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Direttiva Case Green, ok dall'Ecofin. Contrarie Italia e Ungheria. Giorgetti: “chi paga?”

Il testo della Direttiva sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE. Tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Eliminazione completa delle caldaie a combustibile fossile entro il 2040. Confedilizia: “nessun obbligo, solo il Governo potrebbe imporlo”

venerdì 12 aprile 2024 - Alessandro Giraudi

ue green

Oggi 12 aprile 2024 l'Ecofin ha approvato la direttiva rivista sul rendimento energetico nell'edilizia (“Direttiva Case Green”), licenziata dal Parlamento europeo il 12 marzo scorso.

Il testo della Direttiva sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea.

Contrarie Italia e Ungheria. Giorgetti: “chi paga?”

All'Ecofin hanno votato contro l'Italia e l'Ungheria. Al termine della riunione il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato: “È stata approvata la direttiva sulle case green, noi abbiamo votato contro, la posizione italiana è nota: il tema è 'chi paga?', visto che abbiamo in proposito esperienze abbastanza chiare in Italia. È una bellissima direttiva, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi di tutti gli altri italiani, un'esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”, ha detto Giorgetti riferendosi al Superbonus.

Spaziani Testa (Confedilizia): “bene il voto contrario dell'Italia”

“Pochi minuti fa, in occasione della riunione dell’Ecofin, il Governo italiano ha votato contro la direttiva europea sull’efficienza energetica degli edifici (Epbd), meglio nota come direttiva ‘case green’. È la scelta giusta. Pur attenuato, si tratta di un provvedimento ideologico, sbagliato e pericoloso”, ha commentato Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia.

“La Confedilizia, fin dall’inizio (era il lontano 2021), ha portato avanti una battaglia quasi solitaria per contrastare l’impostazione dirigista e coercitiva della direttiva. Grazie al lavoro svolto dalla Confederazione a Roma e a Bruxelles, e all’impegno del Governo Meloni, sono state ottenute diverse modifiche significative. Si è passati dal divieto di vendere e locare gli immobili privi di determinate caratteristiche energetiche (prima bozza), all’obbligo di raggiungere specifiche classi energetiche entro ravvicinate date prestabilite (testo in discussione fino a pochi mesi fa), per arrivare alla stesura oggi definitiva, che impone agli Stati di raggiungere determinate riduzioni percentuali del consumo medio di energia degli immobili”, ha aggiunto Spaziani Testa.

Nessun obbligo di intervento sugli immobili, solo il Governo potrebbe imporlo

“Nonostante i miglioramenti raggiunti, si tratta ancora di un testo non accettabile”, afferma il Presidente di Confedilizia. “In ogni caso, visto che è iniziato il festival delle categorie interessate ad ottenere lavoro facile a spese altrui, è importante chiarire agli italiani che nessun obbligo di intervento sugli immobili è ad oggi previsto. Solo il Governo potrebbe imporlo, recependo la direttiva. Ci sono due anni per farlo, ma noi confidiamo che l’Esecutivo e la maggioranza impieghino questo periodo di tempo impegnandosi con decisione per far sì che il provvedimento venga, al minimo, radicalmente modificato nella prossima legislatura europea.

Bisogna incentivare, come si è fatto negli ultimi anni in Italia, attività importanti come l’efficientamento energetico degli immobili e – ancora più prioritariamente – il loro miglioramento sismico. Ciò che non va fatto è adeguarsi all’ideologia green e alle lobby che la sostengono”, ha concluso Spaziani Testa.

Cosa prevede la nuova direttiva

Edifici a emissioni zero entro il 2050

Lo scopo della nuova direttiva è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050. Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico.

Dal 2030 a zero emissioni tutti i nuovi edifici

Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030.

Dal 2028 a emissioni zero i nuovi edifici pubblici

Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.

Calcolo delle emissioni e ciclo di vita degli edifici

Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo.

Abitazioni, riduzione dell'energia primaria media utilizzata

Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.

Non residenziale, ristrutturazioni per gli edifici con le peggiori prestazioni

In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Impianti solari negli edifici

Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

Eliminazione completa delle caldaie a combustibile fossile entro il 2040

Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili.

Ok agli incentivi per i sistemi di riscaldamento che usano anche energia rinnovabile

Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Gli edifici esentati

La nuova normativa non si applica agli edifici agricoli e agli edifici storici, e i Paesi membri possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

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