“Spero di aver frainteso le affermazioni del Ministro di Maio all’Assemblea nazionale di Confartigianato circa l’esigenza di rimettere mano al Durc, definito dal ministro elemento di un sistema infernale”. È quanto dichiara Alessandro Genovesi, Segretario Generale della Fillea Cgil, al termine dei lavori dell’assemblea degli artigiani.
Il Documento di regolarità contributiva “attesta se un’impresa ha regolarmente pagato i contributi all’INPS, all’INAIL e, per il settore delle costruzioni, alla Cassa Edile, come sa bene lo stesso Di Maio, essendo l’azienda di famiglia, appunto, una piccola azienda edile. Se il Ministro - prosegue Genovesi - intende ripristinare il DURC come era prima dell’intervento del Ministro Poletti, cioè con validità a 3 mesi (e non a 6 come oggi) e specifico per cantiere (e non super generico), allora ci troverà d’accordo con lui nel contrastare i tanti abusi e il tanto lavoro grigio che ancora passa per le maglie non perfette dell’attuale Durc. Se invece, in una pur volenterosa e condivisibile opera di semplificazione e sburocratizzazione, confonde lucciole con lanterne e vuole permettere ad imprese che non pagano i propri dipendenti, non versano i contributi, alimentano lavoro nero e grigio, non rispettano i contratti di lavoro, di poter beneficiare di incentivi pubblici o di partecipare a gare e ad appalti perché l’importante è lavorare a prescindere, diciamo subito che non siamo d’accordo”.
“Queste ricette liberiste, neanche originali, sono state proprio la causa di tanta precarietà, tanti ricatti, tanti infortuni, soprattutto nei cantieri edili” aggiunge il leader degli edili Cgil, che invita il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro a tutelare “prima di tutto le imprese serie che pagano regolarmente stipendi e contributi - anche rateizzando il dovuto come è già previsto - e la competizione sana. Occorre evitare di confondere i diritti e le tutele dei lavoratori e della parte migliore dell’imprenditoria italiana, grande e piccola, con i famosi lacci e lacciuoli di berlusconiana memoria, che hanno portato solo a più evasione, più corruzione, più lavoro irregolare. Spero sinceramente - conclude Genovesi - che Di Maio non voglia diventare ministro del lavoro nero.”