Il cosiddetto Decreto Legge “Sblocca cantieri” recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali” prevede l’aumento della percentuale consentita da affidare in subappalto dal 30% al 50%.
“Questa modifica al Codice dei Contratti - al contrario di molte delle altre che effettivamente sono volte alla semplificazione del sistema – non ha alcun legame con la necessità di velocizzare i cantieri”, commenta Finco.
“Non si vuole demonizzare l’istituto del subappalto, previsto dal nostro Codice, ma l’uso distorto che nel nostro Paese se ne è sempre fatto, una zona opaca, all’ombra della quale prosperano le mafie, il lavoro nero, i cantieri insicuri che generano infortuni sul lavoro.
E’ un fenomeno sotto gli occhi di tutti, asseverato da statistiche, prove e controprove.
Ma ci sono degli effetti meno evidenti, ma non meno gravi nel tempo, che promanano da un uso distorto del subappalto nei LLPP: quello della progressiva dequalificazione dei lavori, particolarmente delle opere specialistiche e superspecialistiche (OS e SIOS).
Ce ne rendiamo periodicamente conto in occasione di disastri dovuti anche alla scarsa qualità delle opere e della relativa manutenzione. Ma evidentemente c’è un insuperabile grado di cecità e sordità su questi aspetti salvo poi lamentarsi, rigorosamente ex post.
Questo scenario verrà senz’altro peggiorato se si allarga la possibilità di affidamento in subappalto dal 30% al 50%. Ancora una volta dobbiamo sperare che il Legislatore possa porre rimedio ad una decisione dell’Esecutivo, nell’iter di conversione del provvedimento in Parlamento.
La strada per snellire gli appalti pubblici non è questa, se si pensa che passando dal 30% al 50% si consegnano a questa zona opaca da 10 a 12 mld di euro di lavori: così operando si aumenta forse il lavoro, ma quello del Ministero dell’Interno e della Autorità Anticorruzione, che nel nostro Paese contrastano, rispettivamente, le attività malavitose e le “deviazioni amministrative” negli appalti pubblici.
Se proprio occorre mantenere tale percentuale, in considerazione della crisi che attanaglia molte imprese edili (vediamo però quali perché non si può pensare di continuare a sopravvivere sul solo margine tra appalto e subappalto e con i tre o quattro operai che fanno l’“impresa generale”) allora almeno che venga esclusa la possibilità di subappalto per tutte le opere specialistiche (OS).”