La notizia è apparsa sul sito ufficiale dell’Ames National Laboratory del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, lo scorso primo maggio e ha per titolo: “Un nuovo processo affronta l’inquinamento su due fronti: rifiuti di plastica ed emissioni di carburante”.
Sì perché in effetti i ricercatori americani sono riusciti a prendere letteralmente due piccioni con una fava.
Innanzitutto attraverso un processo che utilizza catalizzatori selettivi sono riusciti a trasformare i polimeri della plastica in carburante diesel. Ma la cosa innovativa è che hanno utilizzato generica plastica di rifiuti, non quella appositamente concepita per essere riciclata in altra plastica come la PET per intenderci. E inoltre sono riusciti a ottenere un carburante, diesel appunto, un po’ più pulito di quello venduto ai distributori perché non contiene zolfo.
Da un lato quindi se il processo venisse industrializzato e commercializzato si otterrebbe un miglioramento in termini ecologici con meno rifiuti di plastica sparsi nell’ambiente (e nei mari sotto forma di microplastiche soprattutto) e dall’altro minori emissioni di zolfo. Resterebbe però la non trascurabile questione delle emissioni di CO2 in
atmosfera dal momento che si tratterebbe pur sempre di combustibili fossili e non di una fonte pulita (cioè senza emissioni) e rinnovabile.
“Allontanarsi” dai combustibili fossili entro il 2050
La plastica è infatti ottenuta partendo dal petrolio e come ricorderete il documento conclusivo della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) svoltasi a Dubai lo scorso dicembre, per la prima volta menziona i combustibili fossili e impegna i Paesi ad “allontanarsi” da essi entro il 2050. Un accordo storico per la conferenza, che mai era riuscita a superare l’opposizione dei Paesi produttori di queste fonti di energia altamente inquinanti.
Pertanto, aldilà dell’oggettiva importanza della scoperta dei ricercatori americani, occorrerà valutare tutti i pro e contro, ovvero i benefici e il ritorno economico nell’investire risorse e capitali in un nuovo processo industriale che poi magari potrebbe far fatica a raggiungere un breakeven, ovvero il pareggio.
I ricercatori sono consapevoli di questo, tant’è che giudicano la loro scoperta come una possibile soluzione ponte per affrontare in qualche modo, e almeno in parte, il problema enorme dei rifiuti. “C’è un vantaggio competitivo nel produrre diesel dalla plastica, se si riescono a bypassare le enormi raffinerie” ha affermato Aaron Sadow, il ricercatore che ha guidato l’esperimento. La cosa più interessante, però, è proprio la possibilità di contrastare la produzione di rifiuti, riducendo la quantità di plastica destinata alle discariche o dispersa nell’ambiente.