“Sarà il governo italiano e nessun altro a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del nostro Paese”. Lo scrive in una lettera, pubblicata sul quotidiano “Sole 24 Ore”, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto, intervenendo nel dibattito sulla proposta di direttiva Ue riguardante la prestazione energetica degli edifici.
“Non abbiamo accettato – spiega Pichetto - un testo penalizzante per l’Italia. Al contrario, il nostro Paese ha vinto una battaglia a Bruxelles facendo passare una soluzione di mediazione sugli standard minimi di prestazione che alcuni paesi volevano più stringenti. L’alternativa sarebbe stata rimanere sull’Aventino e subire decisioni altrui che ci avrebbero solo danneggiato”.
Il ministro chiarisce che, “a valle di una vittoria diplomatica, il governo ha accettato solo ‘l’orientamento generale della direttiva’”. “Sarà poi il nostro piano nazionale di ristrutturazione – spiega - a prevedere una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista dell'obiettivo della neutralità climatica nel 2050 che l’Italia ha siglato e che il Presidente Meloni ha ribadito in più occasioni”.
Nella lettera, si ricorda che “gli Stati rimangono liberi di definire la traiettoria nazionale con cui conseguire un obiettivo comune” e che nella stesura della direttiva “nessun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti è previsto al 2030, anno dal quale solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero”, mentre per gli edifici residenziali “l’orizzonte è il 2050”. E ancora, “non sono previsti obblighi per i proprietari: la realizzazione degli obiettivi di ristrutturazione è in capo agli Stati Membri”. “La proposta – aggiunge Pichetto - non prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati” e “gli Stati membri potranno stabilire criteri per esentare alcune categorie di edifici come gli immobili di valore architettonico o storico di cui l’Italia è il paese più ricco al mondo”. Tra questi, “gli edifici di proprietà delle Forze Armate o del governo centrale e destinati a scopi di difesa nazionale, edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose”.
Il ministro mette dunque in evidenza gli “ampi margini di elasticità della misura”, che tiene conto, “invece di ignorarla come s’è detto e scritto, della peculiarità del nostro paese indicando per gli edifici esistenti un percorso da qui ai prossimi 27 anni i cui step saranno decisi a Roma e non a Bruxelles”. Pichetto ricorda inoltre il lungo percorso legislativo che attende la direttiva, che dopo la trattazione in Commissione dovrà essere adottata in plenaria, prima dell’avvio dei triloghi per trovare un accordo politico sul testo finale, “che rappresenterà un nuovo compromesso tra le diverse posizioni”.
“L’Italia ha le idee ben chiare sulle nostre esigenze e su come farle valere in sede europea, per tutelare gli interessi del Paese e il valore del nostro patrimonio immobiliare di oggi e di domani. Non possiamo inoltre perdere l’occasione – aggiunge il ministro - di rafforzare con le nostre imprese quel ruolo di leadership nel campo delle ristrutturazioni e adeguamenti ambientali degli immobili che nasce dalle caratteristiche delle nostre città e dei nostri centri storici”. “Nel mercato immobiliare globale – conclude Pichetto - siamo eccellenza e dovremo continuare ad esserlo, operando con gradualità, intelligenza, cura della bellezza e quel talento italiano che nessuna direttiva potrà mai mettere in discussione”.