È stato presentato nella riunione dell'ufficio di presidenza della Commissione Ambiente della Camera, il rapporto dal titolo "Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione", predisposto dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con il Cresme.
Il documento fornisce una stima, aggiornata al 2019, dell'impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
LA SINTESI. “Il documento rappresenta l’aggiornamento dello studio pubblicato nel mese di novembre 2013 e nelle cinque successive edizioni pubblicate, rispettivamente, nel mese di giugno 2014, nel mese di ottobre 2015, nel mese di settembre 2016, nel mese di settembre 2017 e nel mese di novembre 2018.
Rispetto alla precedente edizione, è stato aggiornato il dato a consuntivo relativo al 2018, mentre i dati riguardanti il 2019 si basano su proiezioni a partire dalle rilevazioni riguardanti i primi nove mesi dell’anno. Il documento, inoltre, presenta una analisi riguardante l’articolazione regionale del ricorso agli incentivi per l’attività di recupero edilizio e riqualificazione energetica, che è basata sui dati relativi agli importi portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi dal 2010 al 2018.
Le detrazioni fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica dispiegano i propri effetti nel mercato rispettivamente dal 1998 e dal 2007 e la loro applicabilità è stata oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni, nonché di modifiche che hanno inciso sulle aliquote, sui limiti massimi di spesa e sulle categorie di interventi agevolabili. Le leggi di bilancio 2017, 2018 e 2019, oltre a prorogare l’applicazione delle detrazioni per i rispettivi anni, hanno introdotto importanti innovazioni con riferimento agli interventi relativi all’adozione di misure antisismiche, i cui effetti allo stato non è risultato possibile quantificare in forma disaggregata, ma che sono compresi nel volume complessivo degli investimenti incentivati. Considerato il breve lasso di tempo trascorso da quando sono stati introdotti e tenuto conto della complessità degli interventi necessari alla riduzione del rischio sismico, si ritiene peraltro che i nuovi incentivi non abbiano ancora espresso nel 2018 la loro completa potenzialità.
La legge di bilancio 2019 ha previsto la proroga, per l’anno 2019, delle detrazioni spettanti per le spese sostenute per gli interventi di efficienza energetica e ristrutturazione edilizia.
Il disegno di legge di bilancio 2020 – che al momento della redazione del presente rapporto è all’esame del Senato – prevede la proroga delle misure fiscali agevolative per il 2020 e introduce la detraibilità dall'imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 90 per cento delle spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi edilizi, ivi inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici (cosiddetto “bonus facciate”).
Dalle stime elaborate dal CRESME nel presente documento emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2019, 19,5 milioni di interventi, ossia - considerando che le abitazioni sono il principale oggetto degli interventi di rinnovo – oltre il 62,5% delle abitazioni italiane stimate dall’ISTAT (31,2 milioni). In venti anni le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro.
Il dato a consuntivo per il 2018 indica un volume di investimenti pari a 28.487 milioni di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.331 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 25.156 milioni di euro per il recupero edilizio. Le previsioni per il 2019, sulla base delle dinamiche registrate nei primi otto mesi dell’anno in corso, indicano un volume di spesa complessivo superiore ai livelli del 2018, con 28.963 milioni di euro, imputabili per 3.250 milioni di euro alla riqualificazione energetica (in lieve calo rispetto al 2018) e per 25.713 milioni al recupero edilizio.
I dati del 2018 e del 2019 confermano, dunque, che le misure di incentivazione hanno attivato importanti volumi di investimenti a partire dal 2013, in corrispondenza della maggiorazione delle aliquote, e si può pensare che gli incrementi registrati nel 2018 e nel 2019 siano da attribuire anche all’inizio degli effetti prodotti dai nuovi incentivi.
