Da un lato l’indubbia ripresa trainata dal balzo dell’export che nel primo semestre ha fatto segnare un +27,6% rispetto all’anno precedente, +0,7% rispetto al 2019 e ha raggiunto un livello record di 64,6 miliardi di euro. Secondo i dati del Monitor dei distretti industriali realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa SanPaolo.
Dall’altro le strozzature dei trasporti marittimi e i rialzi dei prezzi delle materie prime che secondo Gregorio De Felice, Chief economist della banca, costituiscono al momento l’insidia principale. Per questi motivi la banca si mantiene prudente e stima una crescita del Pil italiano al 5,7% anche se per opinione dello stesso De Felice si arriverà al 6%.
I dati per distretto
La maggior parte dei distretti monitorati (101 su 158) nel 2° trimestre è andato oltre i livelli del 2019. Tra i settori distrettuali più dinamici, gli elettrodomestici (+29% rispetto allo stesso periodo del 2019), la metallurgia (+22,2%9 e l'agro-alimentare (+14,9%). Molto positiva anche la performance della filiera delle costruzioni e del sistema casa, con in testa i distretti specializzati in mobili (+8,2%) e prodotti e materiali da costruzione (+6,7%). Ha chiuso in lieve aumento l'export di altri prodotti intermedi (+4,5%) e prodotti in metallo (+2,1%), mentre la meccanica ha registrato un calo lieve (-1,6%). In recupero il sistema moda soprattutto per i beni di consumo (+38,4%) anche se è ancora in forte ritardo rispetto al 2019 nel comparto degli intermedi (-29,3%).
I valori per regione
Tra le regioni maggiormente in evidenza per dinamica il Friuli-Venezia Giulia (+15,6%) e l'Emilia-Romagna e il Veneto in termini di aumento dei valori esportati (rispettivamente +443,7 e 324,9 milioni).
Al primo posto nella classifica per crescita in valore dell'export figura il distretto dei metalli di Brescia (+438 milioni), seguito da quello degli elettrodomestici Inox Valley (+236,5 milioni) e delle piastrelle di Sassuolo (+168,8 mln). La classifica per dinamica vede al primo posto i mobili imbottiti di Forlì (+55,7%), seguito dalle mele del Trentino (+54,7%) e la nocciola e frutta piemontese (+45,1%).
Franco Metta