Con 186 voti favorevoli, 32 contrari e un'astensione, il Senato ha ieri approvato in via definitiva il disegno di legge di delega al Governo in materia di contratti pubblici (LEGGI TUTTO).
Il Governo ha ora 6 mesi di tempo per redigere le nuove regole nel rispetto dei principi previsti nella legge delega. Il nuovo Codice dei contratti pubblici, una volta pronto ed entrato in vigore, sostituirà quello attuale (decreto legislativo n. 50/2016).
Di seguito riportiamo le relazioni della sen. Pergreffi e del sen. Cioffi.
Pergreffi, relatrice. “In primo luogo la Camera è intervenuta su due disposizioni inserite dal Senato in prima lettura a tutela delle piccole e medie imprese. Alla lettera a) del comma 2 è stato precisato che l'apertura della concorrenza al confronto competitivo tra i diversi operatori deve riguardare in maniera particolare, oltre alle piccole e medie, anche le microimprese.
Inoltre il criterio direttivo di cui alla lettera d), inserito da questo ramo del Parlamento al fine di favorire la partecipazione da parte delle micro e piccole imprese, è stato integrato con la previsione di criteri premiali per l'aggregazione di impresa, nonché l'obbligo di motivare la decisione di non procedere alla suddivisione in lotti da parte della stazione appaltante.
Alla lettera a) è stato inoltre precisato che, nell'attuazione della delega, si dovrà tener conto anche della specificità dei contratti nei settori speciali con lo scopo di valorizzare proprio la specificità di questo tipo di contratti.
La Camera ha poi introdotto il nuovo criterio direttivo, di cui alla lettera b), volto alla revisione delle competenze dell'ANAC in materia di contratti pubblici, al fine di rafforzarne le funzioni di vigilanza sul settore e di supporto alle stazioni appaltanti. Sempre con riferimento alle competenze dell'ANAC, alla lettera m) è stato inoltre previsto che l'autorità predisponga contratti tipo, sentito il consiglio dei lavori pubblici relativamente ai contratti tipo di lavori e servizi di ingegneria e architettura.
Tra i principi da rispettare negli appalti sotto soglia è stato inserito anche quello di rotazione nelle procedure di scelta del contraente. Alla semplificazione delle procedure finalizzate alla realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e digitali nonché in innovazione e ricerca, previste alla lettera f), è stata affiancata quella delle procedure finalizzate alla realizzazione di investimenti in innovazione sociale.
Tra le condizioni di natura oggettiva, non prevedibili al momento della formulazione dell'offerta, che determinano la revisione dei prezzi, ai sensi della lettera g), è stata inserita espressamente la variazione del costo derivante dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro applicabile in relazione all'oggetto dell'appalto e alle prestazioni da seguire anche in maniera prevalente. Alla lettera h), in primo luogo, è stato previsto che alle stazioni appaltanti sia conferita la facoltà di riservare il diritto di partecipare alle procedure di appalto e a quelle di concessione gli operatori economici, il cui scopo principale sia l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate. Un riferimento alle persone svantaggiate è stato inserito anche con riferimento alle pari opportunità di cui al numero 3. In secondo luogo, è stata prevista l'obbligatorietà dell'inserimento delle clausole sociali volte a garantire e non solo a promuovere - come recitava il testo originario del disegno di legge - la stabilità occupazionale del personale impiegato.
Analogamente, alla lettera v) è stato previsto che, per quanto concerne il servizio sociale e la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica, nonché quelli ad alta densità di manodopera, i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti devono contenere la previsione di specifiche clausole sociali, volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato.
Nel caso di forniture provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione europea dovranno essere previste misure atte a garantire il rispetto dei criteri ambientali minimi, dei diritti dei lavoratori, anche al fine di assicurare una leale concorrenza nei confronti di operatori economici dei Paesi europei.
Il nuovo criterio direttivo, di cui alla lettera l), reca il divieto di prestazione gratuita delle attività professionali, salvo che in casi eccezionali e previa adeguata motivazione. La Camera ha poi riformulato il criterio direttivo sulla semplificazione della fase di approvazione dei progetti, alla lettera q), rendendo più cogente la ridefinizione dei livelli di progettazione ai fini della loro riduzione.
Alla lettera aa), relativa alla razionalizzazione, semplificazione ed estensione delle forme di partenariato pubblico-privato, accanto alle previsioni di contratti tipo è stata inserita anche la previsione di bandi tipo. In materia di appalti integrati, alla lettera ee), è stato chiarito che restano fermi il possesso della necessaria qualificazione per la redazione dei progetti, nonché l'obbligo di indicare, nei documenti gara o negli inviti, modalità per la corresponsione diretta, da parte della società appaltante al progettista, della quota del compenso corrispondente agli oneri di progettazione indicata espressamente in sede di offerta dell'operatore economico, al netto del ribasso d'asta; è stata questa una grande battaglia portata avanti dalla Commissione qui in Senato.
Al criterio direttivo relativo alla semplificazione delle procedure di pagamento del consuntivo contrattuale da parte delle stazioni appaltanti, introdotto nel testo durante l'esame al Senato, è stato inserito un esplicito riferimento alla accelerazione delle procedure stesse.
Infine, con riferimento alla procedura di adozione dei decreti legislativi attuativi della delega, al comma 4 è stato chiarito che, come d'abitudine, le Camere si esprimeranno sui relativi schemi dopo che si saranno espressi il Consiglio di Stato e la Conferenza unificata.
La Commissione, nella sua analisi, non ha apportato ulteriori modificazioni, ritenendo che le due precedenti letture abbiano consentito di raggiungere un buon punto di equilibrio, in quanto l'approvazione del provvedimento in esame entro il 30 giugno costituisce uno degli obiettivi del PNRR per il 2022”.
