A circa un
anno dall’approvazione del progetto sono cominciati settimana scorsa i
lavori per la nuova “diga foranea” di Genova. A conti fatti si tratta dell’opera più costosa
prevista dal PNRR dal momento che l’investimento pubblico raggiunge 1,3
miliardi di euro, e superiore quindi al miliardo stimato lo scorso anni. Anche
per questo motivo sarà finanziata con una parte del cosiddetto fondo
complementare, cioè una quota di soldi garantiti dall’Italia per completare i
finanziamenti europei.
Il termine
dei lavori è previsto entro il 2026. Sarà lunga circa 6,2 chilometri e
costruita per far entrare in porto enormi navi portacontainer, le più grandi
mai costruite, lunghe oltre 400 metri, larghe 62 e con un carico di oltre
24mila TEU, lo standard minimo di un container. La diga attuale dista 550 metri
dalla costa, mentre La nuova diga sarà costruita a una distanza di 800 metri dalla
costa (più lontana rispetto a quella attuale) proprio per permettere anche alle
navi più grandi di ruotare su sé stesse in caso di manovra. Sarà inoltre
provvista di due ingressi separati per tenere distinto il traffico merci da
quello dei traghetti e della navi da crociera.
I lavori
saranno eseguiti senza interrompere il traffico portuale: si dovrà costruire un
basamento fatto di roccia a 50 metri di profondità, utilizzando in totale 7
milioni di tonnellate di materiale. Sul basamento verranno poi posizionati
cassoni in cemento armato alti 33 metri, larghi 35 e lunghi 67. I cassoni
saranno poi riempiti con materiale di risulta ricavato in parte dalla
demolizione della vecchia diga e in parte dallo scavo del fondale.
Si è
aggiudicato l’appalto per la costruzione un consorzio di imprese guidato da
Webuild (che ha costruito anche il nuovo porto di Genova) e a cui partecipano
anche Fincantieri Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra.
Circa mille saranno
le persone impegnate nei cantieri, tra assunzioni dirette e indirette. Non sono
mancate le critiche all’opera. Piero Silva, professore universitario di
pianificazione portuale all’università di Grenoble, consulente esterno delle
prime fasi progettuali, ha espresso dubbi sulle previsioni ottimistiche
dell’autorità portuale e lo ritiene un progetto sovradimensionato se paragonato
ai modesti obiettivi in termini di traffico container. Dubbi anche da un punto
di vista ingegneristico: “un rischio tecnico altissimo, prevedendo la diga su
uno spesso strato limoargilloso inconsistente, a profondità dove la
consolidazione di tale strato indispensabile è considerata dagli esperti
impossibile”. Infine per Silva ci sono rischi anche per la sicurezza della
navigazione poiché la rotta di ingresso e uscita delle navi dal porto non è
parallela, e in caso di brutto tempo questo potrebbe causare un impatto tra le
navi e la diga stessa.