Si è svolta il 4 febbraio c.m. l’audizione dell’ANCE presso la Commissione Lavoro del Senato nell’ambito dell’esame, in prima lettura, in sede referente, del DL 4/2019 recante “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni” (DDL 1018/S).
Il Direttore Generale, Dott. Massimiliano Musmeci, che ha guidato la delegazione associativa, si è soffermato sulle norme del provvedimento di più stretta rilevanza per il settore edile e, in particolare, ha evidenziato, con riguardo alla misura della cd. “pensione quota 100”, che il requisito contributivo richiesto (raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni) ne rende assolutamente impraticabile – come già verificato con lo strumento dell’APE Sociale - l’accesso agli operai edili che accumulano mediamente 26-28 anni di contributi. Il settore dell’edilizia è, infatti, caratterizzato da lavorazioni particolarmente faticose, usuranti e rischiose e da una discontinuità lavorativa dovuta anche alle interruzioni dei rapporti di lavoro tipiche del settore (fine delle specifiche fasi lavorative o del cantiere). Inoltre, negli ultimi anni, per la consolidata crisi del mercato, molti periodi sono stati coperti da tutele in costanza di rapporto di lavoro e da trattamenti di disoccupazione involontaria.
Pertanto, ha sottolineato come sia indispensabile un tavolo di confronto con il Ministero del Lavoro e l‘Inps ed un intervento normativo per agevolare il percorso di prepensionamento degli operai del settore dell’edilizia che tenga anche conto delle novità introdotte dai contratti collettivi del comparto, che prevedono la costituzione di un Fondo dedicato ai prepensionamenti presso le locali Casse Edili, finanziato dalle imprese edili.
In merito alla introduzione del reddito di cittadinanza quale misura per il reinserimento lavorativo e riqualificazione professionale, si è soffermato sulla Borsa Lavoro Edile Nazionale (BLEN.it), istituita con il Ccnl del 2008 e accessibile attraverso uno specifico Portale, volto a sviluppare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro nel settore delle costruzioni e ad assistere le imprese e i lavoratori in relazione ai fabbisogni occupazionali e formativi, affidando un ruolo fondamentale e attivo al Formedil Nazionale, con la collaborazione della Cnce (Commissione nazionale paritetica per le Casse Edili). I servizi sono erogati dalle Scuole Edili provinciali con uno Sportello dedicato e con l’eventuale collaborazione dei Centri per l’Impiego.
Ha, poi, espresso un giudizio positivo sul coinvolgimento – previsto dalla normativa sul reddito di cittadinanza - dei sistemi bilaterali sottolineando come la “mission” degli Enti bilaterali dell’edilizia sia quella di formare, riqualificare ed agevolare l’incremento tra domanda e offerta di lavoro e che il sistema bilaterale della formazione dell’edilizia è interamente finanziato dalle imprese del settore.
Tuttavia, ha rilevato che uno dei requisiti richiesti ai fini del riconoscimento degli incentivi agli Enti bilaterali, ossia che l’offerta di lavoro oltre ad essere a tempo pieno e indeterminato debba anche rappresentare un incremento occupazionale per il datore di lavoro, non è nella disponibilità e nel controllo degli enti di formazione il cui compito è quello di formare e agevolare l’occupazione, senza avere strumenti per verificare se l’assunzione concretizzi o meno il suddetto incremento. Pertanto, è necessario che il suddetto riconoscimento non sia sottoposta a tale ulteriore requisito dell’incremento occupazionale in capo all’impresa che assume.
CONFPROFESSIONI: DUBBI SUL COORDINAMENTO TRA STATO, REGIONI E COMUNI. «Le misure di sostegno al reddito e di contrasto alla povertà possono certamente rappresentare una spinta alla crescita del Paese, ma la loro efficacia dipende essenzialmente dalla capacità di coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni, sulla quale nutriamo forti dubbi». In audizione davanti alla Commissione Lavoro del Senato, il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, mette in evidenza i punti critici del decreto sul reddito di cittadinanza: governance, politiche attive e incentivi all'occupazione.
«In Italia il coordinamento tra i livelli strategici di intervento nella gestione delle politiche attive e delle misure di lotta alla povertà e alla disoccupazione è risultato sempre inefficace», sottolinea Confprofessioni. «Ancora oggi c'è una oggettiva esigenza di integrazione tra soggetti coinvolti nei vari piani per evitare quella torre di Babele, alla quale il decreto sul reddito di cittadinanza non dà risposte chiare».
«Occorre quindi un ripensamento delle politiche attive e di sostegno al reddito e all’inclusione, coinvolgendo a pieno titolo le parti sociali che sono l’espressione delle realtà produttive che operano nei singoli territori» sostiene Stella, che indica la strada per la semplificazione e il dialogo tra istituzioni e mondo del lavoro. «Basterebbe, per esempio, attivare gli sportelli del lavoro autonomo all’interno dei centri per l’impiego, come previsto dal Jobs act sul lavoro autonomo, la cui gestione può anche essere affidata alle associazioni di categoria, con l’attribuzione di una molteplicità di compiti».