Dato che l'impatto sul risparmio energetico di phon, tostapane e bollitori non è significativo, forse sarebbe il caso di escluderli dalla direttiva Ecodesign. In pratica un dietrofront, che escluderebbe dalla regolamentazione questi prodotti qualora si valutasse poco significativo il loro impatto sul risparmio energetico.
Questo il tentativo di correzione della direttiva cui punta il presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, che sta lavorando sull’aggiornamento della direttiva sull’Ecodesign.
La squadra di commissari, riunitasi a Strasburgo, ha infatti avviato una nuova valutazione sulla lista prodotti, aprendo le porte del regolamento a elementi come asciugatori, ascensori e pannelli solari. Fuori rimarranno invece quelli che la stessa commissione ha definito “privi di un potenziale di grande risparmio energetico”.
È un segnale grave che i bollitori e i tostapane elettrici, presenti in decine di milioni di case europee, vengano esplicitamente indicati come prodotti minori da non regolamentare - commenta Davide Sabbadin, responsabile efficienza energetica di Legambiente. E lo è ancora di più che non siano inclusi nelle regole di efficienza energetica i cellulari, che carichiamo tutti i giorni nelle nostre case.
L'obiettivo sarebbe quello di evitare di lasciare alcune decisioni solo in mano ai comitati tecnici di esperti e di dare al contrario un indirizzo politico diretto dopo la lezione della Brexit, secondo quanto riportato dall’Ansa.
Con questa decisione, Junker chiude il capitolo in cui gli uffici tecnici regolamentano i prodotti in base alla loro diffusione e rilevanza e introduce il principio di una decisione politica su che cosa va regolamentato e che cosa no, sulla spinta delle critiche antieuropeiste - prosegue Sabbadin -. Non ha veramente alcun senso indebolire la norma energetica di maggiore successo dell’Unione europea, una disposizione che, senza alcuna spesa per i cittadini e per gli Stati, ci fa risparmiare mediamente 400 euro all’anno di elettricità a famiglia.
La direttiva Ecodesign è la norma europea che fissa gli standard minimi per l’introduzione sul mercato dei nuovi elettrodomestici. Seguendo l’evoluzione tecnologica dei prodotti, impone che abbiano consumi ragionevoli e quindi aiuta il mercato a fare pulizia dei prodotti meno performanti. Si applica solo ai prodotti nuovi, e i cittadini che hanno prodotti economici o obsoleti in casa sono liberi di continuare a usarli fino a quando non decidono di buttarli.
Senza questa norma, introdotta oltre 15 anni fa, i frigoriferi e tutti gli altri elettrodomestici ad essa soggetti, non avrebbero avuto quella spinta a migliorare le prestazioni che ora li vedono consumare il 50% rispetto ai modelli dell’epoca. Vale per tutti gli elettrodomestici principali della casa: lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, condizionatore. La nostra bolletta sarebbe doppia. Eppure non ce ne siamo accorti, perché il costo di acquisto del prodotto, nel tempo, non è aumentato. A livello macro, secondo i dati della stessa Commissione Europea, il risparmio energetico medio per ciascun elettrodomestico al 2020 è atteso attorno al 18% e complessivamente la norma vale 170 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, tutta energia non importata dall’estero che peserebbe sui bilanci statali.
Junker - prosegue il responsabile efficienza energetica di Legambiente - indebolisce una norma che prevede, tra l’altro, che le innovazioni prese in considerazione per definire gli standard minimi siano solo ed esclusivamente quelle che si ripagano nella corso della vita utile del prodotto. Non è mai stata presa in considerazione nella normativa Ecodesign, l’efficienza energetica che non si traduce anche in risparmio economico per il consumatore.L’inclusione del maggior numero di prodotti che consumano energia tra quelli interessati dalla direttiva Ecodesign è uno dei pezzi principali della strategia europea sull’economia circolare, la principale azione di stimolo economico e ambientale annunciata dall’esecutivo europeo. Che senso ha parlare di allungamento della vita del prodotto, riuso, riciclo, riparabilità, se non parliamo in primo luogo di diminuire il consumo di energia del prodotto, sia nella fase di produzione che di uso?
È questo il segnale che arriva dall’Europa dopo la ratifica dell’Accordo di Parigi e alla vigila della COP22? - interroga Davide Sabbadin - Se non riesce a imporre nemmeno le norme di successo che hanno portato solo benefici ai cittadini e all’ambiente, non si capisce come possa sperare di essere leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici.