di Franco Metta
La proroga del blocco degli sfratti, inclusa nel maxi-emendamento al Decreto Sostegni passato ieri in Senato, è destinata ad essere accompagnato da polemiche e contenziosi. Come spiega Corrado Sforza Fogliani sulle pagine del Sole 24 Ore, il Tribunale di Trieste ha infatti sollevato la questione della costituzionalità del blocco delle esecuzioni di rilascio e ora il provvedimento è all’esame della Consulta.
Nello specifico è messa in discussione la costituzionalità dell’art. 103, comma 6 del D.L. 17 marzo 2020, n.18 con cui è stata disposta la “sospensione” dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, nonché dell’art.13, comma 13 del D.L. 31 dicembre 2020, n. 183 “sia nella parte in cui sospende i provvedimenti di rilascio anche per situazioni estranee all’emergenza sanitaria quali le situazioni di morosità antecedenti al manifestarsi della pandemia”, sia in quella in cui si impedisce al giudice dell’esecuzione di deliberare e valutare e decidere nel merito, come scrive David Di Paoli Paulovich, giudice per l’esecuzione pendente e interessato al caso.
L’ordinanza del Tribunale di Trieste, trasmessa anche al Presidente del Consiglio e ai Presidenti di Camera e Senato, fa notare che “non può giustificarsi ed è palesemente irragionevole” la sospensione dei rilasci per morosità antecedenti la pandemia, e l’aggravamento della posizione del proprietario “quasi che egli non dovesse subire i contraccolpi della pandemia allo stesso modo, o anche maggiormente, in confronto all’occupante”.
In definitiva “non si comprende la ragione per cui non debba prevalere il ripristino della legalità violata”, si legge nell’ordinanza, anche se è “la mancata considerazione delle rispettive concrete situazioni, del proprietario e dell’occupante abusivo, ciò che non è più costituzionalmente tollerabile”.
Il rischio, afferma il Tribunale, è che la misura possa tramutarsi “in una fattispecie legittima di esproprio in senso sostanziale senza indennizzo, con penalizzazione di un legittimo investimento derivante dall’impiego del risparmio nel settore immobiliare”. Infine vi è il richiamo ai pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell’uomo, che già dal 2002 ha censurato ritardi e dilazioni dell’esecuzione dei ritardi. Un chiaro segnale che si è disposti a risolvere la questione anche oltre i confini nazionali.