Per martedì 18 aprile Dei Consulting e Quine hanno realizzato in collaborazione con l'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale un convegno per fare il punto su risorsa idrica, territorio e digitalizzazione. L'evento si terrà dalle 10.00 alle 13.30 sia in presenza - Acquario Romano, piazza Manfredo Fanti 47 di Roma - che in streaming con la possibilità di accredito di 3 CFP per ingegneri.
Obiettivo del Convegno è quello di illustrare insieme alle imprese leader del settore le attività già poste in essere e lo stato dell’arte sugli strumenti digitali più innovativi oggi a disposizione per far fronte alle nuove emergenze ambientali dovute ai mutamenti del clima ai quali il nostro Paese, già strutturalmente soggetto ai rischi naturali, è particolarmente vulnerabile. Abbiamo approfondito queste tematiche al centro dell'evento insieme a Marco Casini Segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Centrale.
Per iscriverti e scoprire il programma completo del convegno vai al link.
Il quadro generale degli ultimi 10 anni in Italia
Nel corso degli ultimi 10 anni, a partire dalla Conferenza mondiale di Parigi, il dibattito sui cambiamenti climatici si è decisamente allargato, e in particolare al tema della mitigazione si è affiancato quello dell'adattamento. Il termine come resilienza, che è un termine che viene dall'ecologia, è entrato a far parte del linguaggio comune. Il motivo è che da cinquant'anni a questa parte c'è stato un aumento costante della temperatura dell'aria che ormai da oltre 8 anni ha valori superiori di oltre 1 ° a quelli del secolo precedente, valori che in Europa sono ben oltre 2 ° rispetto all'epoca pre-industriale. Accanto a questi fenomeni di aumento della temperatura se ne sono verificati pian piano, molti altri che destano notevoli preoccupazioni.
Il peso del cambiamento climatico
Inizialmente il tema dei cambiamenti climatici era visto come un rischio generico di aumento di temperatura, del livello dei mari, dei fenomeni estremi come gli uragani, dello scioglimento dei ghiacciai, percepiti come lontani da noi, invece da vent'anni a questa parte, dati alla mano, insieme all'aumento della temperatura, sono aumentate le ondate di calore diventando sempre più pesanti, sono aumentati gli incendi, gli eventi estremi che riguardano ormai tutte le parti del mondo e soprattutto un cambiamento del regime delle precipitazioni sia quantitativo, quindi piove meno, che qualitativo, nel senso che la distribuzione delle piogge in realtà è cambiata nel corso dell'anno piove meno in quei mesi in cui servirebbe dell'acqua, e poi improvvisamente si verificano grosse precipitazioni in periodi magari subito dopo l’estate con danni significativi.
Preoccupazione per il problema della siccità
Di tutti questi problemi, certamente quello che desta oggi maggiore attenzione è proprio il regime pluviometrico, cioè questa modifica della quantità di acqua e quindi di fenomeni siccitosi che adesso stiamo vivendo. Negli ultimi anni, per esempio, abbiamo avuto un 2017 pessimo dal punto di vista della siccità, poi dopo 2/3 anni più o meno normali, sono ormai due anni che l'Italia vive un periodo continuo di carenza di pioggia. Questo sta portando importanti danni dal punto di vista economico dal punto di vista ambientale e quindi l'emergenza è diventata un fatto molto grave.
Siccità idrologica ed emergenza idrica
C'è però da fare una differenza tra siccità idrologica ed emergenza idrica, perché il fatto che l'acqua in qualche modo sia meno presente come pioggia non necessariamente significa avere una emergenza dal punto di vista della disponibilità delle risorse idrica. Perché ci troviamo in questa situazione? Per tre motivi, il primo è climatico, nel senso che con le modifiche delle precipitazioni abbiamo un aumento delle temperature per cui queste ondate di calore, che si verificano nel mese estivo con punte anche di oltre 45 ° creano un forte aumento della domanda d'acqua, per cui un conto è non avere pioggia in un clima normale, in temperature nella media un conto è trovarsi una carenza di pioggia quando la temperatura media è oltre i 40 °, questo è un elemento scatenante e peggiorativo. Poi l'aumento delle temperature determina per esempio uno scioglimento delle nevi prima del tempo, anche banalmente, la mancanza della rugiada mattutina, per cui il periodo primaverile estivo, le temperature alte fanno sì che non ci sia condensazione.
