Licenziamento di 3mila lavoratori tra servizi, lavori e manutenzioni: sarebbe questo uno degli effetti di una approvazione, senza ulteriori modifiche, del testo in discussione alla Camera sulla delega appalti.
A lanciare l'allarme il segretario nazionale della Fillea Cgil, Dario Boni, che chiede correzioni alla norma che stabilisce la percentuale di opere da mettere a gara: “E’ stato fatto un passo avanti rispetto al precedente testo, che prevedeva la messa a gara del 100% degli appalti, abbassando la quota all’80% e lasciando il restante 20% all’affidamento diretto”, ma per il settore delle manutenzioni stradali e delle progettazioni non basta.
NON BASTA RIDURRE GLI AFFIDAMENTI DIRETTI DELLE OPERE AL 20% E METTERE A GARA IL RESTANTE 80%. Oggi, ricorda Boni, “le manutenzioni e le progettazioni vengono affidate a società costituite ad hoc, altamente specializzate, alcune di queste diventate negli anni leader nazionali, come Pavimental (900 lavoratori), Spea (650 lavoratori) Itinera (750 lavoratori) ed ABC (140 lavoratori). Il risultato di questo sistema è sotto gli occhi di tutti: garantisce tempi più rapidi (3 anni contro i 7 delle opere mandate a gara), migliore qualità e sicurezza per i lavoratori, oltre che modalità di affidamento certe e trasparenti, perché si utilizza il criterio della media dei ribassi d’asta stabilito da Anas e controllato dal Mit”.
Per la Fillea ridurre gli affidamenti diretti delle opere al 20% e mettere a gara il restante 80% non è sufficiente, perché “a quelle gare Pavimental, Spea e le altre affidatarie non potranno partecipare, e questo avrà due ricadute: da una parte il licenziamento dei lavoratori, la perdita delle professionalità acquisite e la chiusura di numerose aziende, e dall’altra un inevitabile peggioramento della qualità e dei tempi di realizzazione dei lavori autostradali, perché si farà spazio ad associazioni di imprese che dovranno occuparsi dei complessi adempimenti – dalle opere di monitoraggio alla programmazione ed esecuzione dei lavori – senza disporre dell’idonea struttura di impresa, vincendo le gare in base a criteri di mera economicità”.
Non si tratta di “togliere il monopolio ai soliti noti, come qualcuno ha provato a far credere”, precisa Boni, “il sindacato non fa il tifo per questa o quella impresa ma per i lavoratori. Per questo chiediamo di modificare il comma” per garantire “una continuità lavorativa a migliaia di maestranze altamente qualificate e si sosterrà un processo produttivo efficace ed efficiente.”