Cioffi, relatore. “Signor Presidente, naturalmente, oltre a ringraziare la correlatrice, senatrice Pergreffi, e il Governo per il lavoro svolto e a ricordare che quello odierno è il terzo passaggio in Aula, vorrei aggiungere, alla relazione della collega, qualche osservazione su quanto è stato fatto alla Camera.
Vi sono alcuni elementi interessanti, come l'aver ribadito che è l'ANAC a dover fare i contratti tipo, insieme al Consiglio superiore. Questo serve a semplificare un po' il procedimento, ed è quello che dobbiamo fare. Quando abbiamo detto che, nella revisione prezzi, bisogna tener conto, soprattutto per gli appalti di servizio, di eventuali variazioni relative al costo del lavoro, della presenza di un nuovo contratto collettivo, chiaramente ciò comporta delle variazioni e un eventuale maggiore onere per l'impresa, che non è giusto che venga poi a riversarsi sui lavoratori. È un bene che vi sia questo tipo di variazioni, per cui la revisione deve intervenire anche su questo.
Per quello che riguarda le persone svantaggiate, prima parlavamo solo di disabilità, mentre adesso parliamo anche di persone svantaggiate. Anche questi sono passaggi fatti alla Camera che tendono a puntualizzare e specificare detti aspetti. L'obbligatorietà dell'inserimento delle clausole sociali è un passaggio rilevante, sempre a tutela del lavoro, sempre a tutela di quella parte che rappresenta la vera economia, ossia le persone che lavorano nel campo dei lavori pubblici, che sono tante e, quindi, è un aspetto assolutamente fondamentale: non si può pensare di fare cassa sulla pelle della gente.
Da questo punto di vista, dunque, l'obbligatorietà delle clausole sociali è assolutamente fondamentale. Non dobbiamo mai dimenticare qual è lo scopo del nostro agire: si tratta non solo di realizzare un'opera per fare un servizio ai cittadini che usufruiranno di quell'opera, ma anche di fare in modo che le persone che stanno realizzando quell'opera non vengano espulse dal mondo del lavoro perché qualcuno deve fare business. Quindi, bisogna compenetrare le esigenze. Giustamente, un'impresa deve avere la sua redditività, ma non deve essere mai a scapito delle persone.
È stato ribadito il divieto di prestazione gratuita, anche se sono stati esclusi alcuni casi eccezionali da parte dei professionisti, che siano geometri, architetti o ingegneri. Questo bisogna ribadirlo, perché capita, a volte, che a un professionista venga chiesto di fare un lavoro senza essere pagato, perché gli è utile ai fini del curriculum. Ma questo è un mondo non reale, ma schiavista, che dobbiamo contrastare. Quindi, le misure che mettiamo in campo servono sempre a realizzare un'azione di carattere politico.
Per quanto riguarda le forniture provenienti dai Paesi extra Unione europea, già nel codice dei contratti pubblici definito dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, era previsto che non dovessero superare il 50 per cento, ma in questo provvedimento abbiamo inserito anche la tutela dei criteri ambientali e la tutela del lavoro. Quindi, ancora una volta non possono essere la sola economia e soprattutto - perdonatemi - la sola finanza a gestire il mercato dei lavori pubblici, ma ci devono essere altri tipi di criteri. Se dobbiamo spendere un po' di più per raggiungere degli obiettivi sociali, di contrasto al cambiamento climatico e alle pratiche di dumping sociale, è bene che lo facciamo e dobbiamo quindi fare in modo che questo livello importante di attenzione all'ambiente e alla vita delle persone sia al centro della nostra azione, e lo facciamo a volte semplicemente modificando alcuni criteri della legge delega.
C'è anche un punto, di cui abbiamo parlato nel primo passaggio qui in Senato, relativo alla possibilità per il Governo di decidere di utilizzare il Consiglio di Stato per scrivere il codice degli appalti. In quella circostanza, abbiamo provato a far eliminare questa norma. Fra noi senatori, in camera caritatis, possiamo dirci che, siccome il Presidente del Consiglio l'aveva detto in occasione dell'inaugurazione dell'anno del Consiglio di Stato, questo non si è potuto fare. Diciamo francamente qual è la verità. Ma ribadisco il concetto che questo è successo una sola volta nella storia, quando il Consiglio di Stato ha scritto le norme sul codice del diritto amministrativo, che forse è la sua materia, ma certamente non lo è quella del codice degli appalti. Quella norma, quindi, non troviamo carina. La cosa divertente è che alla Camera è stata aggiunta la previsione che, prima che venga trasmesso alle Camere il decreto legislativo, è necessario il parere del Consiglio di Stato. Penso che sarà molto divertente leggere quel parere del Consiglio di Stato nel caso in cui il Governo decida di avvalersene per scrivere il codice degli appalti. Sarà molto divertente vedere cosa scrive il Consiglio di Stato su sé stesso. E ci divertirà, molto dal punto di vista politico, vedere che cosa accadrà.
Al netto di questo, vorrei ribadire che questa è una materia assolutamente fondamentale. Adesso il Governo ha sei mesi per esercitare la delega e ci auguriamo che lo faccia con attenzione. Noi con estrema serietà e accortezza verificheremo che il decreto legislativo sia coerente non solo con gli indirizzi che abbiamo dato nella delega, ma anche con l'obiettivo che noi tutti dobbiamo avere, che è quello di avere infrastrutture, servizi e forniture che siano a tutela dell'interesse generale, dell'azione dei cittadini e delle piccole e medie imprese che tanto abbiamo voluto tutelare e non di altri interessi e tendano a non far vincere la finanza sull'economia.
Noi continueremo a vigilare affinché il Governo lo faccia e siamo sicuri che lo farà”.
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