Le detrazioni al 110% per gli interventi edilizi di riqualificazione energetica e sismica pesano sul bilancio dello stato per più di 14,5 miliardi nell’arco temporale 2020-2026. L’obiettivo è noto: rilanciare il settore edilizio e, allo stesso tempo, migliorare l’efficienza energetica e la sicurezza del parco immobiliare italiano, complessivamente molto datato e poco efficiente.
Con un intervento pubblicato sul sito di informazione economica lavoce.info, l’economista Raffaele Lungarella osserva che si tratta dell’incentivo più elevato di cui si possano avvalere i proprietari di immobili, a fronte di un impegno di spesa rilevante per le casse pubbliche, e con pochi vincoli e condizioni. “Senza intaccare la generosità delle detrazioni per i privati e l’obiettivo del sostegno all’attività edilizia – suggerisce Lungarella – con quelle risorse è forse possibile perseguire altre finalità pubbliche, anche solo selezionando gli ambiti di applicazione dei Superbonus”.
LA PROPOSTA. Le detrazioni fiscali potrebbero, ad esempio, essere convogliate sugli interventi finalizzati all’attuazione delle politiche per la rigenerazione urbana e la riqualificazione delle periferie, permettendo di superare le difficoltà finanziarie che altrimenti ostacolano o rendono frammentari i programmi di riqualificazione. L'effetto positivo sarebbe ulteriormente moltiplicato in caso di proroga del bonus, com'è intenzione del governo, e considerando la possibilità di avvalersi del Superbonus anche per demolizione e ricostruzione degli immobili. “Il connubio tra i Superbonus e la flessibilità con cui gli edifici demoliti possono essere ricostruiti – conclude Lungarella – può essere un’opportunità da non sprecare per riqualificare le aree storiche e le periferie degradate dei centri urbani”.