Le infrastrutture idriche
Oltre a questi aspetti che sono prettamente climatici, in Italia se ne aggiungono però due, il primo riguarda la mancata manutenzione, ammodernamento delle infrastrutture idriche. Noi abbiamo tantissimi bacini, dighe con bacini di accumulo che sono stati costruiti anche oltre sessant'anni fa e che nel tempo si sono riempiti di segmenti, per esempio di terra, per cui la capacità di invaso si è ridotta progressivamente del 30-40-50,oppure anche 80%, per cui tutta la pioggia che arriva e l'acqua di un fiume che sversa in questo invaso non si riesce a catturare, raccoglierla con poi la impossibilità, quindi di avere un quantitativo utile nel periodo di maggior necessità, quello estivo.
L'altro elemento riguarda la rete idrica che ha delle perdite enormi a livello percentuali. Si pensa a valori di oltre il 40% a livello nazionale. Quindi tutta l'acqua che noi distribuiamo quasi la metà, la perdiamo per strada, è evidente che questo va ben oltre il problema della mancata pioggia e del cambiamento del clima. Il terzo aspetto riguarda una mancata programmazione del rapporto tra domanda e offerta. L'acqua disponibile in territorio è limitata ed è mancata una programmazione della domanda in termini ad esempio quali le colture. Non c'è una corrispondenza tra la disponibilità della risorsa e la richiesta di questa risorsa.
Quali sono le strategie?
Se ne stanno proponendo tante e di tipo diverso in termini anche di tempi di intervento a breve, medio lungo termine, come già si fa in altri settori, quali quello di energia e dei rifiuti. Ora però tutte queste strategie sono riconducibili a un approccio, che è quello dell'economia circolare, quindi finalizzato alla prevenzione e poi alla riduzione degli sprechi e al recupero. Per questo ci sono anche oggi diversi slogan in tema di acqua, con l'obiettivo ovviamente di veicolare meglio il messaggio, ad esempio quello delle 5 R come preso proprio trasposto da quello dei rifiuti, ossia di raccolta, riuso, riduzione, recupero e così via. Il tema qual è? Ovviamente aumentare l'efficienza, aumentare la capacità di raccolta dell'acqua sia essa piovana o di fiumi, quello di recuperare le acque reflue, ad esempio per usi agricoli o industriali, quello di efficientare il più possibile tutti i sistemi che utilizzava acqua e ovviamente quello di evitare sprechi e consumi da parte dei cittadini o di chiunque che non siano necessari.
La conoscenza dei dati
Tutte queste strategie messe in campo sono quelle
che adesso si cercherà rapidamente di portare avanti, a cominciare dallo svuotamento degli invasi esistenti Ma prima di arrivare allo svuotamento degli invasi bisogna fare una premessa: l'acqua è una materia diversa dall'energia e dai rifiuti in
quanto è e rimane una risorsa di tipo locale - non si può importare l'acqua da grandi
distanze - per cui è importante avere una profonda conoscenza della
disponibilità di questa risorsa localmente e di quella che è la domanda di
questa risorsa, che è comunque necessariamente una domanda locale. Quindi è
importante avere una serie storica di queste informazioni, un monitoraggio in
tempo reale, questo per poter anticipare quelle che possono essere le richieste
e anche valutare la potenzialità o meno di poter assolvere a queste richieste.
Questo proprio in un'ottica di poter poi decidere quale intervento fare
piuttosto che non farlo.
Torniamo quindi al punto che è centrale nel tema della
gestione risorsa idrica che è quello della conoscenza. Fondamentale è disporre
di quadri conoscitivi aggiornati sempre continuamente che
ci diano un'informazione chiara sulla disponibilità della risorsa come
parametri, livelli idrologici legati ai parametri climatici e poi i quali sono
le domande agricolo e industriale che quella parte di territorio richiede.
Da lì quindi vedere come gli schemi idrici agricoli piuttosto
ché civili sono organizzati, se la rete è quindi adeguata, se ci sono delle
ridondanze di sistema in grado di compensare eventuali mancanze e capire quindi
che tipo di intervento è necessario disporre. Quindi per poter attuare il
migliore degli interventi è importante avere una conoscenza puntuale e profonda
del territorio. E questo alla Scala di bacino, che possa comprendere nella sua
interezza al bacino idrografico.
In questo quadro, le tecnologie digitali possono fornire un
grande aiuto, un grande supporto. Oggi, grazie ai notevoli progressi nei campi
dell'intelligenza artificiale è possibile avere vere e proprie repliche
digitali del territorio, quindi dei modelli digitali che, replicando la realtà,
sono in grado di monitorare quello che succede e di anticipare eventuali
fenomeni, quindi simulare diversi scenari. Ed è quello che occorre avere oggi. Collegabili
numerosissime informazioni provenienti dai satelliti, dal territorio, dagli
utenti della rete idrica, metterle a sistema per poter avere in tempo
reale informazioni su quelle che possono essere criticità e punti di forza
per capire dove intervenire.
In quest'ottica rientra il convegno organizzato dall'Autorità di Bacino in collaborazione con Dei consulting e Quine.