“Siamo tutti consapevoli dell'esigenza di migliorare le prestazioni energetiche dei nostri immobili (anche se non certo per salvare il mondo, visto il risibile contributo di inquinamento che il patrimonio edilizio europeo apporta al contesto globale), ma la strada deve essere quella dell'attivazione di specifici incentivi. Con la libertà, per ogni singolo Stato, di tenere in debito conto le proprie caratteristiche (si pensi alla storia e al pregio architettonico di grande parte del nostro patrimonio immobiliare), le proprie esigenze (in Italia, ad esempio, quella di migliorare la sicurezza anti-sismica) e le proprie peculiarità (come il nostro essere un Paese a proprietà immobiliare diffusa)”.
Così il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, in un intervento pubblicato stamane su ItaliaOggi, commenta l'esito della riunione del 12 ottobre scorso del trilogo (il negoziato fra Parlamento, Consiglio e Commissione europea) incentrata sulla proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD - Energy performance of buildings directive, detta anche direttiva “case green”).
Salta l'obbligo di effettuare gli interventi
“La trattativa” riporta Spaziani Testa “è stata lunga e dura (si è conclusa all'alba) e il suo esito rappresenta una svolta. Anzitutto, vi è stato il rinvio a una successiva riunione in dicembre (il blitz, quindi, non è riuscito) ma, soprattutto, ci si è accordati sull'eliminazione delle norme che imponevano l'obbligo di effettuare gli interventi sugli immobili, e cioè il vero oggetto del contendere. In luogo dell'obbligo, è stato previsto un generale obiettivo di riduzione percentuale dei consumi energetici del patrimonio edilizio, da decidersi da parte degli Stati con un piano fino al 2050. Inoltre, sono stati cancellati dal testo altri aspetti criticabili come quelli riguardanti i «mutui green» e gli obblighi di installare colonnine di ricarica e pre-cablare parcheggi negli edifici residenziali esistenti”.
ABI: si rischia una rilevante riduzione del valore di mercato degli edifici
Per la Confederazione italiana della proprietà edilizia si tratta di “un grande risultato. La Confedilizia ha iniziato ben due anni fa a lanciare l'allarme, a Bruxelles e a Roma, sugli enormi pericoli che l'approvazione della direttiva, così come impostata, avrebbe comportato. Nel tempo, poi, la consapevolezza dei rischi si è accresciuta e si sono registrate autorevoli voci che richiamavano alla responsabilità”. Spaziani Testa cita, tra l'altro, l'audizione nel marzo 2023 in commissione Politiche Ue della Camera, del direttore generale dell’ABI, Giovanni Sabatini, il quale ha affermato che la proposta di direttiva europea “ha un obiettivo in astratto condivisibile ma presenta rilevanti profili di criticità. Gli obiettivi sono difficilmente raggiungibili nei tempi previsti dalla direttiva”. Sabatini ha evidenziato il “rischio di produrre una rilevante riduzione del valore di mercato degli edifici. Questo impatterebbe anche sul mondo bancario” e sui mutui per l'acquisto o la riqualificazione delle abitazioni energivore. Secondo il direttore generale dell’ABI, nella nuova direttiva andrebbero inseriti “maggiori elementi di proporzionalità e flessibilità”.
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