“Ormai da oltre un decennio lo Stato utilizza le detrazioni fiscali come strumento per sostenere l'economia ed i consumi, e conseguentemente l'occupazione ed il reddito, oltre che come leva per fare emergere il lavoro nero e l'evasione fiscale. Fra gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente ammessi a detrazione fiscale sono incluse, da alcuni anni, le misure finalizzate alla riduzione del rischio sismico (indicate nella lettera "i)" dell'art. 16-bis del DPR 917/1986). Per tali interventi la detrazione ordinaria del 36% sale al 50% se gli interventi ricadono in zone a pericolosità sismica e al 70 o 80% se gli interventi consentono il passaggio ad una o a due classi di rischio inferiori. La detrazione sale ancora, al 75 o 85%, se gli interventi sono realizzati su parti comuni condominiali. E' pure possibile cedere il credito fiscale.
L'Associazione Idrotecnica Italiana, su iniziativa della Sezione Sicilia Orientale, ha chiesto al Governo ed al Parlamento di estendere tutte le agevolazioni fiscali già vigenti per il rischio sismico (il cosiddetto "sismabonus") agli interventi per la riduzione del rischio idraulico (lo chiameremo "idrobonus"). Infatti in Italia il rischio idraulico non è inferiore a quello sismico. Anzi, le alluvioni, anche se colpiscono zone più ristrette, avvengono con frequenza molto maggiore dei terremoti.
Potrebbero beneficiarne, ad esempio: la trasformazione delle superfici impermeabili in superfici permeabili, la realizzazione di opere per conseguire l'invarianza idraulica o idrologica rispetto alle condizioni che preesistevano all'edificazione, il recupero delle acque meteoriche, gli interventi di delocalizzazione dei fabbricati esistenti nelle fasce fluviali e nelle aree classificate a rischio nei Piani di Assetto Idrogeologico, e gli interventi sulle sponde dei corsi d'acqua operati dai proprietari frontisti. Per gli interventi di delocalizzazione degli edifici esistenti all'interno delle aree classificate a rischio molto elevato (R4) edificati prima della classificazione dell'area, è proposta addirittura una super-detrazione (90%). Le delocalizzazioni infatti sono interventi in grado di abbattere radicalmente la condizione di rischio, ma sono molto invise ai proprietari, che non vogliono privarsi di un bene regolarmente acquisito, ed hanno bisogno di un forte incentivo.
L'equiparazione proposta sarebbe di immediata applicazione perché le zone a rischio di inondazione o di frana sono già delimitate e classificate nei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) o nei Piani di Gestione del Rischio di Alluvione (PGRA), già redatti in tutta Italia. Essa comporterebbe solo apparentemente una riduzione delle entrate fiscali (peraltro diluita in 5 anni). Al contrario, determinerebbe una riduzione delle spese a carico dello Stato e degli enti locali. Infatti, oltre al maggiore ritorno fiscale ed ai benefici conseguenti agli investimenti, già ampiamente accertati da anni per le agevolazioni già vigenti, e di effetto immediato, la norma consentirà di ridurre i costi per gli interventi sui corsi d'acqua o sulle reti fognarie e le spese per la riparazione dei danni causati, ormai con troppo alta frequenza, dalle frequenti alluvioni, oltre all'incommensurabile beneficio conseguente alla riduzione delle perdite di vite umane.”
ing. Salvatore Alecci
(Presidente Associazione Idrotecnica Italiana, Sezione Sicilia Orientale)
In allegato la proposta di emendamento al DDL di bilancio 2019