Il governo ha discusso e approvato martedì la legge di delega fiscale, mentre è ancora in corso la campagna elettorale: tra dieci giorni si terranno infatti i ballottaggi in quei Comuni con oltre 15 mila abitanti dove l’esito non è stato deciso al primo turno, incluse due delle prime quattro città più popolate d’Italia: Roma e Torino.
Draghi si è subito difeso affermando che l’azione del governo non può seguire il calendario elettorale, ma di fatto ha offerto il fianco a Matteo Salvini e alla Lega, che non ha partecipato al Cdm non solo per una questione di metodo ma soprattutto di merito. L’esecutivo ha infatti inserito nella legge delega lo spauracchio della revisione degli estimi catastali, anticamera per una possibile anche se lontana revisione delle attuali rendite.
Salvini parla apertamente di “patrimoniale nascosa”, e anche se letteralmente il testo cita due volte all’art. 7 comma 2a e 2b il termine “valore patrimoniale” e non “tassa patrimoniale”, è facile intuire che questa banca dati sugli effettivi valori di mercato, che il governo vuole costituire e aggiornare periodicamente, possa in futuro servire per riformare proprio la tassazione sulla casa.
Quindi al momento non c’è niente, ma tanto basta per scatenare la bagarre politica in un momento in cui gli elettori sono chiamati a esprimersi.
Sarà pur vero che il calendario del governo non deve coincidere con quello elettorale, ma è altrettanto vero che se si crede fino in fondo in una riforma si deve cercare di portala a casa, e non creare anche futili motivi che possano mandare tutto a monte ancor prima della sua nascita. Tra un paio di settimane sapremo se il casus belli della riforma del catasto avrà inciso sull’esito delle amministrative. Se così fosse siamo certi che qualcuno rimprovererà a Draghi la tempistica di discussione e approvazione della legge delega.
Franco Metta
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