Al via oggi nell'Aula del Senato la discussione congiunta del disegno di legge n. 944 di delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018, già approvato dalla Camera dei deputati, e delle connesse Relazioni programmatica 2019 e consuntiva 2018 sulla partecipazione dell'Italia all'Ue.
Della Legge di delegazione europea 2018 segnaliamo in particolare l'articolo 23, recante “Attuazione della direttiva (UE) 2018/844, che modifica la direttiva 2010/31/UE sulla prestazione energetica nell’edilizia e la direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica”.
L'articolo stabilisce che tra i criteri di esercizio della delega, il Governo dovrà assicurare che le norme introdotte favoriscano, nel rispetto delle disposizioni dell'Unione europea, l’ottimizzazione del rapporto tra costi e benefici, al fine di minimizzare gli oneri a carico della collettività.
Il dossier parlamentare del 24 luglio scorso spiega che nel corso dell'esame presso la Camera, era stato soppresso il riferimento, a tale riguardo, alla possibilità di perseguire tali finalità 'anche mediante la sostituzione di sanzioni amministrative pecuniarie a quelle di ordine civilistico', previsione dunque non più contenuta nella norma.
La relazione illustrativa al disegno di legge di delegazione evidenzia che, secondo le stime della Commissione, il recepimento nell’Unione europea delle disposizioni contenute nella direttiva comporterà un'attività edilizia supplementare collegata all'energia per un valore di 47,6 miliardi di euro entro il 2030. La riduzione della spesa energetica annuale per imprese e famiglie dell’Unione europea corrisponderà ad un importo compreso tra 24 e 36 miliardi di euro. Sebbene negli ultimi anni si siano ottenuti netti progressi nel miglioramento dell'efficienza del settore grazie all’applicazione delle direttive precedenti (dopo l'entrata in vigore della direttiva del 2002/91/CE sul rendimento energetico nell'edilizia si è ridotto il consumo energetico annuo per superficie e a ciò ha ulteriormente contribuito la rifusione della direttiva nella successiva direttiva 2010/31/UE) la Commissione europea ha valutato che l’efficientamento del parco immobiliare esistente procede ad un ritmo comunque insoddisfacente rispetto all’enorme potenziale di risparmio energetico che il settore civile può mettere a disposizione. Di qui l’input all’intervento normativo in esame.