È iniziata la battaglia sulla proroga delle detrazioni fiscali per efficienza energetica, ristrutturazioni edilizie e mobili.
In una intervista pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore al ministro Graziano Delrio, si manifesta una chiara posizione da parte del ministero delle Infrastrutture per una proroga, sebbene rimodulata, degli incentivi fiscali che hanno sollevato il comparto dell'edilizia. La posizione del ministro è chiara: “con gli incentivi fiscali abbiamo impedito al malato, cioè l'edilizia, di andare in coma irreversibile. Ora dobbiamo lavorare, non per ridurre queste misure, ma per estenderle, per esempio all'edilizia residenziale pubblica e ad altri settori in cui abbiamo un grande bisogno di manutenzione straordinaria”.
IPOTESI ANCORA INCERTE. Durante l'intervista il ministro Delrio ha anticipato la sua visione sulla rimodulazione futura dell'incentivo: “si può ragionare di modulazioni, spostamenti, in funzione delle fasi che viviamo sul piano economico”. Per quanto riguarda il bonus mobili, il ministro ipotizza addirittura una sua estensione anche alle coppie che prendono in locazione un immobile.
Le idee sul futuro sono quindi ancora molto incerte, si fanno nuovamente largo alcune ipotesi - proposte anni addietro da parte di ENEA - di legare gli incentivi, almeno quelli molto generosi per risparmio energetico, all'effettivo risparmio ottenuto.
Ma soprattutto l'intervista a Delrio rende palese anche una visione contrapposta che c'è all'interno dell'esecutivo. Durante la stesura del Def (documento di economia e finanza) che è stato anticipato a Bruxelles, il governo avrebbe previsto una riduzione degli incentivi fiscali sugli immobili al 20%. Un'aliquota inferiore addirittura alla riduzione già prevista nella legge di stabilità 2015, che prevede che dal 1° gennaio 2016 l’ecobonus al 65% venga sostituito con la detrazione fiscale del 36% prevista per le spese relative alle ristrutturazioni edilizie. Attualmente quest'ultima detrazione è al 50% e dal 1° gennaio 2016 la legge di stabilità prevede il ritorno alla misura ordinaria del 36% e con il limite di 48.000 euro per unità immobiliare. La legge di stabilità 2015 ha prorogato al 31 dicembre 2015 anche la detrazione del 50% per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), finalizzati all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione. Per questi acquisti sono detraibili le spese documentate e sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2015.
A pochi giorni dalla pubblicazione del Def il ministro Delrio si era subito mosso per dichiarare che si trattava solo di ipotesi di lavoro. Ma in realtà si tratta di un lavoro che è ancora tutto da fare.
IL NODO ILLEGALITÀ. Il commissario del governo alla spending review, Yoram Gutgeld, non vede di buon occhio gli incentivi perché andrebbero a drogare un mercato, quello delle costruzioni, dominato da un alto tasso di illegalità. Quanto l'esecutivo sia convinto di tale ipotesi è dimostrato dai recenti provvedimenti. Ricordiamo in particolare lo split payment, l'aumento dal 4% all'8% della trattenuta fiscale sui bonifici per ristrutturazioni, il reverse charge, che hanno sempre più complicato la vita alle imprese oneste e virtuose, spingendo invece le altre verso il lavoro nero.
I DATI CRESME SUL CROLLO DELLE DOMANDE PER RISTRUTTURAZIONI. La prova è nei recenti dati anticipati dal centro di ricerche Cresme sul calo delle domande per ristrutturazione nei primi due mesi del 2015. La caduta a gennaio 2015 è stata del 56,7% con investimenti scesi a 2,37 miliardi, dai 5,49 dell'anno precedente. A febbraio la riduzione è stata del 19%, con 1,23 miliardi di investimenti generati, a marzo invece le riduzioni stato del 18,4% con 1,76 miliardi di investimenti generati. Segno che molte imprese, piuttosto che vedersi decurtare ulteriormente il bonifico ricevuto tramite la banca, hanno preferito trattare con i clienti differenti formule di pagamento.
Tuttavia, il settore delle costruzioni non può ancora fare a meno degli incentivi. Cresme ha anche calcolato quello che sarebbe stato l'impatto occupazionale in assenza degli incentivi per ristrutturazione: -158.000 posti di lavoro nel solo 2014, un dato che nel quadriennio 2011-2014 sarebbe salito a 468.000 posti.
Un'analisi condotta dal Cresme anche in relazione allo stimolo all'investimento generato dall'incentivo: in base al sondaggio condotto nel 2011, il 45% degli investimenti sono stati generati proprio dallo stimolo dell'incentivo, dato che negli anni successivi salì al 48%, poi al 50% e infine al 56% nell'ultimo anno.
È chiaro che non si può fare a meno in questo momento delle detrazioni fiscali, ma è chiaro anche che il settore delle costruzioni gode di una brutta immagine e forse una spinta di reni dovrebbe provenire proprio dal comparto, escludendo dal mercato le imprese mordi e fuggi, marginalizzando coloro che si accontentano dei lavoretti in nero, evitando di investire nella propria impresa capitalizzandola e investendo informazione propria e per i propri dipendenti. E uno sforzo andrebbe fatto anche da parte dei committenti, selezionando imprese che negli anni hanno investito informazione ed innovazione e che hanno dimostrato in questo modo di saper stare sul mercato con o senza incentivi. Se il settore sarà capace di dimostrare una maggiore pulizia generale, tutti nel governo saranno propensi a far ripartire la locomotiva.