“L’Italia ha sperimentato sulla propria pelle, sul proprio territorio, quanto alto sia il costo della non azione, penso solo al dissesto idrogeologico, che ha comportato in questi anni oneri economici più pesanti di qualsiasi intervento preventivo ed ha causato la perdita di decine di vite umane”.
Lo ha ricordato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, nel suo discorso agli Stati Generali sui Cambiamenti climatici e la difesa del territorio che si sono tenuti ieri a Roma alla Camera dei Deputati.
DISSESTO IDROGEOLOGICO, RIUNIONE AL MINISTERO CON LE REGIONI PER RIPARTIZIONE 600 MILIONI. “Oggi è infatti prevista una riunione al Ministero – ha detto ieri Galletti - per definire con tutte le regioni interessate la ripartizione dei 600 milioni stanziati per gli interventi urgenti nelle aree metropolitane ad alto rischio.
Entro giugno sarà emanato il decreto che definirà le singole opere e la ripartizione dei fondi, entro luglio firmeremo gli accordi di programma con le Regioni interessate. Poi a spron battuto dovranno partire i cantieri”.
CLIMA, NON AGIRE È IMMORALE. “Dobbiamo decidere, con coraggio. Prendere in mano il futuro del pianeta a Parigi e del nostro paese qui a Roma, affrontando con decisione e con azioni incisive a livello internazionale il surriscaldamento globale e spingendo con chiarezza ed energia il nostro sistema produttivo nazionale verso lo sviluppo sostenibile e verso l’economia circolare.
Siamo ad un bivio storico – ha detto il titolare del Minambiente - a pochi mesi dalla conferenza di Parigi e abbiamo ascoltato tutti pochi giorni fa la voce del Papa che ha detto a chiare lettere come stanno le cose e ci ha messo dinanzi le nostre coscienze e le nostre responsabilità politiche: non agire è immorale.
Siamo a un bivio che non è solo climatico, politico ed economico, ma è anche etico. Questo io credo sia il valore più profondo dell’enciclica papale”.
VERSO PARIGI: LE PAROLE CHIAVE. Galletti ha sottolineato che “La conferenza di Parigi sarà uno snodo chiave. Io dico che è l’ultima chiamata. Le conseguenze di un fallimento sarebbero disastrose per il processo negoziale e aprirebbero un solco difficilmente sanabile in tempi brevi fra nord e sud del mondo, fra emergenti come Cina, India, Brasile Sudafrica e paesi industrializzati”.
Le parole chiave, secondo il ministro, sono:
Mitigazione: tagli alle emissioni di gas serra e decarbonizzazione dell’economia
Adattamento: misure per prevenire e far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Impegno economico dei Paesi ricchi verso quelli poveri
Trasferimento tecnologico: dalle società avanzate il know-how sostenibile per gli Stati in via di sviluppo
LE PREVISIONI DELLA IEA. “L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) stima – ha sottolineato Galletti - in 5 trilioni di dollari gli investimenti aggiuntivi che si renderanno necessari dal 2020 al 2035 per sostituire le tecnologie e gli impianti obsoleti che utilizzano in maniera inefficiente risorse scarse. Parliamo di 5 miliardi di miliardi di dollari, una cifra enorme: 5 seguito da 18 zeri.
La stessa IEA valuta che la non-azione costa più di 500 miliardi di dollari aggiuntivi di investimenti che si renderanno necessari nel prossimo decennio. Ogni dollaro non investito oggi in progetti a basso contenuto di carbonio richiederà 4 dollari di investimento aggiuntivi dopo il 2020”.
COSA VUOLE L'ITALIA A PARIGI. “Noi puntiamo ad un accordo che sia:
- Universale/globale (tutti devono partecipare, le maggiori economie devono essere protagoniste)
- Ambizioso (come ambizioso è l’impegno europeo)
- Durevole (l’orizzonte temporale è il lungo termine, occorre raggiungere un accordo che fissi gli obiettivi di lungo termine e i principi cardine, e includa il suo meccanismo di revisione per non dover rinegoziare l’accordo globale di nuovo tra 5-10 anni)
- Dinamico (dove gli obblighi non sono statici ma riflettono l’evoluzione reale delle capacità e responsabilità)
- Trasparente (perché gli impegni assunti possano essere verificati e comparati con un robusto sistema di monitoraggio dei risultati raggiunti)”.
I PROSSIMI PASSI DELL'ITALIA. “Nella nostra road map nazionale verso Parigi – ha spiegato il ministro - il Ministero dell’ambiente è impegnato a continuare ed assicurare da qui a dicembre:
- il confronto con gli stakeholders (enti locali, associazioni non governative);
- l’apertura di un tavolo di confronto con la Confindustria su temi europei e del negoziato.
Tale aperto e serrato confronto comprenderà i lavori preparatori alla presentazione del Green Act, allargati alla partecipazione di tutti i soggetti interessati, e che traccerà obiettivi e strumenti per un'economia a basso contenuto di carbonio, l’uso efficiente delle risorse e la promozione dell’economia circolare circolare nel quadro della più generale strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile che il Parlamento ci chiede di definire nei prossimi sei mesi”.