Il parere di...

DL Crescita e detrazioni per l'efficienza energetica: lettera di Finco alla X Commissione della Camera

Riammettere alla detrazione del 65% gli infissi e/o quanto meno le schermature solari. La possibilità di sconto immediato al posto della detrazione potrebbe sortire un risultato molto negativo

lunedì 29 aprile 2019 - Redazione Build News

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Lo scorso 16 aprile la Presidente di Finco Carla Tomasi ha scritto alla Presidente della X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, On. Barbara Saltamartini, nonché ai componenti della Commissione stessa sul tema delle detrazioni fiscali per l’efficienza energetica. Ecco il testo della lettera:

Illustrissimo Onorevole,

apprendiamo con soddisfazione quanto da Lei rilasciato alla stampa in merito all’impegno volto a poter migliorare il cosiddetto Decreto “Crescita”.

Finco (vedi all.), nel restare in attesa di essere audita dalla Commissione da Lei presieduta, auspica una approfondita riflessione sul meccanismo delle detrazioni fiscali.

All’ articolo 1, comma 67, della Legge di Bilancio 2019 viene prevista la proroga per un anno di tali detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, con percentuali differenziate a seconda della tipologia di intervento prescelto.

Dal 2007, ogni anno occorre richiamare l’attenzione sul fatto che le misure per la riqualificazione energetica non sono “una regalia” o un contributo “a pioggia” ma un serio stimolo all’industria del nostro Paese, all’occupazione oltre che, naturalmente, al risparmio energetico e quindi all’abbattimento della bolletta nazionale, senza considerare l’emersione indotta di contributi previdenziali ed imposte.

Un simile lasso di tempo peraltro, non consente di pianificare adeguatamente investimenti in risorse materiali ed umane.

Anno per anno ci siamo sentiti ripetere che il punto erano le coperture finanziarie. Ed ancora sentiamo questa eco, nonostante palmari evidenze della infondatezza di tale preoccupazione anche solo nel medio periodo. Non sono stati infatti assolutamente o quantomeno adeguatamente valutati i risultati, attesi ma non per questo meno clamorosi, del Dossier recentemente elaborato proprio dal Servizio Studi dei Dipartimenti Ambiente e Finanze della Camera dei Deputati in collaborazione con il Cresme.

Il dato che emerge non può essere aggirato: un saldo positivo per il Paese di 23,5 miliardi di euro nel decennio! E poiché la principale problematica sollevata circa il mantenimento della detrazione fiscale per la riqualificazione energetica del 65% per infissi e schermature (ora abbattuta al 50%, cioè allo stesso livello degli interventi per le ristrutturazioni edilizie “semplici”) è sempre stata quella relativa al supposto nocumento per il gettito erariale, la Federazione ritiene sia una imperdibile occasione per riconsiderare la questione.

Con l’abbattimento al 50% di sole due tipologie di intervento di riqualificazione energetica, ponendole alla stregua di quelle per le ristrutturazioni edilizie, si confondono le idee circa una misura il cui successo è attribuibile, nel tempo, anche alla chiarezza del dispositivo (se poi fossero malauguratamente confermati i tetti di spesa ammissibili per metro quadrato - di 300/400 euro per mq - per quanto riguarda gli infissi, si favorirebbero da un lato prodotti esteri di minore qualità e, dall’altro, il ritorno almeno parziale del nero). Non solo, si ingenera confusione nella valutazione della convenienza dell’intervento da parte del consumatore stante il diverso grado di complessità insito nelle due differenti procedure di richiesta della detrazione.

Chiediamo dunque con forza la riammissione alla detrazione del 65% per gli infissi e/o quanto meno per le schermature solari - meno di dieci milioni di mancato introito (tutto da dimostrare) per l’Erario - con la sicurezza di mantenere attivi 28.000 lavoratori in un Paese che si chiama Italia. Fossimo in Svezia, forse sarebbe giustificato questo atteggiamento di resistenza. Ma siamo in Italia, un Paese dove - nell’intera sua parte meridionale ed insulare – si consuma ormai più energia (pregiata) per difendersi dal caldo che dal freddo…

Per quanto poi riguarda gli iter decisionali, vediamo assai positivamente il ruolo di Enea nella gestione e nella “contabilità” delle domande di bonus, ma non nelle indicazioni di carattere “politico” che ultimamente sta fornendo, cercando di indirizzare le scelte (e quindi quelle delle tasche dei contribuenti) verso soluzioni più “efficienti” ma ovviamente più costose e di più difficile accesso.

Le scelte di maggiore costo ed efficienza vanno premiate, ma non vanno penalizzati gli interventi sui singoli componenti.

Ricordiamoci che gli interventi “meno efficienti” (non “inefficienti”…) contribuiscono grandemente al risparmio energetico ed alla occupazione della filiera, italiana, di questo settore industriale.

Si tratta di un’opportunità che deve essere promossa: le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica non sono un’agevolazione “a pioggia” ma una seria ed efficace manovra di politica industriale.

Certo, tutto è migliorabile, ma una eccessiva insistenza sui “distinguo” da parte di taluni in realtà, più che con il miglioramento della misura, ha a che vedere con il tentativo di spostarne il beneficio verso determinati settori imprenditoriali che finora, anche per ragioni obiettive di risorse private, ne hanno “goduto” meno.

Su tali premesse, già di per sé problematiche, si è poi innestata un’altra grave area di criticità costituita dalla possibilità di sconto immediato al posto della detrazione che, pur partendo dal condivisibile principio di facilitare l’attivazione degli interventi, è suscettibile di sortire un risultato assai negativo.

L’articolato del Decreto cosiddetto “Crescita”, all’ articolo 9, infatti, prevede la possibilità, per il soggetto che ha diritto alle detrazioni, di poter optare, al posto del loro utilizzo diretto, per un contributo anticipato di pari importo come sconto su quanto dovuto all’impresa che effettua l’intervento di riqualificazione energetica o di adozione di misure antisismiche, che viene rimborsato a quest’ultima come credito di imposta da usare in compensazione in cinque quote annuali.

Nella sostanza si scarica sull’impresa gran parte dell’onere finanziario derivante dal costo dell’intervento. Né vale affermare che questa misura è opzionale: chi infatti sceglierebbe di utilizzare le detrazioni, il cui importo può scontare in dieci anni, potendo usufruire della stessa somma subito?

Quale sarà il risultato sul mercato? E’ evidente come sia piuttosto difficile immaginare che siano le piccole imprese del settore a vantare crediti d’imposta nei confronti del fisco. Imprese, che se non si prevede almeno la possibilità di ulteriore cessione del credito, si troveranno soffocate da questo meccanismo.

Chi ha rilevanti crediti di imposta da compensare sono con ogni probabilità le multiutilities e gli ex monopolisti dell’energia che negli ultimi anni, approfittando (abusando...) della condizione di trovarsi di fatto in una posizione dominante, sono entrate nel mercato della riqualificazione energetica esercitando nella pratica, anche grazie all’utilizzo dei dati informativi già in loro possesso a causa dell’attività da loro svolta in regime di monopolio, una concorrenza sleale nei confronti delle piccole imprese.

E’ un tema quello del restringimento della concorrenza del mercato, da non sottovalutare, specie se sentiamo dire da fonti istituzionali o para-istituzionali che “tanto poi i lavori sempre le imprese li fanno…”

Sì, ma come ed in che posizione?

Nel restare a disposizione per approfondimenti ed in attesa di essere convocati per l’Audizione richiesta, porgiamo i migliori saluti.

La Presidente

Carla Tomasi

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