L’analisi territoriale, svolta sulla base dei dati regionali relativi agli importi dei lavori portati in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi, conferma il maggior ricorso agli incentivi da parte delle regioni del Nord-ovest, dove si concentra il 38% degli importi in detrazione per quanto riguarda il recupero edilizio e il 42% degli interventi finalizzati alla riqualificazione energetica; nel Nord-est si concentra il 28% degli interventi di recupero edilizio, e il 33% degli interventi per la riqualificazione energetica. Emerge in questo quadro il basso ricorso agli incentivi del Sud e delle Isole; infatti, sommando le due aree geografiche solo il 14% degli importi portati in detrazione per gli interventi di recupero edilizio su base nazionale riguarda il Mezzogiorno, mentre per la riqualificazione energetica si scende al 10%.
Nel biennio 2017-2018 sono stati portati in detrazione per il recupero edilizio svolto negli anni 2016-2017 11,3 miliardi di euro, contro i 10 miliardi di euro del biennio dei lavori 2015-2016, con un significativo incremento del 13%; mentre per quanto riguarda la riqualificazione energetica sono stati portati in detrazione 2,8 miliardi di euro, contro i circa 2,4 del biennio precedente, con un incremento del 19,7%.
Gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno avuto e continuano ad avere un rilevante impatto sull’occupazione: nel 2019 le stime riguardano 432.358 occupati, dei quali 288.239 diretti. I 231,3 miliardi di euro attivati dagli incentivi nel periodo 2011-2019 hanno attivato oltre 2,3 milioni di occupati diretti nel settore del recupero edilizio e della riqualificazione energetica e oltre 1,1 milione di occupati indiretti nelle industrie e nei servizi collegati.
La stima dell’impatto sulla finanza pubblica delle misure di incentivazione fiscale attivate nei venti anni che vanno dal 1998 al 2019, elaborata dal Cresme, evidenzia poi, a fronte di minori introiti conseguenti alla defiscalizzazione e stimati in 151,5 miliardi di euro, un gettito fiscale e contributivo in base alla legislazione vigente, per i lavori svolti, pari a 121,6 miliardi di euro, con un saldo totale negativo in venti anni di 29,8 miliardi di euro, pari a 1,35 miliardi di euro medi annui dal 1998 al 2019.
Considerando, però, che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e distribuisce le detrazioni fiscali (il mancato gettito) nell’arco dei successivi dieci anni, l’introduzione di ulteriori elementi di natura finanziaria basati sull’attualizzazione dei valori precedentemente esposti modificherebbe il saldo generando un risultato negativo in venti anni di -3,6 miliardi di euro, pari nel periodo a 163 milioni di euro annui.
Un ulteriore approfondimento dell’analisi, che prende in considerazione, da un lato, i minori introiti per lo Stato legati agli interventi di efficientamento energetico (minori imposte sui consumi di energia) e, dall’altro, la quota di gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati (quota ricavata dalla Matrice di contabilità sociale, pur considerata in forma prudenziale), determina un saldo positivo per lo Stato per poco meno di 8,7 miliardi di euro.
Allargando, poi, il campo della valutazione a tutti gli attori che rivestono un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le agevolazioni, ossia Stato, Famiglie e Imprese, si delineerebbe, nel periodo 1998-2018, un saldo positivo per il sistema Paese valutabile in 26,7 miliardi di euro.
Il saldo per lo Stato di circa 8,7 miliardi di euro deriva dall’incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla Matrice di contabilità Sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici (negativo).
Per quanto riguarda le famiglie, o più correttamente gli investitori, il risultato “negativo” di -249 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo).
Le imprese e il fattore lavoro vantano un saldo positivo di +267 miliardi di euro quale risultato di un fatturato (positivo), all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).
Oltre a quanto precedentemente evidenziato, come si è già rilevato nelle precedenti edizioni, nella stima dell’impatto delle detrazioni andrebbero infine considerati ulteriori aspetti importanti, che allo stato attuale appare complesso quantificare, quali, ad esempio, la valorizzazione del patrimonio immobiliare, il miglioramento della qualità della vita e il miglioramento delle prestazioni funzionali che gli interventi di recupero edilizio e riqualificazione energetica consentono di ottenere”.
In allegato il dossier