I cambiamenti climatici ci sono sempre stati ma il
surriscaldamento della Terra a cui assistiamo da circa 150 anni è anomalo - su
questo c'è oramai unanimità da parte della comunità scientifica internazionale
- ed è causato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama effetto serra
antropico e si aggiunge all’effetto serra naturale. È probabilmente il nodo
principale del nostro tempo, la sfida a cui è necessario dare risposta, sapendo
che servono accordi internazionali efficaci tra Stati ma che anche il
contributo dei singoli è necessario. "Noi sappiamo che il mare è fatto di
tante singole gocce d'acqua e che ognuno nel suo piccolo può fare la differenza
- afferma Franco Villa, Country Manager Derbigum Italia -, e per questo come
azienda abbiamo messo in moto da tempo molte azioni per ridurre le emissioni di
C02 e contribuire a uno stile di vita più sostenibile".
Tale consapevolezza è parte del patrimonio aziendale da più
di trent'anni. Derbigum è attiva in tale direzione dagli anni Novanta del
secolo scorso, arrivando a brevettare un suo sistema di recupero interno che le
permette di creare una nuova materia prima riciclata. Si tratta del Derbitumen,
materiale che utilizza per la produzione di membrane impermeabili con una
elevata percentuale di riciclato. L'obiettivo, sostenuto da investimenti in
ricerca e sviluppo importanti, è aumentare sempre più le percentuali di
riciclato nei suoi prodotti per recidere sempre più la dipendenza dal petrolio.
Le soluzioni sostenibili Derbigum
Risparmiare acqua. Si può decidere di impermeabilizzare il
proprio tetto con membrane delle linee Aquatop, Derbibrite NT e Vaeplan, che non alterano il pH
dell’acqua e permettono quindi di raccogliere l'acqua e riutilizzarla per
lavare l'automobile, innaffiare il giardino, per gli scarichi del bagno e molto
altro. I vantaggi? Per l'ambiente ovviamente, e per il portafogli.
Risparmiare energia. Membrane bianche riflettenti come il
Derbibrite NT, il Vaeplan, il Derbicolor FR bianco e il
Derbicolor FR PV
abbassano la temperatura superficiale del tetto e aiutano quindi a ridurre la
temperatura interna degli edifici, con conseguente significativo risparmio per
l'impianto di climatizzazione durante i mesi estivi. Significa meno energia
utilizzata e minori emissioni di C02.
Tetti fotovoltaici. Le membrane bianche riflettenti sono idonee
anche per l’installazione di impianti fotovoltaici perché permettono di
riflettere i raggi solari, aumentando la quantità di irraggiamento sui
pannelli. Un tetto bianco riflettente ha anche una temperatura superficiale più
bassa rispetto ad un tetto con una membrana scura, migliorando la resa
dell'impianto e riducendo quindi ulteriormente le emissioni di CO2.
Tetti verdi. Derbigum SP AR, Derbigum GC AR e Vaeplan
sono prodotti studiati anche per allestire un giardino sul tetto. Che fa
risparmiare (se lo trasformate in orto), diventa un tampone naturale che riduce
le temperature interne dei locali, rinfranca lo spirito e crea delle oasi verdi
nelle città surriscaldate, produce ossigeno attraverso le piante. Tanti
vantaggi che vanno a braccetto con minor utilizzo di energia per il
raffrescamento e per i processi di depurazione dell'acqua.
Un po' di numeri
Scegliere una soluzione impermeabile come il Derbigum NT (almeno il 25% di riciclato), o il Derbitwin NT (almeno il 20% di riciclato), o una soluzione in doppio strato scegliendo come sottostrato il Derbicoat NT (con almeno il 30% di riciclato) aiuta a ridurre concretamente le emissioni di CO2. Per un’impermeabilizzazione di 1.000 mq, ad esempio, si possono evitare emissioni di CO2 fino a 5.420 kg Fonte INIES. Una soluzione di 1.000 mq in monostrato di Derbigum NT4, rispetto ad una soluzione in doppio strato bituminoso di cinque produttori europei, calcolata sull’intero ciclo di vita delle membrane, equivale a un risparmio di 165 giorni di emissioni GES (Gas Effetto Serra) di una persona europea. O, se si preferisce, a 24.908 km percorsi con un'automobile ad alimentazione termica, a 23.568 km percorsi in aereo, a 2.296.610 km percorsi in treno ad alta velocità, oppure a più di 14 anni di pasti vegetariani o circa 1 anno di pasti a base di carne di manzo (ipotizzando 2 pasti al giorno). Fonte: IMPACTCO2