60% è pieno di detriti.
Gli impianti di desalinizzazione
Nel testo appena approvato si dà la possibilità alle Regioni
di autorizzare fin da subito l'utilizzo di queste acque. Inoltre nel testo è presente anche una parte dedicata agli impianti di desalinizzazione. Nel
mondo ce ne sono oltre 16.000 e la desalinizzazione viene attuata in oltre 180
paesi, quindi è una tecnologia industrialmente matura. Nel nostro paese è
ancora poco utilizzata mentre in Spagna ci sono oltre 700 impianti per esempio.
Questa tecnologia consente di far passare l'acqua salata
attraverso una membrana, quindi si tratta di un processo di osmosi inversa che consente
di trattenere i sali e di avere dall'altra parte l'acqua perfettamente
depurata, quindi senza nessun elemento al suo interno.
Qual è il problema ancora di questi impianti, di queste
tecnologie? Certamente il costo energetico perché questa operazione è
dispendiosa, servono circa 10 kilowattora per circa 4000 litri d'acqua trattati.
Quindi è importante che questa attività venga realizzata con fonti rinnovabili
perché se uso le fonti fossili recupero da una parte ma creo un problema dalla
parte opposta. Secondo problema riguarda l’impatto ambientale della salamoia,
quindi il prodotto di scarto che contiene anche rame e altri elementi
pericolosi che se sversati nel corpo idrico ricettore (il mare) possono
localmente creare dei problemi.
Quindi è importante fissare dei limiti però nulla di insormontabile. È importante portare avanti la desalinizzazione perché in alcuni contesti come Barcellona, la città è alimentata quasi interamente con questi impianti. Nel contesto italiano la desalinizzazione non dovrà rappresentare la fonte principale di approvvigionamento ma un utile supporto a tutto il resto.
Qual è l'obiettivo del Decreto Siccità?
L'obiettivo del decreto è quindi da un lato acquisire una
conoscenza del territorio la più profonda possibile in termini di disponibilità
della risorsa, in termini di domanda di risorsa idrica da parte degli
agricoltori, da parte dell'industria, da parte idropotabile. Una volta acquisita
questa informazione, iniziare rapidamente una programma di interventi che dovrà
riguardare la rete idrica che attualmente perde il 40% dell'acqua che
trasporta. Non è più tollerabile! Recuperando
le capacità di progetto e realizzare nuovi invasi, recuperare le acque reflue.
A quanto ammonterà la spesa per questi interventi di ammodernamento?
Un l'obiettivo di questo decreto è anche quello di arrivare proprio a una conoscenza degli interventi da attuare e quindi del costo da sostenere, perché ci sono diverse stime su e gli investimenti da fare. Si parla di 8 miliardi per la rete idrica etc. Però la verità è che un quadro chiaro di tutti gli interventi da effettuare ora manca. Allora questa ricognizione del Commissario, anche di individuare entro il 30 giugno gli invasi che hanno bisogno di essere ripuliti, questo è l'obiettivo anche del decreto, perché poi da lì che probabilmente verranno stanziate risorse anche dal PNR, quindi spostati da un progetto che magari ha meno senso, che non sta andando verso interventi di questo tipo, quindi ripeto, obiettivo del decreto è proprio quello di arrivare rapidamente a un quadro conoscitivo che consenta di porre in essere tutta una serie di azioni perché è un quadro conoscitivo che a livello nazionale e soprattutto centrale di governo in realtà manca perché l'acqua non è mai stata gestita in modo strutturato ma magari fatto sempre locale ma oggi serve un approccio diverso.