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Dissesto idrogeologico, servono 7000 cantieri, aperti il 10%, 6500 ancora da progettare

Enti locali incapaci di presentare progetti definitivi. Previsto un fondo da 200 milioni per la progettazione

venerdì 6 febbraio 2015 - Redazione Build News

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Si è svolto ieri a Roma un convegno organizzato dall'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), nel corso del quale è stato presentato il report “Manutenzione Italia: Consorzi di bonifica in azione per #italiasicura - Piano 2015 per la Riduzione del Rischio Idrogeologico”.

A margine del convegno Erasmo D'Angelis, capo dell'Unita' di missione di Palazzo Chigi sul dissesto idrogeologico 'Italia sicura', ha spiegato che ''Abbiamo la lista da 15 giorni con le opere che servono per essere piu' sicuri e per farci dormire tranquilli; sono 7000 opere per 19 miliardi'', di queste però ''il 90% non sono cantierabili perché mancano studi e progettazione; il 10% possono andare a gara e si possono tradurre in interventi per 1-1,2 miliardi. Tutta questa cifra la finanziamo nel 2015'', che ''diventa una norma nel collegato ambientale'', cioè il disegno di legge sulla green economy collegato alla Legge di Stabilita' 2014 e ora all'esame del Senato.

Ci saranno opere per esempio che riguardano ''Genova, l'Arno, il Seveso, il Sarno''. “Le risorse il governo le ha trovate'', ma, precisa D'Angelis, ''abbiamo ancora quasi 6.000-6.500 opere da progettare''. Per questo c'è un Fondo 'progetti' ad hoc per 200 milioni per ''sbloccare la situazione bloccata da anni''.  

I COSTI DELLA MANCATA PREVENZIONE. Il Presidente dell'Anbi Francesco Vincenzi ha ricordato che “Secondo stime correnti per risarcire e riparare i danni dopo le alluvioni, si è speso da tre a cinque volte più di quanto sarebbe stato necessario per adottare interventi strutturali preventivi e programmabili, quindi maggiormente trasparenti, nelle zone interessate. Fra il 2010 e il 2012 il costo del dissesto idrogeologico è stato stimato in 7,5 miliardi di euro (in media 2,5 miliardi l’anno), mentre nei 65 anni precedenti era stato, in valore attuale, di 54 miliardi di euro (in media 0,83 miliardi l’anno). Il Ministero dell’Ambiente calcolava, nel 2008, che per mettere in sicurezza idrogeologica le zone a maggior rischio del territorio italiano sarebbero stati necessari almeno 40 miliardi di euro in 15 anni. In pratica con le somme spese in risarcimenti e riparazioni dei danni nelle sole località colpite si sarebbe potuta realizzare la difesa dell’intero territorio, abbattendo i costi futuri ed evitando tante vittime.

A DICEMBRE 2014 APERTI 450 CANTIERI. Come certificato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha ricordato Vincenzi, “da Giugno a Dicembre 2014, in tutta Italia, sono stati aperti 450 cantieri per circa 700 milioni di euro in lavori finalizzati alla prevenzione del rischio idrogeologico. Finalmente esiste oggi un database chiaro di ciò che serve all’Italia per ridurre i suoi immensi rischi di frane e alluvioni. Le Regioni, con le Autorità di bacino e la Protezione Civile, hanno per altro indicato la necessità di circa 5200 opere per un fabbisogno di 19 miliardi di euro; i ritardi nelle procedure autorizzative dei progetti sono però notevolissime, per cui molto ancora si deve fare nel semplificare le procedure. Contemporaneamente la Struttura di Missione presso Palazzo Chigi ha raccolto, insieme al Ministero dell`Ambiente, le proposte regionali per 2 piani: il Piano nazionale per la difesa del suolo 2014-2020 (risorse tra i 7 ed i 9 miliardi di euro) ed il Piano stralcio destinato alle aree metropolitane. Per il Piano nazionale, le proposte giunte dalle Regioni ammontano a una spesa di 16.357 milioni, di cui 875 milioni con progettazione esecutiva e 2.029 milioni con progettazione definitiva: ci sono quindi interventi per circa 2,9 miliardi di euro, cantierabili in tempi brevi appena il Piano avrà il via libera.”

PRESENTATO IL PRIMO STRALCIO DEL PIANO TRIENNALE 2014-2020. Il 20 Novembre 2014 è stato inoltre presentato a Palazzo Chigi il primo stralcio del piano triennale 2014-2020: oltre un miliardo di euro destinato ad interventi per la sicurezza nelle città ed aree metropolitane.

Per quanto concerne l’aspetto finanziario, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti pone in evidenza che l'azione del Governo segue 2 linee di intervento: in primo luogo, il recupero di risorse assegnate a partire dal 1998, finalizzate al dissesto idrogeologico e non ancora utilizzate; in secondo luogo, la programmazione di nuove risorse a valere sul ciclo del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020.

LA PROPOSTA DELL'ANBI. Il Presidente A.N.B.I. lancia quindi un’idea: “Vi sono 4 miliardi di euro per l’occupazione sostenibile che i Consorzi di bonifica, fuori dal Patto di Stabilità ed in collaborazione ad esempio con locali cooperative di lavoro, sono disponibili ad investire sulla montagna, la cui fragilità è in continua crescita. Gli enti consortili sono anche pronti ad assumersi la responsabilità di colmare il vuoto istituzionale ed operativo, che l’abolizione di Province e Comunità Montane ha determinato: azioni di area vasta, impensabili per i Comuni, ma da realizzare e condividere con loro. E’ una innovazione di metodo, che si auspica venga concretamente recepita per le positive implicazioni in termini di messa in sicurezza dei territori montani, occupazione e garanzia di reddito nelle aree più difficili.

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